MT38: Dicotomie pericolose


La marea rossa tanto attesa non è arrivata. Il principale market mover di questa settimana sembravano essere le elezioni di metà mandato per Biden e compagni, invece probabilmente ci sarà da attendere ancora. I repubblicani si dirigono verso il controllo della Camera degli Stati Uniti, ma con margini più ridotti rispetto alle previsioni. La situazione sembra più definita qui anche se mancano alcuni “ballots” (sembra di rivivere le elezioni di due anni fa con il voto postale) che però non impediranno ai Repubblicani di controllarla: 211 contro 203 al momento della scrittura. Al solito il meccanismo elettorale USA non riflette il dato nazionale. Non c'è stata un onda rossa a livello di rappresentanti del congresso eletti, tuttavia il dato nazionale parziale riflette il calo del partito del presidente Biden. Repubblicani 52,6% Democratici 46,2%.




I repubblicani (rossi) vincono in termini numerici di elettorato, ma la differenza dei seggi rimane comunque risicata (fonte Media US)


Nel frattempo la democratica Catherine Cortez Masto è stata rieletta in Nevada: la sua vittoria regala ai democratici il controllo del Senato. Salgono così a 50 i seggi, ai quali si aggiunge il voto del vicepresidente Kamala Harris. I repubblicani restano fermi a 49, mentre l’ultimo voto utile in Georgia verrà deciso al ballottaggio tra il democratico Raphael Warnock e il candidato repubblicano Herschel Walker.

In termini pratici cambia poco e nulla: nei prossimi due anni, gli uni (democratici) avranno bisogno degli altri (repubblicani). Non scendiamo in facili complottismi circolati nelle ultime ore: il voto postale e lo scrutinio negli Stati Uniti è diverso da quello italiano. Esistono regole e procedure diverse. Di conseguenza le tempistiche sono più lunghe. Vi propongo anche un altro ragionamento che distingue in modo netto quello che succede nelle democrazie Europee rispetto a quelle americane. In Europa esistono destra e sinistra, negli Stati Uniti esistono gli americani. Ciò vuol dire che, in termini pratici, repubblicani e democratici non favoriscono interventi esterni o intromissioni. Il loro unico obiettivo è quello di controllare e favorire le lobby di partito, tenere a bada le minoranze, distribuire poltrone e mantenere lo status-quo della nazione, ovvero quello di potenza mondiale economica e militare.

Dicotomie pericolose

L’ingessatura dei prossimi due anni negli Stati Uniti non ha spaventato particolarmente i mercati finanziari. Dopotutto un parlamento bloccato è solitamente motivo di festeggiamento per i mercati. Nelle ultime settimane stiamo assistendo ad una dicotomia: Wall Street flette mentre l’Europa resta tonica. Lo spread a favore del vecchio continente sta raggiungendo soglie estreme, quasi mai viste. Questa sensazione è riscontrabile nelle percentuali a doppia cifra all’interno dei panieri, come quello dell’indice tedesco DAX:



Marea verde: oltre la metà dei titoli dell’indice DAX40 sta performando con percentuali a doppia cifra (fonte Dax Trading Ideas)


Credo che questa festa a breve finirà anche se ormai lo diciamo da settimane. La cecità sui mercati e l’irrazionalità sembra non avere fine. Non è una cattiva notizia questa in generale ma sappiamo bene che la tecnicalità dei mercati va necessariamente accompagnata da una struttura macro/fondamentale solida, cosa che purtroppo non abbiamo in questo momento così terrificante per tutte le economie e con una recessione alle porte.

Mentre la Fed spinge il piede sull’acceleratore dando un occhiata a quello che succedere dietro (forward guidance), la Banca Centrale Europea fa trapelare già un senso di stanchezza nei continui rialzi, dopo 20 anni di politiche accomodanti inaugurate da Mario Draghi. Sono convinto che queste politiche non porteranno a nulla di buono. Le banche centrali hanno creato il loro stesso nemico, l’inflazione. Per oltre due anni non l’hanno combattuta abbastanza definendola “transitoria”. Ma è il gioco delle parti se sai quello che fai e qual è il punto di arrivo. L’inflazione riduce il debito, l’inflazione è necessaria dopo aver inondato i mercati di liquidità e regalando soldi facili con politiche di gettito continuo (elicopter money). Stiamo assistendo all’inevitabile.




I motori di fine ciclo (energia/commodities/industriali) sono super vulnerabili oggi. Quando il tasso di disoccupazione aumenta e l'economia entra in recessione, questi titoli scenderanno del 50%. L'orologio ha iniziato il suo countdown. Ormai è quasi certo che l'economia cadrà in recessione entro pochi mesi. I principali indicatori economici e gli spread della curva dei rendimenti stanno urlando che la recessione è quasi inevitabile ora. I prossimi mesi saranno duri.



L’inflazione scende, il mercato decolla

Incredibile giornata quella di Giovedì, che ha catalizzato tutte le attenzioni degli operatori. Il dato dell’inflazione Consumer Price Index negli Stati Uniti ha sorpreso al ribasso, stampando un 7.7% contro le attese di un 7.9% e un precedente sul mese del 8.2%. Nasdaq, S&P500, DAX, Oro, Euro e Cripto-valute sono decollate con percentuali record, fissando uno dei più grandi rialzi della storia (il 15° per l’S&P) e della storia recente post pandemia.



