MT53: Incontri pericosi

 


Il Presidente Joe Biden dalle prime ore dell'alba di domenica scorsa stava attraversando l'Atlantico a bordo di un aereo militare statunitense. Si trattava della prima tappa di un viaggio verso la capitale ucraina Kiev, condotto in gran segreto dopo mesi di meticolosa pianificazione da parte di una stretta cerchia di consiglieri. Nel suo incontro il presidente americano ha confermato il pieno e incondizionato sostegno economico e militare all’Ucraina annunciando ulteriori cinquecento milioni di dollari in aiuti militari. La Casa Bianca ha inoltre reso noto di aver preannunciato ai russi la visita in Ucraina. Avvisare Mosca ha sicuramente alleviato le preoccupazioni di sicurezza che una trasferta di questo tipo comporta; rendere noto questo dettaglio conferma che per gli Stati Uniti un dialogo con la Russia rimane inaggirabile per arrivare alla fine della guerra; renderlo noto prima che lo faccia il Cremlino proietta un’immagine di responsabilità invece che di debolezza.



Zelensky e Biden per le vie di Kiev | Reuters


"Un anno dopo, Kiev è in piedi", ha detto Biden dopo aver incontrato il presidente Volodymyr Zelensky nel palazzo presidenziale di Kiev. "L'Ucraina è in piedi. La democrazia è in piedi. Gli americani sono con voi e il mondo è con voi". Durante la visita, durata cinque ore, Biden e Zelensky hanno avuto un incontro privato, hanno visitato il Monastero di San Michele e hanno reso omaggio ai manifestanti uccisi durante la rivoluzione di EuroMaidan.

Esattamente nove anni fa, il 20 febbraio 2014, l'Ucraina ha vissuto il giorno più sanguinoso della Rivoluzione di EuroMaidan, nota anche come Rivoluzione della Dignità. La rivolta nazionale contro il governo, durata tre mesi, culminò alla fine di febbraio, quando le forze dell'ordine aprirono il fuoco contro i manifestanti disarmati. La rivoluzione ha portato alla destituzione del presidente filorusso Viktor Yanukovych e ha consolidato l'aspirazione dell'Ucraina a spostarsi verso Occidente.



Biden e Zelensky davanti al muro dei caduti di piazza Euromaidan


Il giorno seguente è stata la volta dell’atteso discorso al parlamento russo di Vladimir Putin. Il presidente ha giurato di continuare la vacillante “operazione speciale” in Ucraina “fino a quando la Russia non avrà raggiunto i suoi obiettivi”, in un discorso sullo stato della nazione che arriva pochi giorni prima che la guerra raggiunga il traguardo di un anno. "Risolveremo i compiti prefissati passo dopo passo, con attenzione e coerenza", ha detto Putin al parlamento e agli alti funzionari a Mosca Martedì scorso, un giorno dopo la visita a sorpresa del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Kiev.

Putin ha dichiarato che la Russia sospenderà l'ultimo trattato sulle armi nucleari (New Start) rimasto in vigore con gli Stati Uniti, una mossa che secondo i funzionari occidentali segnerebbe la fine del regime di controllo degli armamenti post guerra fredda. Il trattato del 2010 limita il numero di armi nucleari strategiche schierate dai due Paesi e impone un regime di ispezioni e notifiche. "Le nostre relazioni si sono degradate e questo è completamente e totalmente colpa degli Stati Uniti", ha detto Putin nel suo discorso, a lungo rimandato, all'élite politica russa, insistendo sul fatto che Washington lo aveva in effetti costretto a iniziare la guerra minacciando la Russia.

L'inflazione core statunitense continua a rimanere al di sopra dello 0,2% mensile necessario per far scendere l'inflazione annuale verso l'obiettivo del 2% nel tempo, ma almeno il tasso annuale continua a rallentare. Gli operatori rimangono ottimisti sul fatto che l'inflazione, come detto poc’anzi, possa avvicinarsi al 2% verso la fine del 2023, soprattutto grazie alla riduzione dei prezzi degli alloggi e alla compressione dei margini di profitto delle imprese. 



