MT65: Tutto il resto è debito

 


Il sentiment che pervade lo stomaco della maggior parte dei traders ed investitori di tutto il mondo è avvolto nella noia. Siamo totalmente immersi nella fase di stallo più strana della storia. E’ un gioco di strategie. Sia i clienti al dettaglio che gli investitori professionali si stanno posizionando su opzioni lontane ma all’interno di un trading range. C'è poca voglia al momento di rituffarsi in settori che hanno sottoperformato come le small cap (vedi l’andamento del Russell2000 paragonato all’S&P500), nelle banche regionali e in asset ciclici di qualità inferiore. Le large cap tecnologiche come Apple rimangono ben possedute e vengono acquistate in maniera molto tecnica, mentre c’è poca domanda per i difensivi tradizionali come bond e dollaro. La narrativa macro è morta e il calo dei volumi è una naturale conseguenza: questi prezzi non sono attraenti e non ci sono catalizzatori che possano riaccendere interesse. In sintesi: siamo totalmente ancorati alle aspettative già prezzate per un ribasso dei tassi d’interesse; i livelli net-short (in vendita) rimangono a livelli esasperati; il bias rialzista “buy every fuckin’ dip” (compra ogni ribasso) è attivo all’interno delle sale di algoritmic trading; di conseguenza questo impedisce che un movimento di correzione o riposizionamento possa avere inizio. Tutti in attesa della mossa dell’altro giocatore, tutti con le pistole fumanti pronti a sparare il colpo per avere la meglio. E intanto tutto tace, tutto è fermo, tutto è noia.



Il tetto del debito negli ultimi 50 anni negli Stati Uniti | Financial Times


Una parte dell’attenzione pubblica è rivolta sui possibili colpi di scena sui negoziati sul tetto del debito negli Stati Uniti. Ne parleremo in maniera approfondita più avanti in questo articolo. E’ interessante notare che in passato questo non è quasi mai stato un male per il mercato a causa del solito giochetto che mettono in atto economisti, analisti ed esperti finanziari: pompare al ribasso di aspettative negative l’informazione (come succede per le trimestrali) per poi strappare un accordo che eviti il fallimento. Sta di fatto che il downgrade USA e l’aumento del debito non è mai stato un problema per l’S&P500.

Un dato molto interessante uscito la scorsa settimana per fotografare la situazione Europea è l’indice ZEW tedesco, che insieme alla produzione industriale, ha evidenziato un evidente contrazione per il secondo trimestre in corso. L’indice ZEW misura le aspettative degli analisti finanziari in Germania, che rilascia un dato record: -10,7 contro il +4,1 di Aprile. I deboli dati macro tedeschi delle ultime settimane, così come il dibattito sul tetto del debito, turbolenze bancarie e aspettative di ulteriori rialzi in Europa, sembrano aver intaccato l’ottimismo precedente. La Germania è senz’altro uno dei principali indicatori anticipatori per prevedere la crescita del Pil nell’Eurozona: tre cali consecutivi rappresentano una nuova tendenza e iniziano ad far affiorare negli ambienti giusti qualche riflessione in più su quanto la recessione possa impattare sull’economia. Anche se l’indice tedesco DAX continua la sua folle corsa “to the moon” raggiungendo i nuovi massimi storici, i segnali che la Germania manda alla Banca Centrale Europea è molto chiaro: rallentare la corsa dei tassi e un atteggiamento più dovish è necessario oltre che richiesto.



