MT39: Nessun dolore

 


Nel bel mezzo di un G20 a Bali, dove la maggioranza dei leader dei paesi occidentali ha condannato la guerra della Russia in Ucraina, ecco piovere un razzo al confine polacco. Il panico si è scatenato come presumibile su tutti i media mondiali, a colpi di hashtag World War III. Anche i mercati finanziari non sono rimasti indenni all’evento. Il segnale che farebbe scoppiare un conflitto su più vasta scala, come spesso accade (la storia insegna, vedi prima e seconda guerra mondiale) solitamente è un episodio casuale che, contestualizzato all’interno di uno scenario molto volubile, può esacerbare subito gli animi. Questo evento poteva essere la miccia che dava fuoco ad una situazione già esplosiva di suo.



Per mettere le cose in prospettiva e localizzare l’accaduto: il missile ha toccato terra nei pressi di Przewodow, in Polonia, a circa 6km dal confine ucraino (fonte AFP)


C’è da dire che da parte Nato e Stati Uniti la prudenza è subito prevalsa, fortunatamente aggiungo io. La Polonia, storicamente nemico della Russia non ha richiamato l’articolo 5, bensì il 4 dell’alleanza atlantica, che all’indomani del misfatto, doveva porre una questione su un tavolo per indagare su quanto accaduto. L’episodio seppur isolato ha provocato 2 morti, proprio nel giorno in cui incessanti sono stati i lanci di missili russi in tutta l’Ucraina. Gli inviati sul posto hanno segnalato sirene spiegate in tutte le principali città, compresa la capitale Kiev.

Cosa dicono gli articoli 4 e 5 della Nato?

Le autorità polacche hanno invocato l’articolo 4 della carta dell’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord (Nato), chiedendo una riunione di emergenza degli ambasciatori Nato. In base all’articolo 4, gli stati membri “si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di uno di essi, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti possano essere minacciate”. L’articolo stabilisce un meccanismo di consultazione tra le parti del Trattato “per scambiare opinioni e informazioni e discutere le questioni prima di raggiungere un accordo e intraprendere un’azione”. Invocare l’articolo 4 significa quindi dare alla Nato un ruolo attivo nella diplomazia preventiva, per capire l’effettiva entità della possibile minaccia ed evitare uno scontro militare. Questo meccanismo serve quindi solo ad avviare un processo di dialogo e confronto e non porta necessariamente ad azioni collettive dell’Alleanza.

L’articolo 5 prevede l’azione concreta dell’intervento militare e sancisce il principio della difesa collettiva dell’Alleanza. Nello specifico le nazioni della Nato “concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in Nord America, sarà considerato un attacco contro tutte”. Pertanto, in base al principio di autodifesa sancito dall’articolo 51 delle Nazioni Unite, ognuna di esse può decidere di intraprendere “le azioni che ritiene necessarie, compreso l’uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza nell’area dell’Atlantico settentrionale”.

I nodi sono venuti al pettine quando dopo alcune ore, il presidente ucraino Zelensky ha inviato sui profili istituzionali un messaggio video accusando la Russia dell’accaduto, richiedendo una no-fly zone e il conseguente intervento della Nato. Purtroppo la verità è che se da una parte c’è un pazzo invasore dall’altro lato la psicopatia è evidente e sta sfuggendo di mano. Fortunatamente, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che “è improbabile che un razzo che ha colpito un villaggio in Polonia vicino al confine con l'Ucraina sia stato sparato dalla Russia”. Alla domanda se il razzo fosse stato lanciato dalla Russia, Biden ha detto ai giornalisti a Bali, dove sta partecipando al vertice del Gruppo dei 20, "ci sono informazioni preliminari che lo contestano". Data la traiettoria del razzo, è improbabile che sia stato lanciato dalla Russia, ha aggiunto, "ma staremo a vedere".



La NATO e i leader globali si incontreranno dopo che un razzo è caduto sulla Polonia, membro della NATO, uccidendo due persone, sollevando preoccupazioni che il conflitto ucraino possa estendersi oltre i suoi confini. La Russia ha negato di essere responsabile (fonte Bloomberg)


La cautela è d’obbligo in questi momenti ed è evidente che la propaganda, qualunque sia la tua opinione o schieramento, è dentro al sistema a tutti i livelli. Bisogna fare attenzione quando i toni si scaldano perchè è in questi frangenti che vengono fuori le reali intenzioni. Sebbene l’Europa sia proiettata verso un negoziato, ci sono alcune forze in campo che non lo sono. Saranno i problemi interni di Putin e della disfatta del suo esercito a premere verso una prosecuzione del conflitto? Sarà il presidente Zelensky ingolosito dalle vittorie sul campo a spingere oltre il dovuto? Le domande, quelle oggettive e non di parte è giusto porle.

