MT34: Tagliare i ponti


Tutte le cose hanno un inizio ed una fine. Quello che sta succedendo a poche migliaia di chilometri dall’Italia è soltanto l’inevitabile. Mentre Putin nel Febbraio di quest’anno ha iniziato la cosiddetta “operazione speciale”, Zelensky, forte dell’appoggio strategico di Regno Unito e Stati Uniti, ha deciso di passare al contrattacco. Adesso non basta cacciare i russi, ma riprendendo una famosa serie televisiva…“Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost”.


Euforia da vittoria

Un camion bomba è stato fatto esplodere sul ponte che collega la Crimea alla Russia. Il tempo per considerare il sostegno degli Stati Uniti all'Ucraina nel tentativo di riconquistare la penisola con la forza sta finendo. Questo va oltre. La distruzione del ponte ha un duplice scopo per l'Ucraina. Da una prospettiva cinica, riduce le opzioni della Russia per rifornire le sue forze nel sud dell'Ucraina. Ancora più importante, da una prospettiva simbolica, incarna l'ambizione dell'Ucraina di sequestrare la Crimea alla Russia.



Una foto dal satellite statunitense segnala il cedimento di una rampa, il serio danneggiamento dell’altra parallela e il fuoco sulla linea del treno merci che collega la Crimea alla Russia (fonte Maxar)


La Casa Bianca ha sostenuto questa ambizione con slogan come "La Crimea è l'Ucraina". Ha segnalato che l'Ucraina ha l'approvazione degli Stati Uniti per utilizzare i sistemi d'arma americani contro la Crimea. Ma tagliare il ponte che collega la Crimea alla Russia è una massiccia escalation. Qui non si parla più di controllo aereo, di sabotaggio e di rifornire armi di difesa. Qui si sta utilizzando l’Ucraina e l’esercito ucraino per qualcosa di più grande, mascherandolo dietro una guerra che ormai coinvolge pienamente tutto l’Occidente.

Spingere la Russia sulle posizioni cinesi è uno sbaglio colossale dal punto di vista strategico e futuristico, considerando tutte le risorse di cui dispone. L'Ucraina dal canto suo, non ha ancora ottenuto abbastanza sul campo di battaglia per minacciare un'imminente invasione della Crimea. Ma i funzionari statunitensi prevedono che a breve lo farà. Ora è il momento di decidere se siamo disposti a sostenere l'Ucraina fino a questo punto. Per ragioni di discussione, assumiamo che la Crimea appartenga di diritto all'Ucraina ai sensi del diritto internazionale. L'America dovrebbe essere disposta a sostenere una sanguinosa invasione ucraina della penisola per rivendicare quel principio astratto?


Ci stiamo avviando a combattere una guerra nucleare?

Le domande sono legittime soprattutto per chi, come noi in Europa è molto vicino al problema più degli Stati Uniti. Oltre alla migrazione e all’accoglienza necessaria che dobbiamo riservare al popolo ucraino, abbiamo anche tagliato i ponti con l’energia. Come ho scritto nei precedenti articoli, l’energia è vita e senza quella non si fa nulla, sebbene i nostri burocrati si riempiano la bocca di belle parole. Sostenere l'Ucraina nell'invasione della Crimea è categoricamente diverso dal sostenere l'Ucraina nel Donbas. Non sarebbe più uno stato che tenta di respingere un belligerante ai confini pre-invasione. L'Ucraina sarebbe uno stato che tenta di invertire lo status quo precedente.



Un’altra prospettiva dell’attentato terroristico del Ponte di Kerč' (fonte Moya Feodosiya/Tass/IMAGO)


Prima dell'invasione russa, la maggior parte in Occidente non era pronta a sostenere un'invasione ucraina della Crimea. Come mai? Perché il potenziale per la terza guerra mondiale era ovvio. La Russia aveva promesso che avrebbe usato armi nucleari per difendere la penisola. Si è capito che, in astratto, potrebbero esserci argomenti morali o legali per cui la Crimea dovrebbe appartenere all'Ucraina. Lo stato del referendum sull'adesione alla Russia è stato oggetto di accese controversie. Ma pochissimi pensavano che il controllo della penisola valesse la pena rischiare una guerra nucleare.

