MT25: Nuovi orizzonti, vecchie opportunità

 


“Sei indistruttibile, credi sempre nell’oro” — Spandau Ballet

I mercati telematici mondiali vanno ad una velocità incredibile. In meno di un secondo è possibile acquistare e vendere le più grandi società del mondo. Potete essere un investitore Value al mattino, passare al settore petrolifero a mezzogiorno, diventare rialzisti, poi ribassisti e concludere il pomeriggio creando una strategia in opzioni da aggiornare a fine settimana. L'accessibilità, l'efficienza dei costi e la liquidità consentono di investire o disinvestire in qualsiasi momento. La liquidità del mercato fornisce un prezzo di mercato costantemente aggiornato di un titolo o di un portafoglio. Non è necessario scoprire il prezzo: basta un rapido aggiornamento per sapere quanto si è guadagnato o perso negli ultimi tre secondi.

...Cos’è un titolo di valore o value? Con il termine Value ci si riferisce alle azioni di una società che sembra essere scambiata a un prezzo inferiore rispetto ai suoi fondamentali, come i dividendi, gli utili o …

… grazie al loro potenziale futuro. Un esempio lampante di titoli growth ovvero ad alta crescita sono i titoli tecnologici che solitamente non generano dividendi ma che si apprezzano più velocemente nel tempo.

Conoscere la natura intrinseca del mercato, la sua essenza, i titoli che compongono un paniere è fondamentale per poter approcciare al mondo degli investimenti in solitaria. Il quadro della gestione degli asset in Italia è davvero imbarazzante. Oltre le sotto-performance attuali, (perdono tanto quando il mercato perde, guadagnano poco quando la tendenza è rialzista) il vero problema è proporre soluzioni e investimenti che siano tagliati su misura per l’investitore, dentro un quadro normativo generale in enorme fermento.

In apparenza, sia gli investitori che i traders stanno facendo la stessa cosa: acquistare (o vendere) aziende con la speranza di ottenere un profitto. Ma il ritmo è così diverso che le due cose possono sembrare mondi separati. Nei mercati globali si può scegliere: si può essere trader o investitori. Gli investitori guadagnano individuando attività sottovalutate che si apprezzano nel medio-lungo periodo. Per i trader, con un orizzonte temporale esplicitamente breve, non c'è molta tentazione di preoccuparsi delle prospettive commerciali a lungo termine di una società. Il punto è capitalizzare sui movimenti immediati del mercato piuttosto che su una tesi di valutazione fondamentale. In altre parole, non ci si preoccupa delle tendenze a lungo termine perché non si rimane abbastanza a lungo per vederle. In più il trader ha un arma incredibile rispetto all’investitore: può sfruttare i due lati del mercato, in acquisto e in vendita.

La sfida maggiore è per l'investitore che deve digerire la volatilità a breve termine lungo il percorso di un investimento a lungo termine. Il trader invece non ha scelta, deve scegliere ogni giorno di mantenere la rotta e controllare il rischio. Quando l’investitore parla di strutturare un trade su un determinato asset, statene certi che il trader ha già eseguito una quantità di operazioni incredibilmente più alta sullo stesso sottostante: ha informazioni più fresche e più impattanti.

Vi faccio un esempio: sentite più parlare dell’oro in questi mesi?


La Trading Ideas di questo mese

Quando in TV, sui giornali e in rete trovavate articoli che parlavano di investimento in oro erano perlopiù truffe e ponzi in mano a gentaglia che diffondeva disinformazione. Da quando se n’è parlato in maniera aggressiva come asset di investimento “sicuro”, l’oro si è completamente piantato. Zero rendimenti, zero movimenti.

Spazzati via tutta questa massa di sprovveduti e di truffatori da quattro soldi che, con l’inganno e nel tentativo di trasformare i vostri denari in oro fisico (con contratti alquanto loschi in società senza il benché minimo storico o credibilità), la situazione si è rimarginata e la credibilità è tornata ad affacciarsi. Ricordate questa regola d’oro degli investimenti: “Se il main stream parla di un asset come investimento, è il momento di fare il contrario”.

L'oro è qualcosa che ho ampiamente evitato e certamente è rimasto fuori dai dibattiti sulle credenze religiose di tanti fund manager per tanto tempo. Inutile ricordare che è stato un asset estremamente frustrante per molti, ma ora sembra che qualcosa si stia muovendo. Per contestualizzare, i dati della CFTC mostrano un posizionamento dell'oro a -1 sigma rispetto alla media ventennale.



