MT62: La corazzata Potëmkin


“Il peggio è passato”. Questo è il consensus tra gli addetti ai lavori in questo inizio del 2023. I cosidetti esperti concordano nell’affermare che la crisi bancaria è stata superata e che siamo sopravvissuti. Pertanto in uno scenario di sollievo e con Maggio alle porte, sarebbe corretto pensare (qualora questa tesi fosse vera) che il bias Sell In May questa volta fallirà. Ma è proprio cosi oppure gli eventi verificatisi a Marzo finiranno per trasformarsi in un problema più ampio?

Durante le vacanze natalizie con il clima invernale che tardava ad arrivare, il prezzo del gas ha iniziato il suo enorme declino. I negozi di abbigliamento segnavano ogni giorno in più merce invenduta e i manichini nelle vetrine attiravano soltanto polvere. L’arrivo del nuovo anno ha continuato nel segno di Greta Thunberg con temperature ampiamente sopra la media che hanno scongiurato il pericolo di vedere prosciugati gli stoccaggi di gas. All’improvviso come tutti gli anni è arrivata l’ondata gelida, l’ultimo colpo di coda di un inverno piuttosto mite in Europa; così i negozi sono riusciti a vendere l’enorme quantità di merce in stock nei loro depositi, seppur con uno sconto enorme rispetto ai canoni attesi.

La stessa cosa in maniera assolutamente analoga è avvenuta sui mercati finanziari. I principali asset di rischio, venduti e maltrattati per tutto il 2022, hanno ricevuto nuova attenzione con l’arrivo dell’inflazione e la rivalutazione di alcuni settori come ad esempio quello bancario, trascinato dagli aumenti dei tassi d’interesse delle banche centrali che ha coinciso perfettamente con il rialzo dei margini operativi delle banche commerciali. In buona sostanza, le aziende hanno beneficiato dell’aumento diffuso dei prezzi, o per meglio dire, hanno caricato i costi operativi sul valore degli asset posseduti e sui servizi offerti. La vera domanda, quella giusta, da porsi in una fase del genere è: chi sta comprando a questi prezzi? La risposta è abbastanza semplice: chi DEVE. Tra i vari giocatori presenti sul tavolo dei mercati, ci sono quelli riconducibili ad alcune costole dello stato che hanno dovuto trasferire la liquidità dai loro bilanci a buybacks o semplicemente allocazione come da contratto, per il nuovo anno fiscale.



Vendere a Maggio nel lungo periodo ha sovra-performato | Bloomberg


Quelli che sicuramente sono rimasti fuori sono hedge funds, investitori istituzionali e retail. Una parte di questi dati è reperibile analizzando il Cot Report, mentre un altra parte è ben visibile all’interno dei loro bilanci, dove è possibile evincere la quantità di “liquidità non allocata” in aumento rispetto agli anni precedenti. Le aspettative di coloro che sono entrati a mercato in acquisto, spingendo ancora più su i prezzi, non sono alla ricerca del rendimento, in particolare nel breve-medio periodo. Sono più che altro degli obblighi istituzionali che questi soggetti sono costretti a fare per ri-bilanciare i portafogli e per gestire i flussi di liquidità in entrata. Le aste pubbliche e le raccolte di denaro hanno registrato dati record, sintomo che la liquidità era e sarà il vero market mover del 2023.

Ma è davvero giusto comprare a questi prezzi? La risposta a mio parere è chiaramente NO e questo dato infatti, riflette pienamente i passi degli investitori e dei clienti retail. In giro la fuori c’è tanto panico e la paura (fear of missing out) di rimanere fuori dal prossimo bull market è percepibile. Gli speculatori e i trader più aggressivi (come me) hanno puntato ad uno short che tarda ad arrivare. Alcuni investitori non riescono a vendere pensando che “la possibilità di perdita è infinito”, facendo rivoltare W.D. Gann e Jesse Livermore da dentro la tomba. Se è vero che i mercati sono fatti per finanziare le aziende, bisognerebbe chiedersi se è giusto farlo sempre, anche quando queste sono indebitate (come quelle tecnologiche), lavorano senza coperture (come Silicon Valley Bank) o compiono scellerate operazioni da manager incompetenti (come Credit Suisse). Bisogna porsi le domande giuste e capire in quale fase del ciclo siamo.

Aprile è finito e Maggio è alle porte. Ciò significa che la primavera è arrivata e che i boccioli verdi del tè tornano a popolare le cime degli alberi. Significa anche che è arrivato il momento di vendere le azioni e di prendersi una vacanza. O così si dice. "Vendi a maggio e vattene" è un vecchio adagio che gli investitori ripetono senza darvi credito. Ma forse dovrebbero farlo.

