MT43: Ritorno alla realtà

 


"L'inflazione è quando si pagano quindici dollari per il taglio di capelli da dieci dollari che si faceva per cinque dollari quando si avevano i capelli". — Sam Ewing

La settimana che ci lasciamo alle spalle ha davvero scosso questa ultima parte del 2022. Dopo un inizio di anno formidabile col vento in poppa sui massimi assoluti sui mercati finanziari, ecco che gli spettri di quanto seminato dalle politiche scellerate post-pandemia, cominciano a materializzarsi. A catalizzare un quadro già bello completo ci ha pensato Putin che a Febbraio ha deciso di invadere l’Ucraina, scatenando una serie di reazioni a catena che erano già lì lì per esplodere. Tutte le conseguenze dell'uso smoderato del denaro a pioggia per tutti ha cominciato ad incendiare il mercato delle commodities, per poi colpire anche i principali settori industriali (auto-motive, elettronica, semi-conduttori) che hanno iniziato a scaricare i costi prima sui produttori stessi e poi sui consumatori. Eccoci oggi giunti con un inflazione in Europa al 10% e al 7% negli Stati Uniti e più in generale un quadro macro che lascia poco spazio al genio e all’interpretazione. Come ho ampiamente sostenuto per tutto il 2022, dietro l’inflazione c’è una volontà manifesta. L’inflazione riduce il debito e, dopo 2 anni di allargamento all’inverosimile dei debiti pubblici mondiali, ecco che un sospiro di sollievo in tal senso è arrivato. In questo nuovo episodio di Macro Talk parleremo in modo approfondito dei dati macro che hanno caratterizzato la settimana (inflazione, tassi), delle decisioni delle banche centrali (Fed e Bce) e di quello che ci aspetta a due settimane dalla fine dell’anno. Approfondiamo.

Inflazione Americana (CPI) ed Europea a confronto

Sebbene l'opinione generale sia che i titoli azionari abbiano una buona performance durante l'inflazione, la storia dice il contrario, in particolare in quei contesti di inflazione che richiedono forti aumenti dei tassi di interesse. Nell’ultima incredibile settimana l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti segna un nuovo minimo: 7.1% rispetto al precedente di Ottobre di 7.7% e un attesa di 7.3%. I mercati finanziari hanno festeggiato come ormai fanno su qualsiasi dato in uscita: che sia bello o che sia brutto è ormai evidente che gli asset manager spingono per chiudere l’anno in parità e dare vita ad un rally di natale alquanto discutibile. Un dato di 0.2% inferiore non giustifica assolutamente questa euforia. Quest’anno non ci siamo fatti mancare niente e per certi aspetti sembra una fotocopia dell’anno scorso: ribasso nella prima parte dell’anno, consolidamento estivo e ripartenza con decollo finale come se tutti i problemi fossero ormai alle spalle. I mercati come è bene ricordare, guardano avanti e non sempre sono legati direttamente all’economia.



Inflazione in calo negli Stati Uniti | Trading Economics


Mentre la Federal Reserve sta ancora discutendo sull'inflazione, i prezzi dei servizi stanno già diminuendo. Il dato CPI degli alloggi-affitti (shelter) si sono ridotti per il 2° mese consecutivo. Non è un'economia che si sta normalizzando in un atterraggio morbido, questo è il territorio del 2020 e del 2009. L'inflazione sembrava già incanalata al ribasso da mesi e resta in salita solo per via di una componente degli alloggi che già stava diminuendo di suo. Se la politica monetaria è in ritardo di 3-6 mesi vorrà dire che il soft-landing gli amici della Fed se lo sono giocati. Quando inizieranno ad invertire sarà troppo tardi. I mercati sono preparati a questo e infatti scontano le prossime mosse in piena recessione. Il fatto che la Fed continui ad alzare non è certo positivo per le prospettive macro 2023: per fortuna che alcuni bravi analisti stanno iniziando a segnalare questo. Quando la Fed cambia stance e la curva si inverte, è li che l'azionario inizia a sottoperformare seriamente.



