MT77: La finanza dei quaranta ladroni

 



Sono le banche le protagoniste in negativo la settimana scorsa sui mercati finanziari: l'approvazione della tassa sugli extra-profitti da parte del governo italiano ha fatto scattare una pioggia di vendite sugli istituti di credito, con il MIB che riporta una perdita di oltre 2 punti percentuali prontamente recuperati nelle sedute successive. Vi do un consiglio: quando sentite in tv “bruciati oltre 100 miliardi” cambiate canale. Cercano soltanto di farvi drizzare gli occhi davanti alle notizie e non conoscono minimamente come funziona la borsa e quali sono i meccanismi di domanda e offerta che ci sono dietro. In finanza come in natura tutto si crea e nulla si distrugge, fino a prova contraria.



I principali quotidiani economici il giorno dopo | Milano Finanza


Per quanto riguarda il quadro generale non è roseo. Un dato inquietante è arrivato dalla Cina dove le esportazioni sono crollate di tanto rispetto alle attese. Se da un lato quindi gli investitori si preoccupano per il rallentamento dell'economia globale, dall'altro l'attenzione resta alta sui dati, visto che Federal Reserve e Banca Centrale Europea hanno annunciato di tornare ad essere totalmente dipendente dai dati. La Cina ha dichiarato che le esportazioni sono diminuite del 14,5% a Luglio rispetto a un anno fa, mentre le importazioni sono calate del 12,4%. Questo dato è peggiore di quanto previsto dagli analisti. Le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate del 23,1% su base annua a Luglio, mentre quelle verso l'Unione Europea sono scese del 20,6%. Le esportazioni verso il Sud-Est Asiatico sono scese del 21,4%, secondo i dati mentre le importazioni cinesi dalla Russia sono diminuite dell'8,1% a luglio rispetto a un anno fa. Il rallentamento della crescita degli Stati Uniti e delle altre principali economie ha trascinato le esportazioni cinesi quest'anno. Nel frattempo, la domanda interna cinese è rimasta debole.



Lo slogan di FdI sembra funzionare: 2 italiani su 3 sono d’accordo | Il Messaggero


Si è mosso in territorio negativo anche Wall Street, a causa dei rinnovati timori sull'economia cinese e sulla tenuta delle banche statunitensi. La debolezza del settore delle esportazioni in Cina indica un peggioramento delle prospettive di crescita per l'economia del Paese e la tendenza dovrebbe continuare fino alla fine del 2023. Un altro fattore che ha inciso la scorsa settimana è il taglio del rating statunitense da parte di Fitch, a cui è seguito anche quello da parte di Moody’s su dieci banche di piccole e medie dimensioni, tra cui M&T Bank e Pinnacle Financial. L'agenzia di credito ha inoltre messo sotto osservazione anche alcune banche di grandi dimensioni, come Bank of New York Mellon e U.S. Bancorp, che potrebbero presto subire un downgrade. Sul fronte macro. il deficit della bilancia commerciale negli Stati Uniti, a Giugno, è diminuito del 4,1% rispetto al mese precedente a 65,50 miliardi di dollari, sostanzialmente in linea con le attese.

Ritornando al mercato domestico, Milano è tornata ad essere al centro delle attenzioni degli investitori dopo la notizia del decreto legge Omnibus per tassare al 40% i margini d’interesse maturati dalle banche. Bper, Bpm, Intesa, MPS, Unicredit, Mediobanca, Fineco, Mediolanum e Generali sono stati i principali titoli colpiti nella prima ondata di Martedì scorso. Nel corso della giornata anche i titoli dei principali istituti di credito europeo ha raccolto i venti contrari: si sa che in questi casi la borsa amplifica i rumori e le speranze. Ma a chi è destinato il ricavato di questo intervento? Cosa cela dietro questo provvedimento? Scaviamo a fondo evitando i facili fraintendimenti.



Gli ultimi giorni di contrattazioni da incubo per Unicredit e Intesa | FactSet


Il concetto è stato chiaro fin dall’inizio: bisogna recuperare denaro fresco da poter spendere prima della finanziaria di fine anno e non intaccare il lavoro per il 2024. La tassa sugli extra profitti è destinata, come successivamente annunciato dalla Premier Meloni, ai mutui sulla prima casa e al taglio delle tasse con un gettito ricavato tra i 2 e i 3 miliardi. L’innalzamento dei tassi voluto dalla Bce ha portato a un innalzamento del costo del denaro per famiglie e imprese. Non c’è stato un altrettanto solerte, veloce e importante aumento per i consumatori che hanno depositi sui conti correnti. Quindi in questo gap si verrà a contare un 40% di prelievo dagli extra profitti multimiliardari delle banche. Approfondendo i rapporti tra interessi passivi che pesano sui contribuenti e quelli attivi messi a disposizione delle banche, risulta che nel primo semestre 2023 le cinque maggior banche italiane, abbiano registrato una crescita del 57,6% del margine di interesse. E’ come quando affidate i vostri risparmi ai consulenti finanziari delle banche: c’è sempre qualcosa che non quadra, un costo nascosto o un prodotto che non fa quello che deve. Il rischio si sa deve essere remunerato ma questo non è quello che nella realtà avviene. 