Non rifare gli stessi errori

A una settimana dalla prossima riunione della Banca Centrale Europea, ci sono pochi dubbi sul fatto che la Bce continuerà ad aumentare i tassi. L'unico dubbio sembra essere se opteranno per 25 o 50 punti base. Ritengo che 25 siano più che sufficienti per non mandare a gambe all’aria l’economia e i titoli di stato a rischio (junk bonds) sparsi per l’Europa. L'inflazione complessiva nell'Eurozona ha iniziato a scendere, ma quasi esclusivamente per merito degli effetti base dei prezzi dell'energia. L'inflazione di fondo (core) rimane ostinatamente elevata e di recente è addirittura aumentata.



La BCE prevede un'inflazione core al 4,2% a fine anno | Steno Research


Nella riunione di Marzo la Bce ha discusso se l'inflazione di fondo fosse già a un punto di svolta, ma non è riuscita a individuare alcuna prova concreta. Allo stesso tempo, "diversi membri ritengono che i rischi siano inclinati verso l'alto su tutto l'orizzonte", mettendo in dubbio le proiezioni dello staff che prevedono una convergenza dell'inflazione al 2% nel 2025. Alcuni membri del board esecutivo hanno lasciato intendere recentemente che anche il raggiungimento del picco dell'inflazione di fondo non è necessariamente una condizione sufficiente per cambiare rotta. Più in generale, la preoccupazione principale della Bce è che l'inflazione si sia trasformata da un problema di offerta a un problema di domanda. Mi auguro sinceramente che gli stessi banchieri che soltanto due anni fa definivano l’inflazione un evento improbabile non ricommettano lo stesso errore nel sottovalutare la pressione di tassi alti sull’economia. Tassi alti più a lungo metterebbero sotto pressione tutti quei paesi (tra cui l’Italia) con titoli di stato già ampiamente declassati da istituti di rating finanziario e case di brokeraggio: a quel punto la situazione potrebbe davvero sfuggire di mano, innescando degli eventi a catena disastrosi per l’intera economia Europea.



Il bilancio della BCE si sta nuovamente restringendo | Bloomberg


Il rialzo dei tassi di 25 punti base è un buon compromesso, considerando anche lo spettro non ancora dissolto della crisi bancaria, che in Europa sembra assai contenuta. Le turbolenze delle ultime settimane avrebbero dovuto ricordare alla Bce che l'aumento dei tassi di interesse, e in particolare il ciclo di inasprimento più aggressivo dall'inizio dell'unione monetaria, ha un costo: con ogni ulteriore aumento dei tassi, aumenta il rischio che qualcosa si rompa. Di conseguenza, con l'impatto continuo e graduale dell'inasprimento della politica monetaria fino ad oggi, l'incombente recessione negli Stati Uniti e la potenziale contrazione del credito nell'Eurozona, aumenta il rischio che il prossimo rialzo dei tassi possa rivelarsi un errore politico. Occhio al prossimo meeting.

La corazzata Potëmkin della Green Economy

A proposito di errori politici, volevo dedicare questa seconda parte di Macro Talk ad una tematica ormai sulla bocca di tutti: la rivoluzione green, argomento trito e ritrito anche tra i nostri banchi. Il politicamente corretto ha ormai invaso le nostre case e i talk show, da quelli in TV ai bar. Ormai tutti sono esperti di eco-sostenibilità e tutti pensano di sapere quale sia la soluzione. Innanzitutto ergersi da paladini della legge stabilendo cosa sia giusto e cosa sbagliato, dal basso di cotanta dilagante ignoranza è davvero uno squallido spettacolo. I gruppi ambientalisti come Just Stop Oil e in Italia Rivoluzione Civile sono convinti che il pianeta sia sull’orlo di una catastrofe irreversibile. Così come in Regno Unito, anche in Italia si aggirano strani individui con slogan, imbrattando monumenti e sdraiandosi in strade a lunga percorrenza per attirare l’attenzione sul problema. Basterebbe ricordare a questi soggetti che il Regno Unito e l’Italia sono responsabili dell’0,9% delle emissioni globali di anidride carbonica. Giusto per spegnere focolai di ignoranza in giro qua e là.