Tre indizi (cali) fanno una prova: sentiment in Europa torna negativo | Trading Economics


Questi dati riflettono la debolezza dei recenti dati macro e il ridimensionamento delle aspettative di crescita di tutta l’Eurozona. L’ottimismo sembra aver lasciato spazio alla realtà. Il calo del potere d’acquisto delle famiglie soffocate dall’inflazione, insieme agli ordini industriali al ribasso sia negli States che nel vecchio continente, insieme alla stretta monetaria più aggressiva degli ultimi decenni (leggi il recente articolo Macro Talk, ndr) sono tutti elementi che depongono a favore di un’attività economica debole. Dati a cui la Bce in questa fase non sta ponendo a mio parere la giusta attenzione, concentrandosi come al solito verso lagging indicator ossia parametri che hanno bisogno di più tempo per rientrare ed assestarsi (come l’inflazione core). In questa fase, tendo a non considerare la guerra in Ucraina come un fattore, visto che vive una fase di stallo, o almeno così viene percepita da queste parti; così come la transizione energetica che probabilmente peserà nel prossimo ciclo economico rispetto a quello attuale. Il rischio stagnazione, nell’attesa di attuare il paradosso green, è reale e non credo che sarà così facile soverchiare gli standard a cui ci siamo abituati negli ultimi 20 anni. Tutto molto bello a dirsi, molto meno a farsi.

La storia del debito americano

Negli Stati Uniti si sono verificate numerose crisi fiscali in cui il Congresso non è riuscito ad approvare un bilancio in tempo oppure si è dubitato che il tetto del debito federale venisse innalzato, con il rischio che gli Stati Uniti andassero in default sul proprio debito. Questi due tipi di crisi possono talvolta verificarsi contemporaneamente. Ad esempio, il bilancio federale non è stato ratificato in tempo e si è minacciato di non aumentare il tetto del debito. Dal 1976, ci sono stati 22 arresti del governo federale dovuti alla mancanza di un bilancio federale.



Il sito usdebtclock.org calcola in tempo reale il debito degli Stati Uniti


Sebbene siano stati molto dirompenti e abbiano danneggiato l'economia e l'occupazione, impallidiscono in confronto ai potenziali effetti di un mancato innalzamento del tetto del debito, che potrebbe essere catastrofico. Potrebbe far crollare l'intero sistema finanziario internazionale. Questo potrebbe a sua volta devastare il prodotto interno lordo mondiale e creare una disoccupazione di massa. Da notare che gli Stati Uniti non hanno mai subito un default. Il tetto del debito è stato alzato 78 volte dal 1917 e attualmente si trova a 31.400 miliardi di dollari. Questo è un altro dei motivi per cui il debito è così alto. Se pensiamo per esempio all’Europa, i paesi meno indebitati sono quelli a cui “è stato concesso” un default, come ad esempio alla Germania che ha ottenuto questa grazia economica per ben due volte.



Per 10 anni il debito pubblico tedesco è sceso (dal 2010) grazie alle politiche black zero | Trading Economics


Che cos'è la regola del black zero in Germania? — Lo schwarze Null, o zero nero, è la politica del governo da un decennio. Il termine si riferisce al pareggio di bilancio senza nuovi prestiti pubblici, una posizione politica sostenuta dai cristiano-democratici di centro-destra (CDU) di Angela Merkel e applicata nella stessa Costituzione tedesca dal 2011.

Paesi come l’Italia con un debito che supera il 100% del Pil, non ha mai usufruito di queste concessioni ed in realtà dovrebbe essere considerato dai massimi sistemi come molto più longevo e credibile dal punto di vista della solvibilità.



Rapporto debito PiIL in Italia dal dopoguerra ad oggi | Italia in dati


Durante le elezioni del 2010, a metà del primo mandato del Presidente Barack Obama, la Camera chiese di negoziare un pacchetto di riduzione del deficit in cambio dell'innalzamento del tetto del debito. Con l'avvicinarsi della scadenza per l'innalzamento del tetto del debito, i mercati finanziari nazionali e internazionali diventarono caotici. L'S&P 500 scese del 17% e i tassi obbligazionari salirono alle stelle. Il 5 agosto 2011, l'agenzia di rating Standard and Poor's ridusse il rating del debito pubblico a lungo termine degli Stati Uniti, il che comportò un aumento dei tassi di interesse su tale debito. Nel Luglio 2011, pochi giorni prima che il governo degli Stati Uniti esaurisse i fondi, fu raggiunto un accordo tra il Congresso e Obama che, una volta attuato, diventò il Budget Control Act del 2011. Tale legge ridusse la spesa nei 10 anni successivi di 917 miliardi di dollari e autorizzò l'innalzamento del tetto del debito a 2.100 miliardi di dollari.

