MT16: Scaccomatto delle banche centrali

 


"I confini nazionali non sono evidenti quando guardiamo la Terra dallo spazio. Le fanatiche identificazioni etniche, religiose o nazionali sono un po' difficili da sostenere quando vediamo il nostro pianeta come una fragile mezzaluna blu che svanisce per diventare un punto di luce poco visibile contro il bastione e la cittadella delle stelle. L'estinzione è la regola. La sopravvivenza è l'eccezione". — Carl Sagan




Il petrolio è l’indicatore di sentiment dell’inflazione

Il rally delle materie prime non accenna a diminuire, e nella scorsa settimana ha superato i $120 per barile. Il gas naturale, il petrolio e il grano sono tra i principali protagonisti di quest'anno. Il mondo ha raggiunto il picco della domanda di petrolio? Difficile dirlo. Il petrolio è salito di quasi il 60% quest'anno, grazie alla ripresa della domanda da parte delle economie che si stanno riprendendo dalla pandemia, in concomitanza con la contrazione del mercato dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. La realtà è che essendo una miscela limitata in natura tende a subire particolarmente la diminuzione della domanda (limitazione dell’estrazione), e a causa della congiuntura globale con il covid e gli altri fattori esogeni che abbiamo raccontato, subisce forti escursioni al ribasso e al rialzo. Le materie prime avranno un impatto sull'economia mondiale attraverso l'inflazione, questo è certo: possiamo considerare l’oro nero il vero termometro della spirale inflattiva in cui siamo scivolati. Se pensiamo che in Italia abbiamo in questo momento uno sconto alla pompa di circa €/0,30 centesimi grazie alla riduzione temporanea delle accise, vuol dire che siamo tornati “senza far rumore” sopra i 2,20/30 euro al litro, benzina o diesel che sia.

L’aumento dei prezzi oltre alle solite accuse alla speculazione (lo si fa quando non si hanno argomenti), è da ricondurre anche alle sanzioni che l’Europa sta applicando alla Russia. Nei prossimi anni il greggio russo che storicamente viene spedito nell'UE potrà essere parzialmente dirottato altrove, ma questo spostamento sarà molto più difficile per i prodotti petroliferi russi, anch'essi colpiti dal divieto di importazione dell'UE, considerando che i mercati dei prodotti tendono ad essere molto più regionali rispetto al greggio (non c'è stato alcun flusso di distillato medio dalla Russia all'India).



Oro giallo, oro nero: i due protagonisti del 2022 che cavalcano

la spirale inflattiva mondiale (fonte Nasdaq)


Chi ci guadagna in tutto questo? Indovinate un pò: gli Stati Uniti. Seppur con gravi crisi interne legate all’estrazione e alla distribuzione di gas e altri prodotti petroliferi, gli Stati Uniti hanno siglato subito dopo l’invasione, un accordo con l’Europa per la distribuzione del gas liquefatto via mare. L’aumento dei noli, del carburante e dei costi del personale a bordo delle tratte da e per l’Europa hanno inciso nella risalita dei prezzi delle ultime settimane. Il governo americano ha inviato quasi tre quarti di tutto il loro gas naturale liquefatto in Europa nei primi quattro mesi del 2022, con spedizioni giornaliere più che triplicate rispetto alla media dello scorso anno. Nel 2021 il blocco era la destinazione di solo un terzo delle forniture americane. L'aumento significa che gli Stati Uniti rappresentano ora quasi la metà delle importazioni di GNL (gas naturale liquefatto) dell'Europa, circa il doppio della quota dello scorso anno. Hanno inoltre promesso di aumentare le forniture di questo combustibile super refrigerato all'Europa dopo che il blocco ha deciso di abbandonare il gas russo. Questo dovrebbe mantenere le dinamiche del mercato dei distillati più rigide a lungo, sostenendo i prezzi del diesel e, in ultima analisi, anche quelli del greggio.

