MT14: Fatemi respirare solo un attimo di pace.



"La società aperta si basa sul riconoscimento che tutti noi agiamo sulla base di una comprensione imperfetta. Nessuno è in possesso della verità ultima. Pertanto, abbiamo bisogno di un modo di pensare critico; abbiamo bisogno di istituzioni e regole che permettano a persone con opinioni e interessi diversi di vivere insieme in pace; abbiamo bisogno di una forma di governo democratica che garantisca il trasferimento ordinato del potere; abbiamo bisogno di un'economia di mercato che fornisca un feedback e permetta di correggere gli errori; abbiamo bisogno di proteggere le minoranze e rispettare le opinioni delle minoranze. Soprattutto, abbiamo bisogno dello Stato di diritto. Ideologie come il fascismo o il comunismo danno origine a una società chiusa in cui l'individuo è sottomesso al collettivo,la società è dominata dallo Stato e lo Stato è al servizio di un dogma che pretende di incarnare la verità ultima. In una società di questo tipo, non c'è libertà".

Fallibilità, riflessività e principio dell'incertezza umana, Journal of Economic Methodology — George Soros

Una cartolina dalla Cina

Dopo decenni di duro lavoro, la difesa nazionale cinese è diventata sempre più forte. La Cina ha aderito alla via dello sviluppo pacifico e ha mantenuto una situazione interna relativamente pacifica. E’ rimasta senza guerre per molto tempo. Tuttavia, la situazione internazionale sta cambiando e la situazione mondiale potrebbe non essere sempre orientata al meglio. Ci sono ancora molti paesi nel mondo che la guardano.

Le guerre non si combattono dall'oggi al domani e i paesi vengono messi sul piede di guerra per essere ben preparati all'inizio della guerra. Se scoppia un conflitto con un altro paese, e diventa così grave che la guerra comincia e il popolo fosse in uno stato di tesa prontezza, cosa dovrebbero fare i cinesi? La risposta è in realtà abbastanza semplice: quando il paese entra in uno stato di prontezza alla guerra, annuncia lo scoppio della guerra. L'esercito, in quanto forze armate nazionali, sarà il primo ad agire. L'esercito entrerà in un intenso stato di prontezza alla guerra, dispiegherà forze di difesa in posti importanti e varie armi da guerra verranno azionate una dopo l'altra per prepararsi alla guerra.

In questo momento storico la Cina è in uno stato di prontezza alla guerra

Al fine di garantire che ci siano abbastanza soldati in guerra, lo stato cinese recluterà anche su larga scala, aprendo più posti per arruolarsi nell'esercito, in modo che un gran numero di nuove reclute possa entrare nell'esercito il prima possibile, quindi che possono sforzarsi di padroneggiare le abilità di combattimento prima dell'inizio della guerra. Pertanto, quando il paese entra in uno stato di prontezza alla guerra, la maggior parte dei giovani deve arruolarsi nell'esercito ed essere pronta a dedicare il proprio sangue al paese.

La Cina negli ultimi mesi sta aumentando la pressione verso i ministri degli interni per accelerare questo processo


Il paese è un'entità enorme, quando si tratta dello scoppio della guerra, la stabilità dell'operazione interna non è meno importante della guerra. Dopotutto, la guerra costa molto denaro e risorse materiali e senza una retroguardia stabile, l'esercito può facilmente isolarsi e persino rimanere senza munizioni, quindi, in uno stato di guerra, la popolazione deve solo continuare a vivere e lavorare normalmente e, allo stesso tempo, offrire sostegno al Paese.

La Cina sta aumentando le scorte di materie prime e diminuendo le esportazioni per uso interno


La sensazione che si respira in Cina è che da occidente soffino venti di guerra. Il presidente americano Joe Biden, in un recente intervento pubblico, semmai ce ne fosse stato bisogno, ha confessato che l’intelligence e il dipartimento esteri del suo governo sta osservando con estrema attenzione quello che succede intorno all’isola di Taiwan. “Gli Stati Uniti interverranno militarmente se la Cina tenterà di prendere Taiwan con la forza”, è stato secco e diretto Biden, rincarando con un accostamento all'Ucraina che Pechino "sta scherzando con il fuoco". Da Tokyo, nella conferenza stampa congiunta con il premier nipponico Fumio Kishida, le parole di Biden sono apparse un brusco cambio di rotta nei rapporti con Taipei che ha colto di sorpresa i consiglieri più stretti della Casa Bianca. A Biden era stata posta la domanda sulla disponibilità Usa a un coinvolgimento militare contro un tentativo di forza cinese per il controllo di Taipei, viste le perplessità americane sull'Ucraina. L'idea che Taiwan possa essere presa con la forza, è puramente inappropriata. La reazione cinese è stata rabbiosa, come prevedibile.



Taiwan l’oggetto del contendere tra Usa e Cina potrebbe innescare un nuovo conflitto mondiale

(foto di repertorio)



"Nessuno dovrebbe sottovalutare la decisa determinazione, la ferma volontà e la forte capacità del popolo cinese di difendere la sovranità nazionale e l'integrità territoriale", ha replicato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, dato che “Taiwan è una questione interna". Con una nota notturna, l'Ufficio per gli affari di Taiwan del governo centrale, ha rincarato che sono gli Usa a giocare con il fuoco usando la "carta Taiwan" per contenere la Cina, mettendo in guardia che "ne resteranno bruciati". La Casa Bianca ha cercato di minimizzare in un momento di forti tensioni sino-americane e un funzionario ha affermato che la posizione ufficiale è invariata, ricordando che "il nostro impegno ai sensi del Taiwan Relations Act è di fornire a Taiwan i mezzi militari per difendersi". Il governo americano, per chiarire i termini della questione, ha mantenuto la sua "ambiguità strategica" sull'uso della forza militare ad attacchi cinesi contro Taipei, adottata dopo che Washington nel 1979 trasferì il riconoscimento diplomatico su Pechino, facendo diventare ufficiosi i legami Usa-Taiwan. Lo scopo è dissuadere la Cina dall'aggredire Taiwan, ma anche l'isola dal cercare l'indipendenza: nessuna delle due parti può essere certa di un intervento americano a difesa dell'isola.

