MT35: Un puzzle di complessità (i mercati finanziari)

 


“Le spiegazioni sono poesia di bassa lega.“ — Stephen King

Dopo la capitolazione di Settembre con l’S&P500 quasi in doppia cifra negativa, Ottobre è stato il mese del toro, o almeno della riscossa. Il market mover come ho già scritto la settimana scorsa è stato l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti e la grande trappola per chi si è affrettato a vendere subito dopo il dato, cosa che ha scatenato un piccolo effetto panico con lieto-fine. La verità è che il newsflow negativo era già tutto nei prezzi e, con l’inizio dell’ultimo trimestre dell’anno, dopo un tonfo del genere si poteva fare soltanto una cosa: comprare, a mani basse. Ma come mai continua a salire mentre intorno a noi sembra tutto un disastro?


Gli investitori sotto-pesano massicciamente le azioni e detengono enormi livelli di liquidità. Secondo l'ultimo report di BofA siamo in modalità capitolazione e gli acquisti sono trascinati dal fenomeno FOMO, Fear of Missing Out. (fonte Bank of America)


Gli osservatori esterni e quelli meno attenti non conoscono la tecnicalità dei mercati finanziari. Certe logiche sono intrinseche ai movimenti del mercato e non tutto accade per un motivo. Un esempio è quello che ogni giorno CNBC e altre Tv main-stream finanziarie cercano di fare: giustificare i movimenti del mercato. Quante volte hai letto che il FtseMib è salito perchè il governo ha rassicurato gli investitori? Beh se ancora non ti è chiaro posso garantirti che non è esattamente così, questa è semplificazione. Il newsflow di cui parlavo prima è il motivo per scrivere e riempire pagine di giornali e rilanciare questa o quella notizia. La verità nessuno la conosce fino in fondo, ma la forzatura di associare qualsiasi effetto ad una causa è un errore da non fare. Soprattutto sui mercati.

I cultori del prezzo dicono (a volte giustamente) che nelle quotazioni c’è già tutto quello che serve per valutare il mercato sottostante. I meccanismi che muovono i mercati sono in sintonia e armonia con il contesto circostante: se in giro c’è scetticismo per un titolo, un indice o una materia prima, stai certo che la vedrai salire. Perchè? Esattamente per il motivo che ho appena detto. Il bilanciamento della domanda e dell’offerta deriva da una quantità di operatori disposta a vendere ad esempio a prezzi alti , mentre altri valuteranno la negatività come un buon momento per comprare.

Questo è quello che dovrebbe fare un buon investitore e in maniera ancora più estrema un trader: valutare. Nel caso dell’investitore potrà strutturare nel lungo periodo le azioni da intraprendere e apportare eventuali correttivi alle valutazioni fondamentali fatte su un titolo; il trader invece non potrà tener conto del valore intrinseco dello strumento ma dovrà necessariamente essere più agile e utilizzare più informazioni fresche (pattern, indicatori, volumi, tecniche operative, ecc) per prendere decisioni giuste rapidamente. Ecco perchè spesso definisco un mestiere quello dell’investitore e un arte quella del trader. Tutti vorrebbero entrare a mercato nel momento migliore e solo quando le acque si sono placate: quanti di voi hanno ricevuto una telefonata dalla banca che era il momento di investire dopo che i minimi di mercato erano stati segnati da mesi? Quale era il momento migliore per comprare? Durante il panico o mesi dopo con valutazioni non più convenienti? La verità è che non esiste il timing perfetto e perlopiù bisogna contemplare lo stato di sofferenza come il giusto compromesso per ottenere un profitto.

Il punto della situazione delle “Trading Ideas” su Euro, Petrolio, Oro

EURO sotto la parità: ora o mai più

Il mercato dei cambi, comunemente detto ForEx (Foreign Exchange) è completamente al subbuglio da due anni a questa parte. Era il “lontano 2020” poco prima della pandemia che il Dollaro contro Euro e Sterlina manteneva una stabilità tendente al ribasso: questo rendeva altamente competitive il commercio mondiale, e la stabilità delle monete rendeva più facile il compito delle aziende leader che non erano costrette a coprirsi dal rischi cambio. Tutto scivolava via abbastanza serenamente.