Il tasso di inflazione negli Stati Uniti è sceso al 7,7% in Ottobre dall'8,2% di Settembre 2022 (fonte Trading Economics)


Continuo a non credere a questo rialzo anche se a questo punto devo sommessamente ammettere che mi sbagliavo. La Fed non credo girerà con un'inflazione del 7,7% e, in ogni caso, sono già stati fatti troppi danni e una recessione è quasi inevitabile entro pochi mesi. Il "pivot" della Fed implica che il presidente Jerome Powell dica apertamente che la banca centrale ha smesso di aumentare il tasso sui Fed Funds. Questo non significa rialzo del tasso di 50 punti base rispetto a 75: se non ti è chiaro, questa non è ancora una stretta monetaria. Se la storia come dicono “non si ripete ma spesso fa rima”, questo mercato ribassista terminerà dopo che la Fed interromperà ulteriori aumenti dei tassi o inizierà a tagliare. Nessun mercato cosiddetto orso nella storia è terminato quando la Fed stava ancora alzando il tasso sui Fed Funds.



I mercati hanno calibrato le loro aspettative sui tassi di interesse della Fed molto al ribasso a seguito dei dati sull'inflazione più deboli. Il mercato dei tassi ha ridotto le aspettative per il tasso terminale della Fed al di sotto del 5% (fonte Bloomberg)


Come ho ricordato nella conclusione dell’ultima lettera, non mi aspettavo una spinta così potente da parte dei mercati. Stiamo assistendo di nuovo al 2021? Se osserviamo gli andamenti dell’anno scorso con i massimi storici toccati durante il rally di Natale, beh sembra proprio di si. Sappiamo benissimo che i mercati sono alla ricerca del pivot della Federal Reserve, ovvero quel livello di manovra dove i tassi inizieranno a stabilizzarsi per poi invertire. Questo è il pivot della Fed, un appiattimento della curva e un inversione. Ma cosa vuol dire questo e cosa implica per l’economia?

Le implicazioni positive dei numeri di Giovedì si stemperano venendo in Europa. Tanto per cominciare, la dinamica inflattiva europea non è analoga a quella USA. L'inflazione in Europa è più forte, e non ha dato minimamente l'impressione di rallentare come sta facendo quella USA negli ultimi mesi, tanto che ha raggiunto le 2 cifre, mentre oltre oceano forse siamo al picco.



Non celebrare un tasso di inflazione del 7,7% troppo presto, altrimenti è probabile il problema possa ripresentarsi. Il quadro dell'inflazione che sembra più probabile è quello di un doppio massimo dell’inflazione, non appena questa decelera (fonte Steno Research)


Certamente il contraccolpo sarà evidente dal punto di vista produttivo. L’inversione dell’inflazione non è un dono divino, ma il frutto di un calo della domanda causato dall'inasprimento della politica monetaria in una fase in cui il picco della crescita era già alle spalle. Quasi sempre questo coincide con una recessione e la diminuzione del costo del denaro apre le porte a tempi davvero duri per l’economia. Quando questa sbornia di avidità cederà di nuovo spazio alla razionalità e al lucido pensiero ci sarà ben poco da festeggiare. La storia insegna che i minimi dei mercati ribassisti solitamente avvengono quando la Fed ha iniziato da tempo a tagliare. Il 2023 sarà un altro anno movimentato per le borse mondiali, questo è certo.

Calendario economico della settimana

Dopo l’euforia della prossima settimana cosa ci aspetta questa volta? Mi auguro un ritorno alla realtà, soprattutto in Europa, dove il quadro macro è meno confortante di quello negli Stati Uniti. Lo spread che abbiamo recuperato nei confronti di Wall Street è su livelli record, e per un certo senso ingiustificabile visti i fondamentali. L’Europa vive questa luna di miele mentre il sentiment degli operatori è estremamente negativo. Ne avremo un ulteriore conferma già domani con la rilevazione dello ZEW tedesco alle 11:00. Mercoledì sarà il giorno dell’IPC nel Regno Unito, di un discorso del governatore della Bank of England, mentre nel pomeriggio negli States usciranno le vendite al dettaglio, quelle dei beni essenziali e le scorte di petrolio, sotto pressione dopo gli ulteriori deterioramenti delle riserve strategiche. Lagarde darà la sua visione nel pomeriggio, intervento che anticiperà Giovedì 17 Novembre l’Indice dei Prezzi al Consumo in Europa: atteso allo 10.7% stabile rispetto al mese precedente. Nel pomeriggio vedremo un altro dato molto importante, costantemente monitorato dalla Federal Reserve, ossia i permessi di costruzione e l’indice di produzione di Philadelphia.



Chiuderemo la settimana con le vendite al dettaglio nel Regno Unito, un altro intervento della Lagarde (per dire cosa?) e le vendite di nuove abitazioni oltre oceano, altro dato utile per riempire i puntini della Fed. Sono tempi strani, mercati euforici e appesi sui massimi senza fondamentali. Le basi per uscire da questo 2022 negativo sono state messe ma come tutte le strutture sane necessitano di essere digerite, i prezzi di essere masticati. Mi aspetto un “back to reality” per i mercati finanziari mondiali, a partire dall’Europa, per poi proiettarci in un 2023 di vero e sostanziale rialzo. A volte per fare due passi avanti abbiamo bisogno di farne uno indietro.


Al prossimo articolo!

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