Inflazione in Europa? Nessun problema per i mercati

In questo periodo non ci siamo fatti mancare niente. E’ da qualche settimana che volevo affrontare la caduta delle criptovalute e del cripto-ponzi orchestrato da Sam Bankman-Fried, CEO di FTX, exchange truffaldino che ha dichiarato bancarotta, dopo che alcune società collegate e i tentativi di deflusso della cassa del broker l’hanno messo in ginocchio, scoperchiando l’ennesimo vaso di Pandora in questo mondo di criptomani. Tra le tante cose che sono andate in frantumi nel crollo di FTX c'era l'immagine di questo re benevolo dell’industria, lo zio Sam.

Non ho approfondito la questione perchè sono disgustato da questo mondo di truffatori e perchè è così contorta e così difficile da spiegare, con così tanti intrighi e sotterfugi, degni di una serie televisiva thriller (che credo faranno). Quello che è certo come ogni volta che succede un fattaccio del genere è che qualcuno si farà molto male. Solitamente i piccoli investitori sono quelli che hanno la peggio in questo mare di m. che si alza e che lascia senza fiato. Per dare un termine di grandezza alla cosa, si stima che circa 100.000 persone soltanto in Italia siano rimasti imbrigliati nello schema FTX dello zio Sam e non possono più accedere a tali fondi. Portafogli frizzati che non permettono i prelievi e vi assicuro che le class action, le regolamentazioni e i diritti (che non avete) non vi salveranno. Per l’ignoranza e l’incoscienza non c’è salvezza. Non esistono guadagni facili, nè veloci. I mercati finanziari sono complessi, richiedono esperienza e competenze e addirittura a volte neanche basta.

Piuttosto vi invito a rileggere la lettera n°35 “Un Puzzle di complessità” dove parlavo apertamente di alcuni asset sottovalutati, come Oro e Euro, su cui era possibile mettere un chip, in ottica di investimento o pura speculazione.



Il Global Credit Impulse alla fine del 2020 prevedeva una crescita dell'EPS del 50% su base annua nel 2021 e un'inflazione superiore al 7% entro il secondo trimestre del 22° trimestre. Ora, richiede guadagni negativi e inflazione al di sotto del 2% entro il quarto trimestre del 2023. (fonte The Macro Compass)


Inoltre nell’articolo scritto l’11 Luglio “La finestra di Overton”, parlavo proprio della possibilità che i livelli target 0.9590 potessero essere raggiunti in estensione al movimento in corso. A dir la verità consideravo questa soglia come livello estremo ma tant’è che ha funzionato come supporto davvero potente per un primo rimbalzo. Come tutti i movimenti di recupero necessitano di tempo e di consolidamento ma auspico nel 2023 di rivedere un Euro/Dollaro ampiamente sopra la parità con un target in area 1,10. Allo stato attuale il gold spot è quotato circa 1630$ per oncia: siamo quindi poco sotto l’area supportiva dei 1680/1650 dollari che evidenziava un supporto pluriennale. Come sottolineai all’epoca, credo che fino a 1480, in ottica di lungo periodo sia ancora possibile accumulare oro per raggiungere il target dei 2000$. Verità è che allo stato attuale delle cose, con l’enorme liquidità detenuta da investitori e grossi fondi hedge, è probabile che si stia ancora aspettando per capire davvero quale sia la migliore opportunità per il 2023. L’oro potrebbe essere una di queste. 



Il tasso d'inflazione nell'area dell'Euro è salito al 10,60% in Ottobre dal 9,90% del Settembre 2022. (fonte Trading Economics)


Giovedì 17 Novembre è stato anche il giorno dei giorni, ossia del dato sull’inflazione dell’Eurozona. Dopo l’abbandono della forward guidance da parte delle banche centrali Federal Reserve e BCE, l’attenzione dei mercati è più alta perchè sanno che questi dati, seppur in ritardo rispetto al ciclo economico, indirizzano le prossime decisioni di politica monetaria dei consigli direttivi.