È difficile prevedere come si risolverà la potenziale crisi del 2023 sul limite del debito: ogni crisi è unica e dipende dai leader specifici di entrambe le parti e da come l'opinione pubblica reagisce alla crisi. La storia indica che ci sono rischi sostanziali per entrambi i partiti e per i rispettivi leader mentre la nazione si avvia alla resa dei conti di inizio giugno. La crisi del 1995 non ha avvantaggiato i repubblicani, e alcuni sostengono addirittura che abbia contribuito alla rielezione di Clinton. Nel 2011, i repubblicani hanno ottenuto dai democratici sostanziali concessioni per la riduzione e la riforma del bilancio. Ma la mancanza di sostegno alla posizione repubblicana nel 2013 li ha visti cedere.



Rapporto debito PIL delle principali economie mondiali | Italia in dati


La crisi del 2023 che si sta delineando è simile a quelle del 1995 e del 2011, in quanto è stata preceduta da un'elezione che ha fatto saltare la maggioranza della Camera. Ma differisce sostanzialmente per le dimensioni di tale maggioranza. Con una maggioranza di soli quattro seggi, i rischi per la leadership repubblicana sono elevati. Se questa situazione di stallo si protrarrà a lungo e i mercati finanziari reagiranno come hanno fatto nelle crisi precedenti, la posta in gioco per i due partiti e i rispettivi leader è enorme e crescerà nel tempo. Ciò potrebbe influire sulla rielezione di Joe Biden, non che questo fosse un problema viste le nefandezze e la gestione discutibile del conflitto Russia-Ucraina. Sta di certo che i mercati faranno di tutto per far sentire il peso sulle spalle della politica e cercheranno come al solito di “indirizzare” le decisioni verso il mantenimento di uno status quo. I mercati non sopportano l’incertezza.

In conclusione, la probabilità che gli USA dichiarino il default è molto bassa a mio parere e un accordo arriverà. Qualora dovesse verificarsi sarebbe un problema finanziario per l’economia reale. Concretamente, si stima che 8 milioni di persone in America non riceverebbero lo stipendio, quindi ci sarebbe un crollo della domanda tremendo. A ciò seguirebbe un crollo del dollaro, un crollo di Wall Street, con ripercussioni molto pesanti su diversi broker. Non credo che le banche siano attrezzate in questo caso, non prevedo una crisi finanziaria con fallimenti bancari, però con questi presupposti ci sarebbe una grossa contrazione dell'economia, degli investimenti, oltre a una grossa presa speculativa sui mercati internazionali. Ci sarebbero conseguenze anche per l’Italia, perché esportiamo prodotti per 65 miliardi di dollari negli USA direttamente e ne esportiamo altri indirettamente tramite la Germania, per cui siamo a rischio. Sicuramente dovremmo ritoccare le previsioni di crescita della nostra economia e ci troveremmo nel 2023 in una economia in recessione. Anzi, possiamo dire che tutta l'economia occidentale entrerebbe in recessione. La conseguenza sarebbe molto pesante per noi, in termini esportazioni, ma anche di blocco degli investimenti, perché genererebbe un sacco di incertezza per cui molti risparmiatori e molte aziende bloccherebbero gli investimenti in corso o non farebbero gli investimenti previsti. Al momento però tutto questo è solo un brutto presentimento, uno spauracchio a cui nessuno crede, come l’indice tedesco DAX che aggiorna i nuovi massimi storici. Tutto il resto è noia, non ho detto gioia, ma noia noia noia. Per tutti, traders e investitori.

Al prossimo Articolo!

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