La “Trading Ideas” di questo mese

Quello che si vede sui social media in questo momento è la cosiddetta "call-to-action": si invoca l'intervento delle istituzioni (Fed, BCE) suggerendo qua e là quale sia il minimo di mercato sull’S&P500, del DAX o di chissà quale indice azionario. Il problema è che le banche centrali non ci ascoltano più e non agiranno. Il gioco è finito, almeno per ora.

Dare una visione e un'esposizione ai mercati non è da tutti. In giro ci sono tanti salotti da bar dove si chiacchiera, ma zero azioni. Il rischio di fare brutte figure è reale, e infatti pochi lo fanno, e io rientro in questa minoranza. Lo dico senza presunzione, solo una constatazione di realtà. Se si vuole aspirare a un profitto (o a un successo) sui mercati, bisogna accettare il rischio delle proprie azioni. Non ci sono pasti gratis. E se ci si sbaglia? Amen, si aggiusta il tiro, si cerca una soluzione, si cambia idea e si rimane competitivi, continuando a giocare. Non c'è via d'uscita. Adesso immergiamoci nel racconto di questa settimana: aspettative, decisioni delle banche centrali e market mover da tenere sott’occhio, ma prima l’idea operativa di questo mese.



Petrolio diretto spedito ai 130 dollari dopo aver costruito una

zona supportiva sopra i 100 dollari (fonte Dax Trading Ideas)


A scopo educativo, ritengo che il petrolio possa raggiungere i 130 dollari verso la fine del terzo trimestre 2022 (fine Giugno- Inizio Luglio), con un'ipotesi rialzista di $150 invariata per fine anno. (Disclaimer: non è un consiglio d’investimento)Dopo aver costruito per settimane una zona supportiva sopra 100 dollari, il movimento direzionale sembra puntare al vecchio massimo fatto durante a inizio Marzo, una settimana dopo che Vladimir Putin dichiarò l’invasione dell’Ucraina.

Convergenze parallele

Un'espressione della lingua italiana, appartenente al lessico politico e al politichese con il quale si andò a indicare una traiettoria politica che avrebbe dovuto portare a un'intesa (il cosiddetto compromesso storico, da alcuni auspicato) tra forze democratiche tradizionalmente distanti: la sinistra italiana e il centro democristiano. Così nascono le “convergenze parallele”. Si tratta di un'espressione d'autore, storicamente attribuita ad Aldo Moro, che, verosimilmente, trae origine da un discorso pronunciato nell'ambito del congresso di Firenze della Democrazia Cristiana del 1959, vertente sulla politica delle alleanze. L'affermazione secondo cui "in tale direttrice diviene indispensabile progettare convergenze di lungo periodo con le sinistre, pur rifiutando il totalitarismo comunista" ha dato spunto al concetto delle convergenze parallele. La locuzione, in realtà, è il frutto di un'invenzione del 1960 di Eugenio Scalfari, allora giornalista de L'Espresso.

Dal punto di vista retorico, l'espressione è un ossimoro, perché nasce dall'accostamento di due parole in antitesi. Le convergenze parallele sono infatti un paradosso. Nella comune intuizione geometrica, e nella geometria euclidea, due rette parallele non possono convergere: nel piano, infatti due rette si dicono parallele proprio quando sono prive di punti in comune, cioè quando non si intersecano. Se hanno uguale distanza dal punto di intersezione delle rette, i punti vi giungono nello stesso istante.



Aldo Moro (foto di repertorio)


Lo stesso paradosso lo vive l’Europa. Ormai lo scrivo da mesi e credo che sarà l’ultima volta che tratto l’argomento. Esistono almeno quattro gruppi di interessi divergenti. In Ucraina e negli Stati baltici, sconfiggere la Russia è letteralmente esistenziale. Ma in Germania, Francia e Italia il calcolo è molto diverso.