Grafico giornaliero del ticker XAU/USD, l’oro quotato sul mercato spot (fonte Dax Trading Ideas)


L’area supportiva che ha lavorato già negli anni precedenti è stata quella dei 1680 dollari: l’interesse della mano primaria è visibile ad occhio nudo anche aprendo un chart pulito e senza indicatori. Quindi qual è l’idea operativa? L’oro lavora molto bene sui numeri tondi pertanto è possibile costruire una posizione al rialzo da portare fino a fine anno. 1700, 1680, 1640, 1600 sono delle aree dove si possono provare acquisti: fino a 1500 dollari è tutto controllabile con un piano di trading e un rigido money management, più sotto (1480) la situazione diventa complessa e l’ipotesi rialzista può essere accantonata. La volatilità implicita dell'oro è sufficientemente bassa (16%) e i rischi geopolitici sul fronte Taiwan potrebbero fare da corollario ad un nuovo giro a 2000 dollari per oncia.

(Nessun consiglio d’investimento)


Festeggiamo il disastro

La settimana scorsa il market mover è stato il dato sull’inflazione statunitense. L’indice dei prezzi al consumo ha mostrato un drastico aumento dei nuovi posti di lavoro e l'inflazione salariale è aumentata di un altro mezzo punto percentuale. I guadagni su base annua sono aumentati del 5,2% questo mese. Questo dato è in forte contrasto con altri indicatori economici, come il prezzo del gas o le scorte in altri settori come i mobili e l'elettronica, che hanno causato un rallentamento dei prezzi. Lo dico da mesi: anche se l'inflazione dei prodotti si raffredda, si prevede che l'inflazione dei servizi rimarrà elevata, soprattutto nel settore delle professioni altamente qualificate.



L’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è passato dal 9.1% al 8.5%, la prima flessione del 2022.

A Marzo i mercati finanziari erano collassati sui continui balzi in avanti (fonte Twitter)


La FED deve vergognarsi per aver lasciato che la situazione le sfuggisse di mano e continua a tergiversare, festeggiando di fatto il raggiungimento di un tasso FED del 2,5% in mezzo a un'inflazione alle stelle: avevano promesso di diminuire il Balance Sheet ma ciò non è stato fatto. Inflazione alta, costo del denaro alto, liquidità immensa ancora in giro: tutto questo è vergognoso e credo che alla FED dovrebbero saltare un po' di teste. Il fatto che coloro che sono al comando siano così fuori dalla realtà e non vogliano affrontare la questione mi lascia semplicemente interdetto. Questo, unito a un'impennata della mania speculativa, mi dice che il lavoro della FED è tutt'altro che finito e più ritardano, più difficile sarà l'atterraggio. Non sarà nemmeno un atterraggio duro (hard landing), sarà un atterraggio di fortuna.

I mercati nel frattempo, hanno tirato un sospiro di sollievo dopo i dati del lavoro e sull’inflazione. Alla prossima riunione del board, sul tavolo adesso c’è un rialzo di “soli” 50 punti base. E’ tutta una questione di prospettive: in molti pensano che il maggior numero di rialzi dei tassi sia ormai alle spalle e che la Fed possa intraprendere la strada del taglio dei tassi. Personalmente ritengo che con il petrolio sceso sotto la soglia dei 100 dollari, ma con le pressioni alimentari e salariali che rimangono elevate, la Fed effettuerà un altro rialzo dei tassi di 75 punti base a Settembre, seguito da un graduale ammorbidimento dei rialzi. Questo al momento non è prezzato dai mercati. Entro la fine dell'anno ci avvicineremo al target del 3.5% del tasso nominale (e non al 2.5%) e ritengo che questo possa aggiungere venti contrari ai mercati, dato che al momento sono in pochi a credere che sia così.


Le sfide future tra distorsioni ed errori politici

La psicologia dell'inflazione riflette l'aspettativa di un continuo aumento dei prezzi, e per di più una quasi rassegnazione all'aumento lungo tutte le parti della catena di approvvigionamento, fino al consumatore. Non tutti i componenti della filiera hanno lo stesso potere di determinazione dei prezzi, in particolare nei settori più strutturati come quello alimentare ed energetico.

Un cambio di rotta significherebbe che la Fed si rincorre continuamente la coda, rilasciando i freni monetari ai primi segnali di calo dell'inflazione, per poi doverli riapplicare continuamente quando l'inflazione si riprende. Dopotutto l’abbandono della forward guidance è mirata proprio per ottenere questo risultato: sotto-pesare il futuro per dare un impatto più grande sul presente. La crescita economica diventerebbe più spasmodica, il che significa che sia la stagnazione economica che l'inflazione al consumo continuerebbero a coesistere in un ambiente economico più volatile, a scapito del potenziale di crescita economica.