Il Regno Unito e l’Italia sono responsabili dell’0,9% delle emissioni globali di anidride carbonica | Visual Capitalist


L’isteria climatica che serpeggia tra i nostri giovani non ha alcun senso, né equilibrio. La conseguenza dell'indottrinamento diffuso per anni nei nostri media e nel sistema educativo è che la maggior parte dei nostri giovani considera l'allarmismo climatico come un assioma, dà per scontato che esistano soluzioni immediate e attribuisce la colpa del rifiuto di attuare i necessari cambiamenti politici a una cospirazione di corruzione. Milioni di persone nel mondo concordano che per far funzionare la nostra intera economia basti l’energia rinnovabile, con pochi o nessun sacrificio all’attuale standard di vita. Chi legge il sottoscritto da un pò di tempo sa bene quale sia la mia risposta a tale ignoranza.

Nel 2022 la Germania si affannava ad acquistare ogni barlume di energia possibile in vista dello scorso inverno. Il governo — con il sostegno dei Verdi tedeschi — ha stretto un accordo con l'operatore della miniera RWE in Ottobre per sacrificare oggi Lützerath in cambio di un falso impegno ad accelerare l'eliminazione del carbone tedesco dal 2038 al 2030. Naturalmente, la Germania continuerà a estrarre carbone molto dopo il 2030, ma questo è un problema politico di domani. L'accordo attuale è una copertura poco velata per giustificare le brutte foto dei manifestanti che vengono rimossi con la forza da Lützerath (dove fu arrestata Greta) per far posto ad alcune delle più grandi macchine mangia-terra che l'umanità abbia mai creato.



L’arresto farsa di Greta Thunberg dopo lo sgombero di Luetzerath, in Germania


Il tuffo del cigno della Germania nel baratro dell'energia è un esempio eclatante di dissonanza di massa, un fenomeno in cui intere società credono a cose palesemente in contrasto con la fisica, chi dice la verità viene ostracizzato come eretico e l'annullamento nel mondo reale di dogmi strettamente sostenuti viene trasformato in una prova della necessità di raddoppiare l'assurdità. È sempre stato impossibile per la Germania attuare l'Energiewende senza far crollare il tenore di vita dei suoi cittadini, e nel momento in cui questi ultimi non potevano più essere protetti dai primi, la Germania si è ritirata nelle miniere di carbone con una rapidità e un'efficienza pari all'evacuazione britannica da Dunkerque.

Immaginate se la Germania non si fosse affannata a rimettere in funzione le proprie centrali a carbone con la stessa rapidità. Immaginate se la Thunberg avesse avuto la meglio. Mentre scrivo questo pezzo, più del 40% dell'elettricità tedesca è prodotta dal carbone. Se domani si staccasse la spina a quelle centrali elettriche a carbone, si scatenerebbe rapidamente un caos di proporzioni storiche. Tragicamente, la dissonanza di massa non è fedele a nessuna nazione e oggi mi spendo per evidenziare una forma correlata del fenomeno che infetta le menti di politici, scienziati e attivisti ambientali di tutto il mondo: la convinzione che le batterie ricaricabili ci permetteranno di elettrificare completamente il settore dei trasporti e contemporaneamente di risolvere il problema dell'intermittenza che affligge le fonti rinnovabili di elettricità.

Punto chiave — Nonostante il fatto evidente che il mondo è, e sarà per sempre, tristemente a corto dei metalli critici necessari per consentire la trasformazione su scala prevista (anzi richiesta), i benefattori di tutti i tipi ci stanno spingendo verso il duro muro della fisica alla massima velocità. Le montagne vengono squarciate, le acque inquinate e il diesel viene bruciato in enormi macchine per la movimentazione delle rocce in uno sforzo che è condannato ad avere un impatto positivo netto praticamente nullo sulle nostre emissioni di carbonio nei decenni a venire. I dettagli sono tanto sconcertanti quanto frustrantemente umoristici.




Bussare alle porte di chi si rifiuta di sedersi ai tavoli di negoziato come Cina, Stati Uniti e India, responsabili del 50% di emissioni, è il vero End Game per questo annoso tema dei nostri anni. Delocalizzare le produzioni in tali paesi di batterie elettriche e impoverire l’Africa con accordi “talebani” da parte di super-potenze con la colonizzazione di quei territori, martoriati da quasi cento anni di guerre e colpi di stato è il lato scuro della medaglia. La maggior parte dei pensatori sobri (di cui faccio parte) come Franco Battaglia (vi consiglio la lettura del suo libro “L’illusione dell’energia solare”, a questo link) spera che i nostri leader politici alla fine ci tireranno fuori dal baratro dell’energia per evitare che questa rivoluzione green non diventi come la corazzata Potëmkin.

Al prossimo articolo!

 

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