MT36: Imperialismo 2.0

 


E’ fatta. Ormai non abbiamo più nulla di cui preoccuparci. Secondo Nick Timiraos, gola profonda del Wall Street Journal, è arrivato il momento in cui le banche centrali mondiali inizieranno a diminuire la curva degli aumenti dei tassi, a causa del deteriorarsi delle condizioni economiche. In questo post su Twitter è stato raccolto il suo punto all’interno del dibattito della Federal Reserve.




La scorsa settimana, a poche ore dalla decisione della BCE, ecco che la Bank of Canada inizia la riduzione dei tassi d’interesse passando da 75 a 50 punti base. A mio parere niente di più sbagliato. In primo luogo perchè le condizioni non sono ancora realmente deteriorate; almeno lo sono nella realtà ma sulla carta ci sarebbe ancora spazio per continuare gli aumenti. Invece, per dare un segnale di stabilità e di speranza, si è deciso già adesso per una riduzione nonostante la stessa banca centrale nel suo statement ci tiene a precisare che le condizioni sono ancora di rallentamento economico. Sappiamo che i mercati si muovono sulla fiducia, quindi questo gesto è catalogabile come un palliativo. Mosse come queste sono il vero disastro per qualsiasi economia. Gli scenari non sono ancora prezzati e si agisce pensando che gli indicatori di ritardo utilizzati, siano talmente in ritardo da non aspettare una vera conferma dall’economia.

In tutto questa euforia ecco che la Banca Centrale Europea ha messo a segno il terzo rialzo consistente che conferma la view iniziale: 75 punti base e via andare. Altre conferme nello statement parlano di una BCE che continuerà il ritiro di liquidità, mantenendo un tono da falco. Il consiglio direttivo lavorerà in accordo con ai dati, confermando l’abbandono della forward guidance. Il fatto che la BCE insista sul fatto che stia diminuendo il balance sheet è un emerita stupidaggine: il bilancio è all’81% rispetto al PIL dell'Eurozona, mentre la Federal Reserve è al 35%. Questo vuol dire poca riduzione rispetto a quella stabilita perchè nel frattempo hanno introdotto altri modi per continuare ad alimentarlo: tolgono da sopra e rimettono da sotto. Bel giochino per continuare a pompare i mercati.



La maggior parte degli analisti prevede che la BCE aumenterà i tassi di interesse di mezzo punto a Dicembre e smetterà di aumentare all'inizio del prossimo anno (fonte Bloomberg)


Lagarde è risultata stranamente incisiva nella sua conferenza stampa ai posteri, mostrandosi preoccupata per l’inflazione galoppante che “non diminuirà a breve". Conferma che è “il vero nemico a cui stanno combattendo” e utilizza queste parole che di Draghiana memoria: We have to do what we have to do”, faremo quel che c’è da fare insomma. Un altro spunto che ha scatenato i mercati azionari al rialzo potrebbe essere arrivato dal dubbio instaurato sui prossimi aumenti dei tassi: “la politica monetaria agisce con ritardo e quindi bisogna tenere conto di quanto già fatto”.



Il presidente della BCE Christine Lagarde (fonte Adrien Petty/ECB)


Chiudiamo il mese sui massimi di periodo per i mercati, che dopo le trimestrali di Amazon ed Apple ha deciso che quello era il turning point per un rialzo. Dow Jones che chiuderà il mese in doppia cifra (al momento della scrittura +14.55% su Ottobre), seguono DAX +11.40%, il nostro FtseMib +11.29% ed S&P500 attardato +8.92%. Che dire, dopo il tonfo di Settembre dove è stato segnato il peggior mese dal 1974, un recupero coi fiocchi.

Non voglio lanciare una secchiata d’acqua gelida in testa ma credo che questa euforia sia ingiustificata. Le congiunture economiche, il contesto della guerra, la tregua sui rincari energetici dovuti al caldo africano che persiste in Europa, situazione disastrosa dell’economia cinese insieme alla questione Taiwan, possono in qualsiasi momento tornare a pesare sulle spalle degli investitori. Novembre ci darà un quadro più chiaro se è soltanto euforia e acquisti per paura di rimanere fuori (“fear of missing out”).

