MT105: Schmiert Deutschland ab?

 



La Germania si sta autodistruggendo? Questo è uno dei titoli (Schmiert Deutschland ab?) delle prime pagine dei giornali tedeschi, dove il declino economico è ormai di dominio pubblico. La seconda stima della crescita del PIL del quarto trimestre ha confermato la recessione in Germania, e il quadro generale lascia ben poche speranze di un imminente miglioramento. Solo per mettere le cose in prospettiva: gli investimenti hanno frenato l’economia tedesca bloccandola in una stagnazione di fatto; la produzione industriale è rimasta impantanata, registrando livelli al di sotto del 10% rispetto alla pandemia; i venti contrari ciclici di un economia di scala e debolezze strutturali hanno completato il tragico scenario. Uscire da questo circolo vizioso non sarà facile e i segnali di un imminente miglioramento sono davvero pochi. Le letture PMI sono una delusione per il settore manifatturiero e l’indice IFO ha confermato le poche speranze di un imminente rimbalzo.



L'indagine IFO tedesca è rimasta estremamente debole a febbraio | Ifo Institut


Cos’è l’indice IFO? — L'indice aziendale tedesco Ifo (Information und Foschung) determina il sentiment e le condizioni nel settore aziendale della zona euro. Il dato proviene da un'indagine condotta presso circa 7.000 aziende.

Le prospettive a breve termine per l'economia tedesca non sono rosee e continuano a rimanere sotto pressione. La classe politica tedesca è forse l’emblema della nazione: le stime di crescita al di sotto dello zero preoccupano la popolazione e quello che fa davvero paura nel lungo termine è la totale assenza di un azione politica sensata. L’anno scorso è iniziato il dibattito internazionale su chi sia il malato d’Europa e molti membri erano negazionisti in tal senso. Alcuni di loro credevano che «l’economia avesse bisogno di un forte caffè per svegliarsi» ma il tono è cambiato. Ora, economisti, esperti e improvvisati dell’ultima ora sono tutti concordi sul fatto che lo stato di debolezza cronica della Germania non sia più un incubo ma una dura realtà. Tra le sfide irrisolte di questo secolo c’è sicuramente la questione della green economy. Così come ha sottolineato egregiamente Doomberg nell’articolo «Full Circle» del 13 Febbraio 2024:



Mentre l'indice DAX vola verso la luna, la domanda che ho posto la settimana scorsa non ha ancora trovato risposta nei mercati: Chi è il malato d'Europa?


«La strategia energetica nazionale della Germania è uno dei grandi misteri del nostro tempo. Il Paese produce meno del 2% delle emissioni globali di carbonio, eppure l'élite del suo establishment si è imbarcata in quella che è una missione economica suicida, decisa a salvare il pianeta con l'esempio. Non importa che il resto del mondo sarà felice di assorbire ogni grammo di combustibili fossili che la Germania finge di ridurre temporaneamente, o che il Paese brucerà inevitabilmente più combustibili fossili man mano che regredirà dall'orlo dei luoghi comuni intellettualmente vuoti alla dura realtà della fisica. Tra le mosse più illogiche della classe dirigente c'è lo smantellamento dei reattori nucleari meglio gestiti al mondo. Con centrali nucleari che funzionavano al 90% di capacità o meglio, la Germania era un tempo in grado di sfornare quasi 170 terawattora all'anno di energia di base priva di emissioni di carbonio, un'ancora invidiabile che serviva come una delle due basi economiche per il suo settore manifatturiero, un tempo impressionante».



Solo 3 anni fa, Mercedes Benz aveva dichiarato che avrebbe venduto solo veicoli elettrici a partire dal 2030. Oggi MB ha iniziato ad abbandonare quei piani e continuerà a vendere auto a gas ben oltre il 2030 | The Verge


«L'altra base economica era, ovviamente, il gas naturale a basso costo proveniente dalla Russia. In questo caso, i leader tedeschi possono essere almeno parzialmente perdonati per aver rinunciato a questa arteria energetica, dato che probabilmente avevano poche scelte una volta che le truppe di Putin sono entrate in Ucraina. Ciò che è più difficile da comprendere è il completo silenzio della leadership tedesca sul tema della colpevolezza per la distruzione dei gasdotti Nord Stream. Nessun alto dirigente tedesco, compreso il Cancelliere Olaf Scholz, notoriamente vicino al Presidente Biden, ha fatto alcuno sforzo significativo per determinare chi ha fatto cosa. Un'indagine successiva, richiesta da alcuni membri del Bundestag, il parlamento tedesco, è stata intrapresa, ma le sue conclusioni sono state tenute nascoste al pubblico per quelle che si dice siano ragioni di sicurezza. Con un accesso limitato al gas naturale, nessun reattore nucleare in funzione e un'ampia flotta di impianti eolici e solari intermittenti che fanno ben poco per un'alimentazione di base affidabile, la Germania si è rifugiata nell'uso massiccio del carbone per sopravvivere agli ultimi due inverni. Per nascondere questa evidente assurdità climatica, la coalizione al governo ha giurato di accelerare l'uscita totale dal carbone, già programmata in precedenza, al 2030 dal 2038, giurando che questa volta fa sul serio».