I dati degli alloggi segnalano un atterraggio doloroso per l’economia | eurodollar.University


In Europa la situazione è molto peggiore per tutta una serie di fattori di cui il vecchio continente soffre dalla notte dei tempi. L’indice dei prezzi al consumo rilevato Venerdì è stato inferiore al precedente ma superiore alle attese: +10.1% l’inflazione rilevata a Novembre, contro un +10% previsto e un +10.6% precedente. La settimana si è chiusa male, soprattutto dopo le parole della Lagarde di cui a breve approfondiremo nella parte dedicata alla Bce. Quello che è certo è che se Atene piange, Sparta non ride.



Ottobre è il mese del picco dell’inflazione in Europa? | Trading Economics


La Banca Centrale Europea continua a dire nella sua retorica di aver abbandonato la forward guidance e di essere data-depending, ossia dipendente dai dati macro economici che per natura sono un indicatore in ritardo dell’economia. Se è così, e se è vero che il fondo del bicchiere qui in Eurozona è ancora molto lontano dal vedersi, cosa possiamo aspettarci nel 2023?

La decisione della Fed sul tasso d’interesse e le parole di Powell

La Federal Reserve Mercoledì ha confermato la sua politica, riducendo il rialzo dagli ultimi 4 consecutivi da 75 punti base a 50. La reazione del mercato è stata praticamente nulla, solo rumore visto che era già ampiamente scontata. La sterzata decisiva è arrivata durante la conferenza stampa del presidente Powell che con il classico tono da falco adottato nelle ultime riunioni, ha spiegato quale sarà l’andamento della curva dei tassi per il 2023 e l’outlook fino al 2025. Niente di buono all’orizzonte come racconto ormai da alcune settimane. “La lotta all’inflazione richiederà più tempo del necessario. Il nostro lavoro è ancora lontano dall’essere terminato.” La Federal Reserve ha votato all'unanimità un aumento di 50 pb del tasso obiettivo sui Fed Funds, portandolo al 4,25-4,5%, in linea con le aspettative del mercato. Il testo ribadisce che i funzionari prevedono che "continui aumenti" del tasso sui Fed Funds saranno "appropriati", mentre l'aggiornamento delle previsioni prevede che il tasso sui Fed Funds finisca nel 2023 al 5,1% e al 4,1% nel 2024. In precedenza erano al 4,6% e al 3,9%.



Proiezioni andamento macro Stati Uniti fino al 2025 | Federal Reserve


L’allentamento quantitativo continuerà senza sosta, così come l’aumento del costo del denaro. Come ho anticipato durante il commento al dato CPI, se ci fosse stata una sola possibilità di atterraggio morbido direi che ce la siamo giocata con questa aggressività della politica monetaria che continuerà fino al 2023, data in cui il board della Fed prevede un inizio di allentamento.



Curva dell’aumento dei tassi fino al 2023 diretti al 5% | Federal Reserve


Una delle cose che ci siamo ripetuti continuamente tra economisti, analisti e trader è quello che è una brutta idea quella di combattere la Federal Reserve. “Don’t fight the Fed” si dice in gergo ed è quello che hanno fatto i mercati finanziari negli ultimi 3 mesi con performance superiori a +20%. Quello che probabilmente non è chiaro è che il motto borsistico è valido sia al rialzo quando bisogna acquistare a mani piene per seguire il flow (flusso), sia quando bisogna alleggerire e non mettersi contro quelle che sono le azioni restrittive delle banche centrali. Non scherzare col fuoco, non combattere la Fed.

La risposta da falco (aggressiva) della Bce e le parole di Lagarde

La Banca Centrale Europea ha alzato il tasso d’interesse di 50 punti base portando il costo del denaro al valore nominale di 2,50%. Tutto come previsto, se non fosse che nello statement ha fornito una guida molto aggressiva per il futuro, basata sulla sostanziale revisione al rialzo dell'inflazione, osservando che i tassi di interesse dovranno ancora aumentare "significativamente a un ritmo costante" per raggiungere i livelli sufficientemente restrittivi.

Il comunicato parla chiaro: "i tassi di interesse dovranno ancora aumentare in modo significativo a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da garantire un tempestivo ritorno dell'inflazione all'obiettivo di medio termine del 2%". Mantenere i tassi d'interesse a livelli restrittivi ridurrà nel tempo l'inflazione smorzando la domanda e proteggerà anche dal rischio di un persistente rialzo". Più duri, più a lungo.