Un momento del discorso di Putin di Martedì 21 Febbraio


Putin ha anche accennato alla ripresa dei test nucleari, anche se ha affermato che la Russia lo farebbe solo in risposta agli Stati Uniti. "Se gli Stati Uniti conducono test, lo faremo anche noi. Nessuno deve illudersi che la parità strategica globale possa essere distrutta", ha detto il presidente russo. Ma ha evitato di ripetere le precedenti velate minacce di usare armi nucleari contro l'Occidente o l'Ucraina per difendere la Russia.

Il discorso di Putin intende dimostrare la determinazione di Mosca, nonostante il fallimento del suo piano iniziale di guerra lampo in Ucraina e le devastanti perdite subite dalla Russia. "Si tratta dell'esistenza stessa del nostro Paese", ha detto Putin. Riferendosi all'Occidente, ha aggiunto: "Sono loro che hanno iniziato la guerra. Noi stiamo usando la forza per fermarla". Nel frattempo, nel susseguirsi degli eventi, anche la premier Giorgia Meloni ha raggiunto Volodymyr Zelensky a Kiev in accordo ad un viaggio programmato che conferma e consolida il supporto italiano e di tutta l’Europa.



La premier Meloni accolta a Kiev


Questi sono stati i principali incontri durante la settimana appena trascorsa che sono stati seguiti con attenzione e col fiato sospeso per carpire qualche informazione che ancora non sappiamo. Schermaglie a parte e accuse reciproche, questi viaggi sono prevalentemente un atto simbolico dopo un anno dall’inizio della guerra dello scorso 24 Febbraio 2022.

I mercati finanziari hanno preso con le pinze quei momenti concitati e dopo aver capito che nulla sarebbe successo (i mercati vogliono certezze) hanno continuato a lateralizzare lì appesi sui massimi di periodo. Questa situazione consolida l’asse occidentale e prolunga lo stallo sul campo. Ormai non si torna indietro: Russia tagliata fuori dall'Europa e un nuovo bipolarismo nel mondo: Usa-Europa da un lato, Russia-Cina dall’altro. La Cina ha ancora due piedi in una scarpa quindi dovrà chiarire la sua posizione, perché all'Europa “serve” la Cina e viceversa. Il confine su cui si sta lavorando è davvero sottile: se qualcosa dovesse cambiare, le borse mondiali potranno risentirne.

Come l’Europa sta uscendo dal dramma economico

Il processo di cambiamento in Europa e nel mondo era già partito nel 2020 quando si è capito che la pandemia non era soltanto una storia cinese. L’inflazione stava già contagiando le materie prime e beni di consumo: i lockdown hanno accelerato tremendamente e irrimediabilmente il quadro economico, costringendo le banche centrali ad intervenire dopo anni di congelamento delle politiche monetarie. 

L’embargo, le sanzioni e il cordone ombelicale tagliato con l’interruzione delle forniture di gas russo, hanno scosso il commercio nel vecchio continente. Nel breve periodo sono state trovate soluzioni comuni (price cap) e altre dei singoli Stati (accordo Germania-Cina dislocamento produzione industriale, accordo Italia-Algeria per le forniture di gas): bisognerà capire se nel lungo periodo, avranno l’abilità di costruire una nuova Europa, più sostenibile. Molti esperti, all’inizio del conflitto dicevano che senza la Russia l’Europa sarebbe finita, sgretolata e senza speranza. Siamo ancora qua. Adesso la domanda è: tutto risolto o il riassestamento continuerà?



Il commercio internazionale da segni di cedimento | Robin Brooks


La recessione della zona euro sta arrivando. I nuovi ordini di esportazione della Germania (blu) stanno nuovamente diminuendo dopo un breve rimbalzo alla fine del 2022. Il recente periodo di ottimismo del mercato sull'Europa si rivelerà un'illusione. L'accresciuta incertezza alimenta la recessione. La guerra genera maggiore incertezza.