Punto chiave — Eppure, ora che la guerra è andata male per la Russia, quelle stesse persone sono ubriacate dall'euforia della vittoria. Sono entusiasti di supportare la stessa operazione che pensavano potesse causare una guerra nucleare con la Russia. È diventato di moda fingere che Putin stia bluffando.

Si potrebbe sostenere che la Russia non userebbe armi nucleari per difendere i territori appena acquisiti. Tecnicamente, fanno parte della Federazione Russa, secondo la Costituzione. Ma questo è un nuovo sviluppo, non qualcosa di profondamente radicato nella psiche universale dei russi. La maggior parte dei russi vedeva la Crimea come parte della Russia anche prima che fosse aggiunta alla Costituzione. Il suo ritorno in Russia è stato il coronamento del successo di Vladimir Putin. La sua libertà di manovra è limitata: la Crimea va difesa come Mosca o San Pietroburgo.


Il Ponte di Kerč', uno dei più grandi affetti di Putin

Questo è un punto critico. Non è la "Russia" in astratto a decidere se usare armi nucleari. È Putin, che può dare l'ordine in qualsiasi momento. E un'invasione di successo della Crimea è lo scenario in cui è più personalmente razionale per lui ricorrere alle armi nucleari. E’ coinvolto psicologicamente con quell’isola e nel suo ufficio c’è sicuramente qualche medaglia al merito per aver costruito il ponte e annesso la Crimea.

Coloro che sostengono che Putin non userebbe mai le armi nucleari si concentrano troppo sulle conseguenze astratte. Affermano che sarebbero troppo severi per Putin per tollerarli: la Russia è ormai emarginata dall’Europa e dal Mondo; qualsiasi gesto potrebbe ormai non avere più un senso puramente logico. Non viene dato abbastanza peso alle conseguenze per il presidente Putin del rifiuto di usare armi nucleari. Se le armi convenzionali non riusciranno a impedire all'Ucraina di invadere la Crimea, la scelta di Putin sarebbe quella di cedere la penisola o di passare alle armi nucleari.

La prima opzione non è sul tavolo. Putin non ha il potere di cedere la penisola all'Ucraina. Verrebbe bollato come traditore e la stabilità del suo governo minacciata. Controllare la Crimea è una questione di vita o di morte per lui, se visto realisticamente attraverso i suoi occhi. In realtà è un errore pensare a un'invasione della Crimea come a un'operazione ucraina. Gli Stati Uniti hanno recentemente ammesso che le forze del Dipartimento della Difesa e della CIA sono sul campo in Ucraina nella guerra contro la Russia. Un'invasione della Crimea verrebbe vista come guidata dagli americani.



Il Ponte di Crimea detto anche Ponte di Kerč', è un doppio viadotto, sia stradale, sia ferroviario costruito dalla Federazione Russa sullo stretto di Kerč'; esso unisce la penisola di Taman', nel territorio di Krasnodar (Russia continentale), con la penisola di Kerč' in Crimea e con una lunghezza di 18,1 km è il ponte più lungo sia della Russia, sia dell'Europa. (fonte Wikipedia)


Putin avrebbe qualche opzione al di sotto della soglia nucleare? Sì, e lo stiamo già vedendo giocare, come mobilitare i coscritti, aumentare gli attacchi alle infrastrutture dell'Ucraina e colpire come ritorsione. E’ un gioco pericoloso giocare contro la Russia, questa è la sua tesi. La domanda è cosa succede se le possibilità sopra citate fallissero: Putin esaurirebbe in fretta le opzioni non nucleari. La dottrina russa sull'uso della forza non consentirebbe l'uso di agenti chimici o biologici. Anche se la Russia possedeva quantità sufficienti di quegli agenti (cosa che nega), semplicemente non sono abbastanza efficaci da respingere un determinato invasore. Se usati, non porrebbero fine alla guerra. Ciò lascia solo l'opzione nucleare disponibile per Putin. Non possiamo sapere con certezza quale sia il suo punto di non ritorno, ma è sciocco ignorare il rischio plausibile. Anche se è un remota per lui, c'è ancora una probabilità del 50% di un attacco nucleare.