Secondo la BCE l’inflazione armonizzata nel 2023 sarà ancora molto lontana dal target del 2% (ipotizzata al 4.2%) | Banca Centrale Europea


Questo messaggio non era scontato dai mercati finanziari che hanno continuato a vendere i principali asset azionari dopo il primo colpo sparato dalla Fed. La BCE ha inoltre già pubblicato i risultati delle sue ultime proiezioni macroeconomiche, prevedendo che l'inflazione scenderà al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Il dato del 2024 è stato rivisto significativamente al rialzo. Allo stesso tempo, la BCE si aspetta solo una recessione breve e poco profonda, prevedendo una crescita dell'eurozona dello 0,5% nel 2023 e dell'1,9% nel 2024. Si tratta di una previsione molto più ottimistica rispetto alle previsioni di crescita della maggior parte degli economisti.



Previsione dell’inflazione dell'area euro, dato armonizzato (HICP) | Banca Centrale Europea


HICP, cos’è? — Harmonised Index of Consumer Prices ovvero l'indice armonizzato dei prezzi al consumo è un indicatore dell'inflazione e della stabilità dei prezzi per la Banca centrale europea. Si tratta di un indice dei prezzi al consumo compilato secondo una metodologia che è stata armonizzata in tutti i paesi dell'UE.

Il bello (o il meglio) del contenuto è emerso in maniera ancora più chiara nella conferenza stampa di rito che la presidente Lagarde ha tenuto subito dopo la pubblicazione dei dati. Mentre le altre principali banche centrali hanno iniziato a prepararsi alla fine dei loro cicli di rialzo, la BCE dà l'impressione di aver appena iniziato. L'affermazione che "i tassi di interesse dovranno ancora aumentare significativamente a un ritmo costante" e che "mantenere i tassi di interesse a livelli restrittivi ridurrà nel tempo l'inflazione" dimostra che le ultime colombe devono aver lasciato l'edificio della BCE. Lagarde ha continuato a gettare benzina sul fuoco come ai vecchi tempi, affermando che incrementi di 50 punti base per un certo periodo di tempo sembrano corretti e che la BCE è "impegnata in un viaggio molto lungo e faticoso verso la normalizzazione al target del 2%.

Calendario economico della settimana

Dopo la confusionaria e incredibile settimana appena trascorsa, tra banche centrali e scadenze tecniche ecco che l’ottava che ci condurrà al Natale è leggermente più scarica di dati macro. Molto interessante sarà leggere il comunicato della Bank of Japan che uscirà nella notte di Martedì 20 Dicembre: un definitivo abbandono della politica accomodante potrebbe essere un fattore contagioso anche per l’Europa. Mercoledì il rapporto sulla fiducia dei consumatori e le vendite di abitazioni negli Stati Uniti completeranno in quadro, dopo le decisioni della Federal Reserve. Giovedì i dati sul Pil nel Regno Unito e oltre oceano catalizzeranno l’attenzione degli operatori, mentre Venerdì 23 Dicembre, in una sessione a mezzo servizio, vedremo l’uscita delle vendite delle nuove abitazioni negli Stati Uniti, un dato molto sensibile a cui gli investitori porranno molte delle loro attenzioni.



In conclusione, i giorni concitati che ci lasciamo alle spalle ci mostrano dei mercati impauriti dopo il folle rialzo degli ultimi mesi, con un economia mondiale sempre traballante, non aiutati dalle decisioni tardive delle banche centrali. Il ritmo dei rialzi è rallentato, ma hanno avvertito che occorre fare di più. La BCE è stata insolitamente chiara nel contrastare i prezzi di mercato. Nel breve termine i mercati dovranno interrogarsi sulla sostenibilità del recente rally. Ma se si guarda al 2023, i rendimenti più bassi sembrano ancora la mossa macro giusta. La lente macro dell'inflazione è sfocata con una moltitudine di possibilità negative per il futuro. Investire in un mondo del genere richiede innanzitutto una gestione del rischio in-sourcing. Gestione attiva del rischio. Nel 2023 la professionalità del team della Twenty Capital potrebbe fare al caso tuo.

 

Al prossimo articolo!

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