Ce lo chiede l’Europa — Quando si tratta di imporre sanzioni energetiche con i denti, la Germania e l'Italia dipendono dalla Russia per circa la metà delle loro importazioni di gas naturale e non hanno le infrastrutture per attuare una rapida sostituzione. Berlino ha persino elaborato un piano in tre fasi in caso di interruzione del gas russo, comunicando alle case automobilistiche che potrebbero dover chiudere le linee di produzione per garantire alle famiglie di riscaldare le proprie case durante l'inverno. La Bundesbank ha messo in guardia dalla recessione in caso di interruzione delle forniture. Ma mentre l'Europa si torce le mani e l'America e il Regno Unito vedono un vantaggio, gran parte del resto del mondo si trova di fronte a una prospettiva più cupa grazie alla guerra di Putin. La Russia sta minacciando una crisi alimentare globale bloccando il Mar Nero, sollevando la prospettiva di una catastrofe umanitaria nei Paesi in via di sviluppo ed esponendo ancora una volta la fragilità delle catene di approvvigionamento dopo il protezionismo iniziale della pandemia. 19 Paesi hanno imposto restrizioni alle esportazioni di prodotti alimentari di base.

Italian do it better — L'Italia ha iniziato a razionare l'energia negli edifici pubblici. La Francia è altrettanto timorosa, conoscendo le proteste dei Gilet Jaunes (gilet gialli) e il tipo di disordini sociali che possono derivare dall'aumento dei prezzi del carburante. Sebbene le maggiori potenze europee affermino di avere in programma di disintossicarsi dalle importazioni russe, hanno bisogno di tempo. Da qui i nuovi tentativi di negoziare un cessate il fuoco, anche se ciò significa chiedere all'Ucraina di cedere ancora più territorio alla Russia. Draghi sembra aver ammorbidito la posizione dell’Italia dopo l’incontro alla casa bianca, costruendo un tavolo negoziale e appoggiando Macron che ha aperto anch’essi alla strada del dialogo. Il problema è che l’Europa è unita sulla carta, ma divisa nei fatti: mentre l’Italia ha scelto la linea atlantista ma aperta al dialogo, l’Est dell’Europa vive questo periodo storico come un momento giusto per “sistemare i conti” della seconda guerra mondiale. Non parliamo neanche di quello che pensano nel Regno Unito, guerrafondai senza tempo.

C’è chi dice no (le lobby americane) — Oltre la Manica e oltre l'Atlantico, le conseguenze economiche della guerra, nonostante l'inflazione, sembrano meno critiche. Gli Stati Uniti sostengono senza riserve la resistenza dell'Ucraina, non solo per respingere la Russia ai suoi confini, ma anche per inviare un chiaro messaggio alla Cina sulle sue ambizioni territoriali a Taiwan (ne abbiamo parlato qui). Ma è utile che le considerazioni economiche dell'America si allineino con i suoi obiettivi geopolitici. Il rifornimento di armi e munizioni promette una fortuna al suo potente complesso militare-industriale, mentre la relativa autosufficienza energetica e alimentare dell'America la isola dalle peggiori ripercussioni della guerra. Nel Regno Unito, con poca esposizione diretta al gas russo e analogamente allineato con la dura posizione del Presidente Joe Biden nei confronti dell'aggressione del Cremlino, alcuni leader aziendali pensano che l'industria britannica possa sostituire le linee di produzione tedesche chiuse. Per non parlare del fatto che il Regno Unito ospita alcuni dei maggiori appaltatori della difesa in Europa.

Focus sulle decisioni della BCE dell’ultimo meeting

I dati sull'inflazione saranno osservati con estrema attenzione nei prossimi mesi. L'obiettivo finale della Fed non è solo quello di rallentare l'economia: il suo obiettivo finale è raffreddare l'inflazione. L'utilizzo di strumenti politici per rallentare l'economia è solo un mezzo per raggiungere questo obiettivo. Per questo il mercato avrà bisogno di nuove informazioni sull'andamento dell'inflazione: letture più morbide possono spingerci verso l'alto, mentre letture più elevate potrebbero riportare un po' di volatilità sui tassi e far scendere il rischio azionario. Ma anche il tempo è un fattore chiave, poiché dobbiamo digerire l'indebolimento della crescita e degli utili nei prossimi due trimestri. All'orizzonte si profilano due chiari rischi che possono mettere fine alla calma. Un'inversione di tendenza dei tassi e/o un aumento delle indicazioni negative delle società nella stagione dei bilanci del secondo trimestre.



