MT106: Domande senza risposta

 


Le ultime settimane sono state condite da commenti e analisi di chi predica nuovi rialzi. Fin qui tutto normale se non fosse che i segnali sono tutt’altro che incoraggianti contestualizzati nello scenario circostante attuale. Sebbene uno dei nostri mantra è quello di separare economia e finanza, prima o dopo il punto d’arrivo è lo stesso. Questa dicotomia che dura oramai da un anno e mezzo non è rappresentativa del reale valore sottostante delle aziende globali. Tutto questo non considerando le gestioni dei singoli stati che post pandemia stanno accumulando debiti su debiti. Gli ultimi 4/6 mesi di mercato sono stati davvero incredibili: tutti gli asset hanno accumulato dei rialzi davvero spaventosi. Che sia Bitcoin, Oro, materie prime o azionari: quasi tutto è stato pompato al rialzo. Ma perchè questo? Siamo in una bolla?




Questo tipo di azione sui prezzi è vista in 2 modi: dopo la recessione o durante una bolla. Ciò non compromette le buone prestazioni future, ma disponiamo di dati per osservare gli scenari in tali contesti | Deutsche Bank

Se tutti comprano chi vende? Questa è la domanda delle domande. Considerando che i principali hedge funds e gestori sono rimasti fuori dalla festa, vien da pensare che hanno dovuto acquistare nelle ultime settimane, prolungando la fase di rialzo, complicando non di poco, tutti i calcoli ciclici e stagionali degli asset manager. Altro fattore potrebbe essere quello di uno short-squeeze, ovvero quel fenomeno che si aziona quando vengono rotti livelli estremi di prezzo, implosioni di opzioni in concomitanza con scadenze tecniche che «tirano il collo» agli operatori. A quel punto tutti sono costretti a ricoprirsi ed ecco che si scatena l’effetto valanga, ovvero l’amplificazione del movimento fino a livelli impensabili. Traders e piccoli investitori sono divisi in due schieramenti, tra coloro che stanno cavalcando il rialzo e altri disperati che hanno perso tutto o gran parte del capitale scommettendo in un allineamento tra economia e mercati finanziari.

Il gregge ripete le stesse azioni fin dalla notte dei tempi: acquista sui massimi prendendo le ultime briciole rimaste per poi rimanere col cero in mano durante i crolli, e vende sui minimi, scatenando lo stesso effetto contrario. A questo punto però c’è un problema e anche grosso in questa fase: mentre la maggior parte degli operatori al dettaglio stanno acquistando, qualcuno sta distribuendo. I mercati finanziari funzionano ancora con regole di domanda e offerta: se c’è qualcuno che compra c’è qualcuno che vende. Nelle scorse settimane, vecchie volpi della finanza globale, asset manager e imprenditori stanno smontando i portafogli delle loro partecipazioni: Bill Gates, Warren Buffett, Jeff Bezos e altri ancora.

Il momentum può continuare? Certo che si, ma fino a che punto? Nessuno può saperlo con esattezza e questi periodi sono quelli che io chiamo di «confusione ciclica»: i vecchi paradigmi vengono sostituiti da nuovi, mentre la folla crede che «questa volta è differente», che il rialzo continuerà e che davanti a noi ci sono nuovi e impensabili target. Sappiamo bene come finiscono questi momenti di euforia estrema. Come diceva Vujadin Boškov «rigore è quando arbitro fischia». Attualizzarlo sui mercati è molto semplice: soltanto dopo sapremo se questo sarà una bolla esplosa o un long-trend sugli asset di rischio. Ci sono dei fattori che mi fanno pensare che questi non siano massimi definitivi e alcuni paesi come la nostra Italia e il Giappone, sono rimaste molto indietro nelle valutazioni dell’indice e dei loro panieri settoriali. In realtà se analizziamo da vicino anche il folle rialzo dell’Indice DAX c’è qualcosa che può farci capire che effettivamente qualcosa è cambiato nelle valutazioni.




Il DAX è l'indice delle blue-chip, le sue aziende realizzano i loro ricavi per oltre il 75% al di fuori della Germania | Bloomberg

Quando tutto faceva presagire il contrario, quando l’economia andava a rotoli, quando la recessione e una serie interminabili di strafalcioni politici colpiva la Germania, l’indice tedesco rappresentativo delle 40 migliori aziende, metteva a segno nuovi incredibili traguardi. Le motivazioni che si provano a discutere ex-ante sono soltanto esercizio di stile: per chi come me è tutti i giorni in osservazione sui mercati finanziari però, è anche un modo per comprendere le vere ragioni dietro i movimenti degli asset, realizzando analisi profonde e oggettive (almeno ci si prova, ndr). Le quotazioni dell’Indice DAX e dei mercati in generale sono completamente distaccate da fattori macro-economici, non rispondono a logiche di valore reale di multipli aziendali e di medie storiche perchè oramai la maggior parte delle grandi aziende multinazionali non sono più radicate al territorio come un tempo. Il libero mercato impiega risorse dove è più attraente ed economico investire. Purtroppo l’Europa continentale, ingabbiata in una pressione fiscale alle stelle, burocrazia complessa e scellerate politiche ambientaliste, non rispecchia più quel luogo di «culto del valore». L’intelligenza artificiale, la manodopera a basso costo, interruzioni continue della catena di approvvigionamento a causa della guerra in Ucraina, in Israele e nel Mar Rosso, hanno spinto le big companies a trovare soluzioni alternative. E a vedere i loro conti ci stanno riuscendo. Ma non è tutto oro quello che luccica, perchè la natura umana è fatta di eccessi e depressioni e continuerà ad esserlo.