Comunismo che sa di imperialismo

E’ da qualche settimana che sto osservando con attenzione e preoccupazione quello che succede in Oriente. Il livello di controllo sociale che attualmente c’è in Cina è molto elevato. Non è più possibile essere invisibili e anonimi, perché semplicemente non ci si può muovere fisicamente da nessuna parte senza essere sottoposti a un test per ottenere un codice verde sul telefono e poi scansionare il telefono ovunque. Questa è una parte dominante della vita delle persone. Se alcuni anni fa si rideva e scherzava gridando al complottismo su queste faccende, oggi questa è una realtà ben radicata, soprattutto in quei paesi dove regimi comunisti ancora esistono. La gente in Cina può essersi abituata a questo, ma per chi arriva dall'estero, dove la pandemia è finita, è piuttosto stridente. La seconda cosa che si nota è l'assenza totale di stranieri in Cina: poche persone delle multinazionali, nessun turista straniero e molti meno studenti rispetto al passato (dati raccolti da testimonianze di giornalisti e inviati sul posto). Pechino si avviava ad essere la nuova Londra, oggi sembra più Pyongyang.




L'economia è in pessime condizioni e le aspettative sono relativamente negative per la fine dell'anno e per il prossimo. Che credibilità ha un paese che ritarda l’uscita dei dati per poi dichiararli superiori alle aspettative? Per non parlare della farsa del Covid-19 dove da oltre 2 anni non si registra nessun morto in tutta la Cina. Come Europa e come occidente, prima ce ne liberiamo e prima risolviamo i nostri problemi. Prima pensiamo al futuro delle nostre aziende, anche a costo di dover subire un aumento di tutte le attività (inflazione già evidente nel manifatturiero, oltre +30%) prima ridiamo lavoro e sviluppo al nostro Paese. La Cina non è un partner. Dopo gli accordi di Basilea la Cina ha intrapreso una strada imperialista e, negli ultimi 30 anni, non ha fatto altro che sfruttare manodopera a basso costo per acquisire know-how e strappare mercato alle nostre aziende. Questo è uno dei problemi della globalizzazione e del capitalismo imperialista sfrenato. Bisognava bloccarli prima ma non è mai troppo tardi per farlo.



Il presidente cinese Xi Jinping (C) e altri membri del Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista Cinese incontrano i media nella Grande Sala del Popolo a Pechino il 23 ottobre 2022. (fonte Noel Celis | AFP | Getty Images)


Il risultato di queste politiche scellerate da parte dell’Europa di apertura e buonismo, ci ha condotto fin qui. Ma adesso il gioco sta cambiando: l’Occidente finalmente batte un colpo e sembra essersi svegliato da questo eterno sogno (o incubo, dipende dai punti di vista). Le tensioni diplomatiche stanno portando i governi, a partire dagli Stati Uniti, a incoraggiare le loro aziende a diversificare, a limitare la condivisione di tecnologie e a ridurre la partecipazione della Cina all'innovazione globale. Questo limiterà la crescita e le opportunità della Cina. A questo si aggiungerà il problema autoimposto della politica del Covid Zero. Questo sta segnalando ai consumatori che c'è un'immensa quantità di rischio. I consumatori non spendono e le aziende non investono. Anche se internamente si sta certamente indagando su come cambiare strategia, il governo non ha segnalato che sta pensando di farlo. Una volta che il governo avrà segnalato la possibilità di cambiare politica, credo che i consumatori e gli investitori siano stati talmente scossi da Covid Zero e dai precedenti tentativi di rilanciare l'economia che non si sono concretizzati, che probabilmente la ripresa a V non ci sarà come si aspetta il riconfermato Xi Jinping.

Xi Jinping “democraticamente” rieletto

Nelle ultime settimana Xi Jinping è stato rieletto dopo il congresso del partito comunista cinese e presidente della Commissione militare centrale. Il suo terzo titolo è quello di presidente della Cina, che sarà probabilmente ufficializzato a Marzo. Xi aveva posto le basi per un terzo mandato quinquennale senza precedenti come presidente con le modifiche costituzionali del 2018.