Le nuove proiezioni dell'OCSE mostrano una crescita nell'area dell'euro di appena l'1,6%

il prossimo anno con un'inflazione al 4,6%, in parte a causa della decisione dell'UE di imporre

limiti al petrolio russo (fonte Bloomberg)


La Banca Centrale Europea la settimana scorsa ha dato inizio a una nuova era di politica monetaria, completando il suo percorso per affrontare la minaccia di un'inflazione fuori controllo. Armati di nuove previsioni e con i prezzi in aumento a un ritmo record, la Presidente Christine Lagarde e i suoi colleghi porranno fine a miliardi di euro di acquisti di asset e cementeranno un percorso per uscire da otto anni di tassi di interesse negativi. Se i prezzi al consumo che aumentano a più di quattro volte l'obiettivo del 2% sono abbastanza allarmanti, è la prospettiva oltre l'immediato termine che sosterrà il cambiamento. Le loro proiezioni mostreranno probabilmente che l'inflazione non scenderà di nuovo sotto l'obiettivo fino al 2024. Ma riavvolgiamo il nastro e ripercorriamo il corso degli eventi della scorsa settimana, a mio avviso fondamentale per i prossimi passi.

La Bce "intende alzare i tassi d'interesse di 25 punti base al meeting di luglio" e "si aspetta di alzare nuovamente i tassi a settembre". Lo si legge in una nota della Bce, secondo cui dopo settembre "ci si attende che un ritmo graduale, ma sostenuto, di ulteriori aumenti sarà appropriato". La Bce ha deciso "di porre fine agli acquisti netti di titoli attraverso il programma App dal 1 luglio 2022" mentre ha lasciato i tassi invariati: il tasso principale resta a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%.

Ecco un estratto dello statement con i punti delle principali decisioni nella riunione del 9 Giugno 2022:

  1. Il paragrafo inziale dello statement ha sancito che l'inflazione è "la principale sfida per tutti noi" e che "il Governing Council si assicurerà che torni al target nel medio periodo". Tanto per chiarire oltre ogni dubbio qual è il focus BCE in questo momento.
  2. Si è dichiarato che l'esplosione dei prezzi del cibo e dell'energia causati dalla guerra  è alla base dei recenti aumenti, ma le pressioni si stanno allargando ad altri beni e servizi. Le previsioni sono state riviste al rialzo, e resteranno elevate per un periodo piuttosto lungo, con il  CPI ancora sopra target nel 2024. La previsione d'inflazione per il 2022 è passata dal 5.1% di marzo al 6.8% di oggi, e secondo me siamo ancora indietro. L'anno prossimo è vista al 3.5% anziché il 2.1% di marzo, e infine nel 2024 è vista al 2.1%.
  3. Anche a causa dell'invasione dell'Ucraina (già nota a marzo, peraltro) le previsioni di crescita sono state abbassate, nel 2022 dal 3.7% di marzo al 2.8% attuale e nel 2023 dal 2.8% al 2.1%. Nel 2024 sono state alzate da 1.6% a 2.4%, con l'abbattimento degli attuali ostacoli alla crescita.
  4. Per questi motivi il GC ha deciso di intraprendere altri passi di normalizzazione tra cui il termine del programma di acquisti il 1 luglio, l'aumento dei tassi di 25 bps al meeting di luglio, e un altro aumento a settembre, che dipenderà dall'Outlook di inflazione, e quindi potrebbe essere di 25 bps o di più se l'outlook attuale persiste o peggiora. Dopodiché il GC giudica che un "graduale ma sostenuto percorso di rialzo dei tassi sia appropriato".
  5. Per quanto riguarda il rischio frammentazione (spread) l'unica notazione è che il reinvestimento delle revenues del portafoglio ECB costruito tramite il PEPP può essere effettuato in maniera flessibile favorendo le giurisdizioni in difficoltà.
  6. Infine le TLTRO verranno lasciate scadere questo mese senza rinnovo,  anche se il  GC continuerà a vigilare sulle condizioni della liquidità.