Nello specifico: Tra le misure più rilevanti approvate dal Consiglio dei ministri del 7 Agosto scorso c’è il “prelievo straordinario a carico degli intermediari finanziari”. Le banche, che nel 2022 hanno realizzato margini di interesse sulle loro attività di credito per 45,5 miliardi di euro sono chiamate a dare un contributo. Il prelievo scatterà se il margine di interesse registrato nel 2022 eccede di almeno il 3% il valore del 2021. Si tratta di una quota che sale al 6% nel 2023 sul 2022. Secondo gli analisti è molto probabile che la nuova imposta verrà applicata ai profitti del 2023 (e quindi sarà pagata dalle banche nel 2024) perché viste le brillanti semestrali presentate dagli istituti di credito è quasi certo che l’incremento del 2023 sul 2022 sarà superiore al 6%.

 

 

Il 2023 rimane un anno straordinario per il comparto bancario: ecco dove nasce l’idea gli extra-profitti in un epoca di tassi alti | The Market Ear


Con tassi d’interesse sui depositi al 4% in Europa, il vostro corrente remunera un considerevole 0,00%; questa percentuale può aumentare qualora decideste di bloccare quella somma di denaro in un tempo “comodo” per la banca e non competitivo per il cliente. Siamo alle solite insomma, nulla di nuovo sotto al sole. Applicando così l’aliquota del 40% ai extra-profitti, si va a colpire circa 6,5 miliardi, generando un gettito considerevole (vedi sopra). Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani la tassazione degli extraprofitti è la risposta alle politiche della Banca centrale europea, che dall'estate scorsa continua ad alzare i tassi di interesse per contrastare l'inflazione. Misura che però pesa sui cittadini che un prestito o un mutuo a proprio carico. Il costo del denaro è aumentato molto, basti pensare che con l'ultimo rialzo di fine Luglio (il nono) il tasso di interesse sui rifinanziamenti è arrivato al 4,25%, quello sui depositi al 3,75%, e quello sui prestiti marginali al 4,50%. Si tratta dei livelli più alti di sempre da quando esiste l'euro.

A causa del rialzo dei tassi dovuto alla politica monetaria della Banca Centrale Europea, chi ha sottoscritto un mutuo medio a tasso variabile a Gennaio 2022 ha subito un esborso totale aggiuntivo di oltre 2.300 euro in appena un anno e mezzo. Considerando le aspettative di mercato e come potrebbe variare da qui ad un anno l’Euribor, l’indice di riferimento per i mutui variabili, si stima che la spesa possa arrivare a superare i 5.300 euro a Luglio 2024. Per l’analisi sono state prese come riferimento un finanziamento a tasso variabile da 126.000 euro con piano di restituzione in 25 anni sottoscritto a Gennaio 2022 e ha studiato come sono cresciute le rate da inizio 2022 ad oggi e come potrebbero variare nuovamente nei prossimi mesi in base ai Futures sugli Euribor, ovvero alle aspettative di mercato. Il tasso (TAN) di partenza di Gennaio 2022 era pari allo 0,67%, corrispondente ad una rata mensile di 456 euro. A seguito dei diversi aumenti del costo del denaro messi in atto dalla Banca Centrale Europea per contrastare l’inflazione, il tasso di quel mutuo è salito notevolmente arrivando a sfiorare, ad agosto 2023, il 4,95% con una rata di circa 726 euro; dati alla mano, oggi il mutuatario si trova a pagare ben il 60% in più rispetto a inizio 2022 (+270 euro). Si è poi calcolato quanto gli aumenti delle rate hanno gravato su chi ha contratto il finanziamento preso in analisi; sommando le cifre aggiuntive pagate ogni mese rispetto alla rata di partenza è emerso come — da Gennaio 2022 ad Agosto 2023 — l’esborso totale per il mutuatario sia stato di oltre 2.300 euro.



Quando ascoltate o leggete in Tv “bruciati miliardi di capitalizzazione in borsa”, un consiglio: cambiate canale | ZeroHedge


In conclusione, seppur questa mossa di un governo di centro-destra possa sembrare socialista, a mio parere ha senso, in particolare perchè in contrasto con l’egemonia delle banche che negli ultimi 30 anni hanno perso il vero motivo per cui sono al mondo: dare credito. Quando si tira troppo la corda è più facile che si possa spezzare. In questi anni la politica ha dato troppe concessioni agli istituti di credito ricevendo un “arrivederci e grazie” all’uscio della porta. Riorganizzare un settore che vive di anarchia e autogestione da anni è un passo davvero coraggioso e per questo sono contento che il dibattito in Italia abbia preso questa piega. Per ottenere qualcosa devi dare in cambio qualcosa: gli extra-profitti non saranno la soluzione ma sono sicuramente un bel calcio in culo.

Strameritato.


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