I mercati, in particolare quelli cinesi, hanno espresso quello che è sembrato un duro rimprovero alla mossa del presidente di ammassare i fedelissimi alla sua leadership. Lo yuan è stato sotto pressione e la borsa di Hong Kong è scivolata del 6% in una sola seduta, al livello più basso dalla crisi finanziaria globale del 2008. Il premio di valutazione degli utili in avanti, un tempo di oltre 20 punti rispetto al mercato azionario globale, è praticamente evaporato. Alcune delle più famose società tecnologiche cinesi hanno rischiato il tracollo, toccando i loro minimi storici. Il potere di Xi si è alzato e questo ha fatto crescere i timori per la continuazione di una politica Covid Zero, estremamente costosa per le casse dello stato e che rallenterà lo sviluppo delle società tech in particolare, fortemente penalizzate dalle restrizioni, a causa del blocco delle attività per combattere il virus. Gli investitori di tutto il mondo e i big players della finanza sembrano scommettere contro e nutrivano speranze per un ringiovanimento dell'impresa privata senza la rielezione di Xi.



Il presidente cinese Xi Jinping (L) cammina con i membri del nuovo Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista Cinese, il massimo organo decisionale della nazione, mentre incontrano i media nella Grande Sala del Popolo a Pechino il 23 ottobre 2022. (fonte Noel Celis | AFP | Getty Images)


Ormai sono due decenni che Xi impone la sua linea dura nel partito. Nonostante le promesse di sostegno economico da parte del governo, è facile pensare che con il linguaggio utilizzato potrebbe alludere a nuove misure come l'introduzione di tasse sulla proprietà, sulle plusvalenze e sull'eredità. Ciò giustificherebbe probabilmente almeno una riduzione delle valutazioni. Nel frattempo, le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina non accennano a diminuire a breve e gli investitori in azioni cinesi quotate in altri mercati devono essere particolarmente attenti alle mosse regolamentari di richiamo. Da un punto di vista oggettivo i risultati ottenuti sono sotto la luce del sole:

  • invasione dei prodotti cinesi in tutto il mondo;
  • acquisti massiccio di materie prime;
  • stoccaggio di aree strategiche in chiave “elettrica”;
  • spostamento della classe proletaria dalle campagne alle città;
  • aumenti del tetto salariale e un sostanziale benessere per stato e cittadini.


Tutto questo però con sacrifici estremi da parte delle cavie umane cinesi che solo dopo anni, hanno avuto delle condizioni lavorative migliori. Il prezzo da pagare è l’inquinamento: le principali megalopoli ormai sono invivibili e sopra qualsiasi soglia accettabile di polveri sottili. In un recente studio, è stato rilevato che le città più industrializzate come Pechino, Shenzen e altri distretti impronunciabili, sono ormai a poca distanza da Nuova Delhi, la capitale Indiana con più alto tasso d’inquinamento al mondo. A discapito della salute e di tutte le malattie che ne conseguono.

Calendario economico della settimana

La settimana che sta per cominciare, oltre alla commemorazione dei defunti in Italia (ricordiamo che i mercati finanziari sono regolarmente aperti), ci darà una sfilza enorme di dati macro importantissimi. Cominciamo subito da oggi Lunedì 31 Ottobre con l’IPC annuale dell’Eurozona, che scuoterà subito gli operatori, visto che la BCE guarda con attenzione all’inflazione. Martedì sarà la volta dell’indice ISM negli Stati Uniti, dato predittivo molto attendibile.

Mercoledì 2 Novembre è il giorno dei giorni, la riunione del FOMC presieduta dal presidente Jerome Powell che precederà l’uscita della decisione sul tasso d’interesse: ad oggi i Fed Funds prezzano un aumento di 75 punti base, che porterebbe nella fascia 375-400 i tassi. Molta attenzione riserveranno gli operatori alle parole di J-Pow che illustrerà i prossimi passi della Federal Reserve, cosa più importante per i mercati.



Giovedì festa nazionale in Giappone, quindi indice Nikkei chiuso e pochi sussulti dalla seduta asiatica già in subbuglio per la volatilità certa, causata dalle decisioni oltre oceano. Nel Regno Unito andranno in scena alcuni dati come PMI, indice dei direttori degli acquisti e la decisione sul tasso d’interesse della Bank of England, che metterà un altro tassello al quadro già impostato.

Venerdì 4 Novembre chiuderemo la settimana con le buste paga del settore non agricolo, i cosidetti Non Farm Payrolls che, insieme al tasso di disoccupazione, daranno ulteriori dati da valutare ai banchieri. La carne sul fuoco non mancherà, vedremo se questo sazierà i mercati oppure arriverà una sana ventata di realtà. Costruire case con gli stuzzicadenti e senza fondamenta vuol dire crollare al primo soffio di vento.


Al prossimo episodio!

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