L’altro lato della medaglia è senz’altro l’Indice DAX che rappresenta le migliori 40 aziende tedesche. La luna di miele iniziata nell’Ottobre 2022 e continuata fino ad oggi, ha portato dei progressi nella valutazione dell’indice, che è passata dai 11,800 punti a oltre 17,400 nella chiusura della scorsa settimana. Parliamo di un rialzo di quasi il 50%, pazzesco! Ma non è tutto oro quel che luccica, per una serie di motivi tecnici, strutturali e ciclici dei mercati stessi. Mentre l’Indice DAX continua a scalare la montagna aggiornando giorno dopo giorno nuovi massimi storici, il rapporto prezzo-utili rimane impigliato intorno ai 10,000 punti, rappresentando uno delle più grandi distonie del mercato degli ultimi 20 anni.



L'indice DAX sta vivendo la sua luna di miele: il rally non è dovuto ai buoni guadagni delle aziende, ma si basa esclusivamente sull'aumento delle valutazioni P/E | Bloomberg


L’Intelligenza Artificiale ha contagiato anche l’indice tedesco, e nonostante quel che si dica in giro, è fortemente sbilanciato dal lato tecnologico. Infatti il 29,54% (dato in crescita e non aggiornato, ndr) è composto dalle migliori aziende Europee del settore come SAP SE e Siemens AG che pesano oltre il 20% dell’indice. A Febbraio 2024 titoli come SAP hanno performato il +58,81%, Siemens del +23,92%, mentre il leader indiscusso del listino dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina è senza dubbio Rheinmetall AG (azienda tedesca produttrice di armi da fuoco), con una performance del +67,54%.



La tecnologia domina l'indice tedesco | Dax Trading Ideas ®


Questo però non è l’unico contagio a cui si sono dovute accodare alcune aziende tedesche. Come è possibile osservare dagli aggregati all’interno del paniere DAX40, l’industria finanziaria è la seconda in termini di peso. Recentemente abbiamo sottolineato in uno dei nostri pezzi che la crisi della banca regionale Deutsche Pfandbriefbank AG si è aggiunta ai fattori negativi. Sebbene l'indice DAX continui a lavorare ai massimi storici, il contagio si è successivamente esteso ad Aareal Bank in Germania, dove il titolo è stato assalito dalla speculazione: insieme a Pfandbriefbank è stato uno dei titoli più venduti di Febbraio. Questa situazione potrebbe allargarsi a macchia d’olio e sono sorpreso che in Europa si parli ancora molto poco della situazione delle banche regionali.



Sebbene l'indice DAX continui a lavorare ai massimi storici, dopo Deutsche Pfandbriefbank AG il contagio si estende ad Aareal Bank in Germania | Bloomberg


Questa situazione che coinvolge le banche si estende fino alle alte istituzioni. Recentemente sono stati pubblicati i conti annuali della Bundesbank del 2023, davvero da brividi, con un margine di interesse di -€ 13,9 miliardi (primo NII negativo di sempre); una perdita totale di € 21,6 miliardi; accantonamenti per rischi generali € 19,2 miliardi (interamente liberati); prelievi da altre riserve per € 2,4 miliardi e un utile distribuibile pari a zero.



Utile/perdita annuale della Bundesbank | Frederik Ducrozet


Le cose non vanno meglio ai conti della BCE. Infatti, ha registrato perdite per € 1,3 miliardi nel 2023 per la prima volta in quasi 20 anni. Questi sarebbero stati più alti (€ 7,9 miliardi) se non fosse stato per il rilascio di € 6,6 miliardi di accantonamenti per compensare i tassi di interesse più elevati pagati sulle riserve bancarie. Insomma qualcosa bolle in pentola nei conti delle banche, da quelle regionali più piccole fino alle grosse istituzioni. Sicuramente la situazione è da monitorare con attenzione perchè le banche regionali sono un termometro dell’economia molto importante. Considerando questa enorme dicotomia tra valutazione dell’indice DAX e l’economia tedesca, si prospettano periodi molto complicati per i mercati azionari europei, in particolare per la Germania. Non siate avidi, non comprate l’euforia e rimanete liquidi in attesa di tempi e soprattutto prezzi migliori.

Post popolari in questo blog

MT51: Le domande senza risposta

MT74:Real Estate e dintorni

MT92: E adesso?