La sfida ancora più grande per le banche centrali è che l'ultima volta che l'economia globale ha subito questi scossoni era molto meno complessa di oggi. Gli investimenti passivi o su indici distorcono fortemente i mercati di oggi (vedi ETF che replicano l’andamento degli indici). La politica dei tassi d'interesse a zero ha sbagliato l'allocazione del capitale, dall’altra parte la spesa in conto capitale per i combustibili fossili è quasi inesistente. La carenza di cibo e di fertilizzanti si aggiunge alla carenza di energia e la globalizzazione si sta contraendo oggi, mentre negli anni ‘70 era stabile dietro i blocchi commerciali. La qualità del credito si è abbassata notevolmente (ti consiglio di leggere un bilancio di una banca pubblica per vedere i disastri dei crediti deteriorati o junk).

L'economia globale non è mai stata così sensibile ai tassi d'interesse e con gli ultimi ma non ultimi aumenti, aumenteranno anche le perdite non realizzate degli acquisti di asset da parte delle banche centrali, limitando potenzialmente la loro capacità futura di intervenire sui mercati. Mercato immobiliare: il calo dei prezzi delle case, in un contesto inflazionistico, ha un impatto sui consumi e sul tenore di vita. Interessante notare anche l’aumento degli armamentari dei singoli paesi a seguito dei venti di guerra che stanno colpendo principalmente l’Europa (Taiwan la prossima?) con il conseguente aumento della spesa per la sicurezza nazionale (già presente durante la Guerra Fredda).

Tutte le dinamiche sopra descritte reagiscono tra loro, ma il rischio principale è quello di un errore politico in un insieme così complesso di interconnessioni. Dato che la Federal Reserve guida la politica dei tassi d'interesse a livello mondiale, le risposte della politica statunitense sembrano essere il luogo più a rischio di errore politico in questo momento.



I prezzi dell'energia elettrica per i cittadini tedeschi ha appena colpito un altro record: +280% da inizio anno

(fonte Bloomberg)


Ma in soldoni, quale futuro ci attende?

Indipendentemente dalla posizione della Fed in merito alla tempistica di una svolta politica, la propensione all'errore politico rimane elevata e molto probabilmente comporterà una tolleranza al tasso d'inflazione più elevata rispetto all'obiettivo del 2% degli ultimi anni. Convincere il mercato obbligazionario che una maggiore tolleranza all'inflazione è una buona cosa ma non sarà facile. Pertanto, è probabile che l'economia statunitense sia più volatile da qui ai prossimi anni.

L'Europa dal canto suo, sta entrando nell'inverno con una grave carenza di energia, il Giappone sta difendendo il suo mercato obbligazionario a spese della sua valuta e la Cina sta sperimentando un economica stop & start (fermati e riparti): le quattro principali regioni economiche del mondo sono meno prevedibili di quanto lo siano state per molto tempo e le pressioni su ciascuna di esse sono di conseguenza maggiori. Se la Fed è disposta a tollerare un livello di inflazione più elevato, il mondo diventerà molto più volatile. E le perdite sugli investimenti saranno di natura più permanente, poiché le banche centrali non possono gestire sia l'inflazione che la solvibilità delle imprese.


Calendario economico della settimana

Tanti dati usciranno nella settimana vacanziera per eccellenza: indice FtseMib e azionario italiano chiuso per la festa dell’Assunzione, tutto il resto funziona come al solito. Oggi sarà il giorno del PIL giapponese e della produzione industriale cinese, che ultimamente ha escluso alcuni prodotti fabbricati a Taiwan, mentre altri sono stati etichettati come Made in China e non più made in Taiwan (i compagni in rosso non fanno sconti).

Martedì 16 Agosto sarà il giorno della rilevazione del sentiment sull’economia tedesca, il famoso ZEW. Il pomeriggio sarà caratterizzato dall’uscita dei permessi di costruzione che precederà gli Home Sales, ossia la vendita di abitazioni di Giovedì. Il giorno successivo, IPC nel Regno Unito aprirà la giornata più importante che si concluderà con i verbali di riunione del FOMC alle 20:00. Gli operatori porranno attenzione alla ricerca di qualche parola, qualche cambiamento rispetto agli ultimi statement. Nel mezzo vendite al dettaglio e scorte di petrolio.



Giovedì 18 Agosto l’IPC europeo che porterà alta volatilità sui mercati finanziari dopo quello buono a cui abbiamo assistito la scorsa settimana oltre oceano. Sarà una tendenza di fondo o solo un calo episodico? Lo scopriremo presto. Venerdì giornata senza dati particolari da segnalare, se non le vendite al dettaglio nel Regno Unito.


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