Eurostat ha confermato che l'inflazione al consumo nei 19 paesi che condividono l'euro è aumentata dell'1,5% su base mensile a Ottobre, con un aumento del 10,6% su base annua, una revisione rispetto alla lettura annuale del 10,7% riportata in precedenza. Cosa fanno i mercati? Festeggiano, che novità! Sembrerà assurdo ma 0,1% in meno è un dato positivo per i mercati che hanno accolto la notizia con un nulla di fatto. Il problema è che siamo su massimi di periodo dopo che a Settembre è stato segnato il minimo dei mercati e che da quel momento hanno recuperato quasi il 30%, con l’Italia a trainare Germania, Francia e Spagna. E ricordiamoci che i mercati dovevano spaventarsi per l’avvento delle destre ultranazionaliste. I giornali e le TV non sanno cosa scrivere/dire, questa è la verità.



Variazione % su base annua dell'inflazione nell'area Euro di Ottobre con contributi per paese (fonte Bloomberg)


La Germania è da sempre la locomotiva d’Europa e di conseguenza anche l’inflazione è quella più alta: dove c’è più benessere la corsa agli aumenti è ancora più alta. Seguono Italia, Francia, Olanda e Spagna come contributo all’inflazione. C’è da dire che gli aumenti per chi vive ogni giorno in Italia si sentono nel carrello della spesa e sulle utenze: gas ed elettricità giocano un ruolo grosso nella fetta del caro vita. Appunto per questo vi propongo un altro grafico, questa volta diviso per categoria che confermano quanto detto pocanzi: energia, cibo, e servizi sono quelli che incidono di più nelle nostre tasche.



Variazione % su base annua dell’inflazione nell’area Euro di Ottobre divisa per categorie merceologiche (fonte Bloomberg)


Il greggio ora è al di sotto del 40% rispetto al suo massimo storico mentre i titoli correlati alle materie prime sono vicino ai massimi dell’ultimo anno. Nei prossimi mesi, una nuova generazione di investitori/trader imparerà un'importante lezione: le materie prime sono cicliche e il momento peggiore per acquistare ciclici è quando la corsa del costo del denaro sale (tutte le materie/energie sono quotate in dollari). Se la storia è indicativa nei mesi successivi, è probabile che vedremo un aggiustamento al ribasso e non escludo che queste percentuali possano essere del 40-50%. Trattenere i ciclici durante le recessioni (o mercati ribassisti) è un modo sicuro per perdere metà (o più) dei tuoi soldi molto rapidamente. Fate attenzione a questi indicatori e monitorate le categorie merceologiche attentamente, anche quando banalmente siete al supermercato.

Calendario economico della settimana 

La settimana non sarà afflitta da una concentrazione di dati market-mover ma avrà comunque un tono interessante. Mercoledì 23 Novembre è la giornata clou partendo dai dati tedeschi con l’indice dei direttori degli acquisti. Seguiranno in mattinata tanti dati dal Regno Unito ma è nel pomeriggio che inizieremo a fare sul serio con le vendite di nuove abitazione negli Stati Uniti e in serata i verbali di riunione del FOMC a cui i mercati faranno tanta attenzione.

Giovedì l’indice IFO sulla fiducia delle aziende in Germania non potrà fare altro che confermare uno sconforto da parte degli imprenditori e in serata anche la Banca Centrale Europea diramerà i verbali dell’ultima riunione. Venerdì 25 Novembre chiuderemo con il PIL tedesco e una giornata in cui i volumi diminuiranno con gli Stati Uniti parzialmente aperti nel giorno del Ringraziamento.



Non vedo sostanziali motivi per rimanere ancora appesi qui sopra sui massimi di periodo, mentre tutto intorno va a rotoli. Un bagno di umiltà farebbe soltanto bene ai mercati che non rispettano attualmente i multipli delle aziende, soprattutto in previsione di una revisione degli utili fortemente al ribasso per il 2023. C’è di vero che i gestori di portafoglio stanno sfruttando la stagionalità per costruire un bel vestito da presentare agli investitori per il più classico dei window dressing. La storia non è mai la stessa ma spesso fa rima: per questo ritengo che contraddire la Federal Reserve (che non ama tutto questo entusiasmo) non è mai stata una buona cosa come il passato ci insegna. Ne sono testimoni tutti quelli che hanno smesso di investire e le macerie da Lehman Brothers in avanti.


Al prossimo episodio!

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