La BCE lascia i tassi invariati ma intende aumentarli di 25 punti base a luglio,

 l'entità dell'aumento dei tassi di settembre dipenderà dai dati, possibile 0.50%.

(fonte Bloomberg)


Durante la conferenza stampa, Lagarde ha confermato il tono hawkish (falco, ossia aggressivo verso la riduzione degli aiuti dopo quasi 20 anni di easing), ecco le parole:

- “L’inflazione alta è una sfida significativa. Il Consiglio Direttivo farà di tutto per riportarla al 2%; l’inflazione resterà alta per qualche tempo. Ma la riduzione dei prezzi dell'energia e il rialzo dei tassi dovrebbe diminuirla”

- “Le previsioni Pil Eurozona riviste al ribasso in maniera significativa per il 2022 e 2023, mentre le abbiamo rialzate per il 2024; ci aspettiamo di alzare i tassi a luglio e settembre. In base alle condizioni, a settembre potremmo operare un maggiore rialzo dei tassi”

- “Gli indicatori suggeriscono che i prezzi dell'energia rimarranno sostenuti nel breve periodo, per poi moderarsi nel medio; la guerra continua a essere un rischio al ribasso per la crescita, specie in caso di stop alle forniture energetiche; le previsioni sono incerte ma ci sono le condizioni perché la crescita continui”

- “Sul rialzo dei tassi, la questione per la BCE non è "raggiungere la Fed; dobbiamo assicurarci che non ci sia frammentazione nell'Eurozona; la decisione di oggi è stata presa all'unanimità. A settembre li alzeremo in dipendenza dell'andamento dell'inflazione nel medio termine e un aumento di 25 punti base potrebbe essere opportuno; non ci possiamo aspettare di vedere conseguenze immediate sull'inflazione dal rialzo dei tassi; se necessario dispiegheremo altri strumenti anti-spread”

Calendario economico della settimana

Come se non bastasse, dopo una settimana ad alta tensione sui mercati e su tutti gli asset finanziari, si riparte da dove abbiamo lasciato. Una quantità di dati macro in uscita impressionante culminata con la decisione del tasso della Fed e la conferenza stampa del presidente della Federal Reserve Jerome Powell. Iniziamo subito oggi con i dati del PIL nel Regno Unito e produzione manifatturiera. Martedì 14 Giugno, l’importante sondaggio ZEW tedesco sul sentiment dell’economia da parte degli imprenditori.



Mercoledì è la giornata più importante che inizia al pomeriggio con i dati delle vendite al dettaglio USA, per poi arrivare alla serata europea con lo statement del FOMC, la decisione del tasso d’interesse e l’attesissima conferenza stampa del presidente della Fed che darà sicuramente brio ai mercati finanziari.

Giovedì 16 sarà la decisione sui tassi d’interesse del Regno Unito che continuerà la linea tracciata dalla Fed e dalle banche centrali di tutto il mondo, ossia aumenti. Altro dato molto importante e particolarmente seguito è il dato sui permessi di costruzione rilasciati negli Stati Uniti; proseguirà con i sussidi di disoccupazione e concluderà con l’indice Filadelfia.



Venerdì 17 Giugno anche la BOJ dirà la sua dall’altra parte del mondo con la dichiarazione del presidente della banca del Giappone. Qualcosa dovranno raccontare anche loro quando dovranno spiegare al mondo intero come facciano a tenere un inflazione bassa con una contrazione economica in corso e aumenti galoppanti del costo delle materie prime. Mai come questa volta credo che ci nascondino qualcosa e che prima o dopo i nodi verranno al pettine anche nel Sol Levante.


Sayōnara, al prossimo articolo!

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