Il Covid-19 ha rovesciato qualunque mercato, a partire dall’azionario, passando per l’obbligazionario e finendo alle materie prime. Nelle settimane successive in pieno lockdown, l’euro sembrava aver attutito il contraccolpo e, dopo un primo storno dove si era venduto tutto quello che si poteva vendere (indistintamente azioni, oro, petrolio ecc.) la crisi iniziò a colpire anche il valutario. L’approccio divenne difensivo e da lì a poco si instaurò un clima di “dollaro-centrismo”, ossia utilizzare come copertura la valuta statunitense per bilanciare portafogli, incamerare riserve in cash e come contrappeso alle materie prime in aumento. Con l’inflazione e i tassi d’interesse ai minimi storici, il costo del denaro era estremamente basso e possedere dollari era scelta saggia, in ottica di lungo periodo. Ecco che dal 2021 ad oggi, passando per la guerra in Ucraina, il valore delle materie prime è salito alle stelle e i dollari hanno guadagnato un vantaggio competitivo contro tutte le valute, Yen e Euro su tutte. Sebbene la situazione della moneta giapponese abbia una storia completamente diversa e in un certo qual senso assurda vista la politica di “QE Infinity” attuata dal defunto primo ministro Abe, in Europa la situazione è più chiara. La vicinanza con la guerra, la crisi energetica e la scarsa fiducia degli investitori ha portato l’Euro sotto la parità, a livelli di crisi che sono collocabili agli inizi degli anni 2000. Venti anni di incomprensioni ci hanno portato fin qui, e seppur il tentativo nobile di unire paesi dell’Eurozona che sono profondamente distanti tra loro da un punto di vista culturale e di obiettivi comuni, ecco che dopo 20 anni ci troviamo al punto di partenza.

Quale sarà la prossima mossa?

Assunto il fatto che i mercati sono imprevedibili per natura come ho avuto modo di certificare prima, possiamo auspicare un recupero dell’Euro, non tanto per motivi strutturali quanto per motivi tecnici. Le pressioni sull’Europa rimarranno inalterate fin quando il conflitto si prolungherà.



Nell’articolo scritto l’11 Luglio “La finestra di Overton”, parlavo proprio della possibilità che i livelli target 0.9590 potessero essere raggiunti in estensione al movimento in corso. A dir la verità consideravo questa soglia come livello estremo ma tant’è che ha funzionato come supporto davvero potente per un primo rimbalzo. Come tutti i movimenti di recupero necessitano di tempo e di consolidamento ma auspico nel 2023 di rivedere un Euro/Dollaro ampiamente sopra la parità con un target in area 1,10. Questo vorrebbe dire tanto per la credibilità dei mercati azionari domestici.

PETROLIO testa il livello recessione e poi rimbalza

L’oro nero è estremamente correlato con la situazione inflattiva. Nell’articolo scritto il 29 Agosto “Dove sono gli yatch dei clienti?” identificavo a 75 dollari al barile il valore fair che avrebbe certificato lo stato recessivo per l’economia e dato l’input alla Federal Reserve che l’obiettivo era a portata di mano (provocare una recessione per abbassare l’inflazione). Ci siamo andati molto vicino lo scorso Settembre quando abbiamo colpito il livello dei 76,54$ per poi riprendere la strada del rialzo. Le banche centrali continueranno ad essere aggressive perchè i target di inversione della curva sono tutt’altro che raggiunti e questo non potrà che causare una nuova pressione sul petrolio. Il rimbalzo verso i 94$ sembra il classico “rimbalzo del gatto morto” e la negatività potrebbe tornare rapidamente.