Il modello di crescita europeo sarà sottoposto a forti pressioni nel prossimo decennio. Guardando indietro negli ultimi venti anni, l'Europa ha registrato una crescita media del PIL reale dell'1,5% all'anno È abbastanza decente, considerando la crisi del debito e la fragilità dell'architettura europea in termini di politiche monetarie lente e prevedibili e politiche fiscali non armonizzate tra paese e paese. Il modello di crescita europeo ha funzionato bene per due decenni perché le sue due fonti di leva finanziaria (energia, manodopera, filiere, tassi bassi) non erano sotto pressione. Ad esempio la Germania, con la più grande produzione manifatturiera europea costruita con energia a basso costo e prontamente disponibile; questo modello orientato all'esportazione si basava anche sulla decentralizzazione del lavoro e della produzione; ciò significa affidarsi a catene di approvvigionamento just-in-time e manodopera straniera.

La pandemia ha sfidato questo modello su molti fronti:

  • l'energia a buon mercato non è più prontamente disponibile;
  • ci sono alternative, ma sono più costose da reperire o da costruire;
  • le catene di approvvigionamento sono state interrotte e gli amministratori delegati stanno esplorando l'internalizzazione di una parte della produzione, possibile, ma costosa.

Comunque la si guardi, la "leva economica" basata su catene di energia, manodopera e fornitura economiche e prontamente disponibili è seriamente messa in discussione. Questo è già visibile in alcune delle statistiche e a lungo termine questo modello di crescita sembra sotto pressione. La manodopera a buon mercato è stata il primo pilastro del modello di crescita europeo da oltre vent’anni. Oggi non lo è più a causa dell’alta inflazione e della scarsità di materie prime a basso costo. Quindi quando il modello di crescita Europeo che si basa su due fonti di leva a basso costo (economica e finanziaria) ed entrambe vengono messe in discussione significa che a breve termine, l'Europa può diventare creativa e cavarsela, come ad esempio la Germania che chiude accordi privati con la Cina non interrompendo la catena produttiva e come l’Italia che chiude accordi bilaterali con l’Algeria e l’Azerbaijan per sopperire alla mancanza di gas (il clima mite ha fatto il resto, per fortuna). A lungo termine invece, è tutto tremendamente più complicato.

Calendario economico della settimana

Tutto conta. Questo è quello che si evince dalla lettura degli appuntamenti macro per questa settimana. La Federal Reserve così come la Banca Centrale Europea rimangono dipendenti dai dati e faranno molta attenzione ai rilasci anche in questa ottava. Iniziamo subito nel pomeriggio con i principali ordinativi di beni durevoli negli Stati Uniti, seguiti dall’importante dato sui contratti pendenti di vendita di abitazioni che ultimamente hanno deluso. Martedì sarà il giorno del rapporto sulla fiducia dei consumatori. Mercoledì 1° Marzo iniziamo il nuovo mese dall’Europa: Indice dei direttori degli acquisti, disoccupazione e IPC tedesco, precederanno il discorso del governatore della BoE Bailey e l’indice ISM degli Stati Uniti nel pomeriggio.



Giovedì è un giorno importante per l’Eurozona: Indice dei Prezzi al consumo e le minute della BCE, che anticiperanno un mese davvero interessante che ci condurrà fino alle riunioni di fine mese. Venerdì concluderemo la settimana con l’ISM manifatturiero. Insomma ci saranno tanti nuovi puntini da aggiungere al mosaico già colmo di dati che dovrebbero dare sostanza e solidità ma che rischiano soltanto di accelerare un processo in corso: presa di coscienza della realtà e un gran bel bagno di umiltà per le borse mondiali.


Allacciate le cinture e al prossimo articolo!

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