Il petrolio diventa molto volatile durante le recessioni. In una recessione il petrolio crolla, dopo una recessione il petrolio registra un picco | Game of Trades

Ma cosa dobbiamo osservare quando ci sono eccessi? Tanti parametri sono in eccesso da mesi e mesi e gli indicatori non riescono a scaricare come avviene solitamente durante i cicli che si susseguono sui mercati finanziari. Uno di questi sicuramente è il petrolio, vero barometro economico e anticipatore di stati recessivi. Sebbene negli ultimi anni sia stato monopolizzato da sceicchi che ne hanno fatto il bello e il cattivo tempo alternando tagli ad incrementi di produzione, la legge della domanda e dell’offerta anche in questo caso gioca un fattore determinante. Dove siamo ora? Dai minimi post-pandemici del 2020 il recupero è stato uno dei più impressionanti, insieme a quello del 2009: i venti inflattivi e le recenti interruzioni nelle catene di approvvigionamento ha riportato le quotazioni intorno agli 80 dollari. Questo valore può rappresentare un benchmark di neutralità: nel caso dovesse bussare davvero alle porte la recessione potremo rivedere l’oro nero 20-30 dollari più in basso nel giorno di qualche settimana. Quindi massima attenzione anche qui.




Il treno ha lasciato la stazione e lo scetticismo travolgente si è trasformato in una grande opportunità sull’oro | Crescat Capital

Un altro asset molto sottovalutato dagli investitori passivi è l’oro. Sappiamo che il metallo giallo è l’anticiclico per eccellenza ma cosa dire di questo rialzo sopra i 2100 dollari l’oncia, con prestazioni a un anno del 17%, mentre i mercati azionari decollano verso l’infinito e oltre? Secondo Tavi Costa di Crescat Capital siamo di fronte a una nuova corsa all’oro per una serie di ragioni fortemente de-correlate agli altri asset, ovvero:

⦁ Calo della produzione di oro: i maggiori produttori di oro al mondo (Australia, Canada, Cina, Ghana, Russia, tra gli altri, ndr) stanno riducendo drasticamente la lavorazione;

⦁ Le banche centrali accumulano oro: la corsa all’oro del Klondike si è spostata nei caveau delle banche centrali mondiali;

⦁ Debito pubblico a livello storico: soltanto quest’anno gli Stati Uniti hanno superato i 34.000 trilioni di dollari;

⦁ Deficit fiscali insostenibilmente elevati: dopo la pandemia, tutte le riserve sono state azzerate per sopperire ai cali di produzione e politiche sociali assistenziali;

⦁ Tendenze di deglobalizzazione in aumento: come abbiamo raccontato in recenti Macro Talk, alcuni stati dell’est asiatico stanno attuando politiche contenitive della ricchezza per far fronte alla domanda interna;

⦁ Inizio di un regime inflazionistico: l’inflazione è il maggior propellente dell’oro e la sua detenzione mitiga il rischio;

blocco delle nuove scoperte di oro: con l’esportazione della democrazia nei paesi cosiddetti «emergenti», nuove politiche ambientaliste di rispetto del territorio stanno bloccando l’esplorazione, oltre agli aumenti dei costi per la ricerca.

In conclusione, non abbiamo una ricetta per tutto e probabilmente molte delle nostre domande marzulliane rimarranno senza risposta. Quello che è certo è che stiamo attraversando tempi duri, dove sentimenti come paura e avidità sono vivi e contagiano operatori di tutto il mondo. Grandi periodi di cambiamento e rivoluzioni sono attese nei prossimi anni: non è una profezia ma uno stato delle cose. Se solo smettessimo di osservare il mondo con pregiudizi e preconcetti, riusciremo a captare molto di più questi avvenimenti che ci accadono sotto ai piedi. Nonostante questo però la ruota tornerà a girare dallo stesso verso di sempre, alternando momenti di panico, crisi, risalite euforiche e forti depressioni. Questo è il momento dell’euforia ma non fatevi influenzare e continuate a farvi le giuste domande, che probabilmente rimarranno senza risposta ma vi faranno vedere le cose da un altra prospettiva, quella opportunistica.



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