Per essere chiari, il rifiuto di sostenere un'invasione ucraina della Crimea non è sufficiente per garantire che la guerra nucleare sia evitata. Putin potrebbe ancora scegliere di usare armi nucleari per difendere Donetsk, Lugansk, Kherson o Zaporizhzhia. Ma dovremmo contenere la guerra il più possibile. I rischi di varcare la soglia nucleare sminuiscono la crisi dei missili cubani. Stiamo parlando di una vera guerra all'interno della Russia (dal punto di vista di Putin), non di una potenziale guerra in uno stato terzo. La pressione per ricorrere al nucleare sarebbe incomparabilmente più alta: non si tratta di fornire una via d’uscita per Putin, si tratta di continuare a guidare sulla "rampa" che porta direttamente al nucleare. È ora di allentare l'acceleratore e accostare al lato della strada, prima di sbattere contro un muro.


Dato IPC, stagione degli utili e calendario della settimana

Ritornando ai mercati finanziari, Giovedì 13 Ottobre è stato il giorno clou che tutti attendevano: l’uscita del dato CPI negli Stati Uniti. Il dato è stato “positivo”, leggermente superiore alle attese: inflazione all’+8.2%.



I mercati sono andati completamente in bambola, soprattutto perchè si erano concentrate così tante pressioni in queste settimane che sono poi culminate con l’esplosione della volatilità. Prima un ribasso brutale sia sugli indici azionari europei che su Wall Street. Col passare delle ore, è partito uno dei più grandi ed epici rimbalzi della storia dell’S&P500. Per chi è appassionato o un semplice investitore, vi consigli di aprire un grafico ad 1 minuto di un Nasdaq, S&P o DAX e vedere i pazzeschi movimenti, insacchi e contro-insacchi, capitolazione dei venditori e ribaltamenti davvero incredibili. Tutto concentrato in poche ore, ecco che i mercati si dimostrano sempre per quello che sono: imprevedibili.

Venerdì inoltre è stato anche il giorno dell’inizio della stagione dei dividendi in America, per le più grandi aziende del mondo. Come mostra Deutsche Bank in un suo ultimo report, il ridimensionamento delle attese è massiccio, con un calo del 7% dall'inizio dell'earning season del secondo trimestre, a metà Luglio. E' uno dei ridimensionamenti più forti registrati nel recente passato, al di fuori dei del primo e secondo trimestre del 2020. Il consenso si attende un calo del 5% trimestre su trimestre ma è possibile che il quadro si deteriori ancora nel corso dell’uscita dei report. Nuvole all'orizzonte.



Per quanto riguarda i dati macro in uscita, la settimana sarà un pochino più scarna rispetto alle ultime movimentate, anche se non mancheranno market mover e motivi d’interesse. Partiamo direttamente da Martedì 18 Ottobre con la rilevazione dello ZEW, sentiment degli imprenditori tedeschi. Mercoledì giornata cruciale con l’indice dei prezzi al consumo nell’Eurozona che, dopo il dato CPI degli Stati Uniti, completeranno il quadro inflattivo e le conseguenze sulla curva. Giovedì e Venerdì saranno molto importanti per il summit dei leader dell’Unione; chiuderemo la settimana con un discorso di Lagarde.


I motivi d’interesse, oltre alla formazione del governo in Italia, potrebbero essere le notizie che arriveranno dal fronte di guerra, in quanto nel weekend le ambasciate stanno lasciando Kiev, di nuovo. Segno di sfiducia verso Zelensky o bolle qualcosa sotto la pentola esplosiva russa?

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