L’aggravarsi della crisi energetica in conseguenza alla guerra in Ucraina, mi fece pensare (lo ricordo per onestà intellettuale) ad un nuovo test dei massimi posti tra 123 e 131 dollari al barile. Non avrei neanche escluso un clamoroso rialzo fino ai 147 dollari che raggiungemmo nel lontano 2008, in piena crisi Lehman Brothers. Fortunatamente la situazione non si è più aggravata e i mercati hanno iniziato ad accettare una guerra nel cuore dell’Europa. Le previsioni come al solito lasciano il tempo che trovano, che siano fatte da economisti, analisti qualificati e maestri della scienza: i mercati riportano tutti con i piedi per terra ogni volta. Il petrolio a mio avviso rimane un barometro centrale per l’economia ed estremamente complesso da decifrare vista la quantità di variabili in gioco (Opec, non-Opec, guerra, crisi energetica, svolta green): i large-speculator e i vari cartelli che operano su questo mercato giocano una partita molto più grande di noi comuni mortali.

ORO debole ma con un futuro “splendente”

Nel 1971 gli Stati Uniti abbandonarono il gold come valuta base principalmente per contenere l'inflazione. Dal passaggio alla moneta le banche centrali hanno avuto un ruolo fondamentale nel garantire la stabilità dei prezzi e nel gestire le fluttuazioni economiche. La verità è che nessun istituzione riesce in questa impresa titanica del controllo dei prezzi e quindi spesso sono costretti a lunghi periodi di riflessione alternate a decisioni drastiche proprio a causa dell’utilizzo di indicatori cosidetti “lagging” (in ritardo) rispetto alla reale situazione. Abbandonare la forward guidance (quindi accettare la totale dipendenza dai dati macro) non farà altro che accelerare questo processo, sbagliando nell’inondare il mercato di liquidità prima (pandemia), restringendo la liquidità e alzando i tassi poi.

In tutto questo l’oro ha avuto una funzione perlopiù difensiva nel corso degli anni anche se al giorno d’oggi è evidente lo scarso interesse verso il metallo giallo. Facciamo attenzione, perchè come tutte le mode che fanno dei giri immensi e poi ritornano, anche gli asset “vintage” come l’oro non passeranno mai. Nell’articolo “Nuovi orizzonti, vecchie opportunità” del 15 Agosto ho parlato dell’oro come un asset da detenere, qualora i prezzi diventassero interessanti.



Allo stato attuale il gold spot è quotato circa 1630$ per oncia: siamo quindi poco sotto l’area supportiva dei 1680/1650 dollari che evidenziava un supporto pluriennale. Come sottolineai all’epoca, credo che fino a 1480, in ottica di lungo periodo sia ancora possibile accumulare oro per raggiungere il target dei 2000$. Verità è che allo stato attuale delle cose, con l’enorme liquidità detenuta da investitori e grossi fondi hedge, è probabile che si stia ancora aspettando per capire davvero quale sia la migliore opportunità per il 2023. L’oro potrebbe essere una di queste. Disclaimer, nessun consiglio d’investimento.

Calendario economico della settimana

La settimana girerà tutta intorno alle decisioni della Banca Centrale Europea di Giovedì 27 Ottobre: ormai i mercati scontano un aumento di 75 punti base e non dovrebbero esserci grosse sorprese a riguardo. Indicazioni e nuovi input potrebbero arrivare dal discorso della presidente Lagarde che potrebbe amplificare il messaggio da falco.

La settimana sarà estremamente colma di dati, oltre ad essere nel pieno della stagione delle trimestrali negli Stati Uniti. Lunedì partiremo con il Pil cinese, qualora vogliano condividere le rilevazioni (che serietà ha un paese che smette di produrre dati?). Il giorno seguente sarà quello della rilevazione IFO tedesca e del rapporto sulla fiducia dei consumatori negli Stati Uniti.



Mercoledì 26 Ottobre uscirà l’importante dato “new home sales”, ossia la vendita delle nuove abitazioni, con il mercato immobiliare americano in subbuglio. Giovedì come detto nelle anticipazioni, sarà “il giorno dei giorni” con la riunione BCE, a cui seguiranno altri dati statunitensi tra cui il PIL.

Lo scompiglio creato dalla Bank of Japan avrà il suo epilogo tra Giovedì e Venerdì, dove sono in programma numerosi incontri con la stampa per spiegare il caso sullo Yen delle ultime settimane. Come scrissi tempo fa nell’articolo “La misteriosa economia giapponese” tutti i nodi verranno al pettine e il giorno del giudizio sembra arrivato anche per gli samurai nipponici…


Al prossimo articolo!

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