Seppur vero che Biden ha aperto alla linea che prevede la riduzione delle sanzioni e di alcuni dazi imposti dall’amministrazione Trump, i venti di guerra sembrano non attenuarsi. Durante un conflitto come quello Russo-Ucraino che non accenna a trovare un tavolo di negoziato, l’ultima cosa che vorremo sentirci dire è che un altro potenziale guerra è alle porte. Tuttavia dobbiamo essere realisti e osservare che il pericolo esiste, ed è reale. Soprattutto quando ci sono di mezzo gli Stati Uniti e “lo smemorato Joe”.

La festa sui mercati continuerà, ma senza di noi

La maggior parte degli analisti finanziari in queste settimane è costantemente alla ricerca del santo graal: il timing di ingresso, il minimo assoluto, dove mettere soldi che entro qualche giorno possano raddoppiarsi o triplicarsi portando profitto alle tasche dei loro clienti e ricche commissioni ai gestori. La realtà come al solito è molto diversa da quella che ci viene raccontata e la distorsione è palese.

Il motivo che c’è dietro queste menti geniali (eufemismo), è che i mercati finanziari ci hanno abituato a questo schema ricorrente ed ha costruito nelle loro teste superiori (eufemismo ancora) un bias. Il problema è che questo bias esiste solo per loro. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.



Grafico del Dow Jones di tutti i tempi (fonte Macro Trends)


Se osservate il grafico del Dow Jones di tutti i tempi emerge chiaramente una curva partita dal 1896, data della sua nascita e che dopo 126 anni vale oltre trentamila punti. “Basta comprare tutti i minimi che poi risale sempre”, dicono gli analisti di cui sopra. La realtà è molto differente soprattutto se chiedete a chi ha investito nel 1929, nel 1987, nel 2001, giusto per ricordare le famose date che hanno segnato i peggiori crolli dei mercati azionari. Il mercato rimbalza sempre, dicono quelli bravi. La ricerca del timing è un lavoro difficile, valoroso, addirittura nobile, ma estremamente complesso. L’abitudine a stare dalla parte del trend senza prendere atto che il mercato è composto da compratori e venditori, è lasciatemelo dire, una brutta abitudine. Sono un forte sostenitore della bi-direzionalità e dell’opportunismo. Chi lavora sui mercati finanziari non deve seguire la tendenza o comprare tutti minimi solo perchè il mercato sale sempre. Non tutti i prezzi vanno comprati, non tutti sono buone opportunità. Come ho detto in un episodio precedente “il miglior affare si fa al miglior prezzo, non a qualunque prezzo”.


La festa sicuramente continuerà ma quasi sicuramente lo farà senza di noi.

Torniamo ai giorni nostri. Un lungo mercato toro ci ha condizionato all'idea che le cose si riprendano, che il calo debba essere comprato. Chi vuole rimanere indietro quando la festa continua? Il momento della prima mossa è passato da tempo. In effetti, il mercato ha già perso molto vigore. I titoli preferiti dal settore retail hanno ritracciato la loro sovra-performance. L'indice dei titoli tecnologici non redditizi di Goldman Sachs è tornato sulla terra. Il sentiment è negativo. Gli hedge fund focalizzati sul settore tecnologico, protagonisti degli ultimi due anni, hanno tagliato molte posizioni.

Ecco un paradosso. Se l'incertezza macro è in aumento, si dovrebbe essere meno fiduciosi nel fare scommesse. È ora di giocare in difesa. Tuttavia, se improvvisamente state dedicando molto tempo alla ricerca dei fondamentali, la fiducia nei vostri giudizi potrebbe aumentare. Ritengo che sia particolarmente importante combattere la distorsione in atto e non ancorare le nostre aspettative all'esperienza dell'ultimo decennio.



Grafico dell’SP500 degli ultimi 2 anni (fonte Dax Trading Ideas)



Se osservate questo grafico dell’S&P500 emerge chiaramente che minimi e doppi minimi vengono continuamente comprati, anche durante mercati che tendono al ribasso. La demolizione controllata in atto è addirittura peggio del sell-off che abbiamo assistito in epoca covid, la più grande opportunità di acquisto degli ultimi 20 anni.

Un'analisi più approfondita dei gruppi industriali dell’S&P500 mette in evidenza quali parti del mercato ci impediscono di raggiungere un segnale di acquisto di capitolazione. Energia, beni di prima necessità, servizi di pubblica utilità e assicurazioni, che rappresentano circa il 15% della capitalizzazione di mercato e il 20% dei titoli dell'indice, sono i settori che resistono al sell-off. È interessante notare che i titoli di base hanno iniziato ad unirsi al ribasso la scorsa settimana. È giustificato tenere d'occhio questi gruppi rimanenti e anche il loro giorno arriverà.

Fino ad allora, i violenti rally del mercato orso dovrebbero essere utilizzati per alleggerire le aree più vulnerabili all'imminente ripresa degli utili. La pressione sui margini e il calo della domanda dei consumatori di fascia bassa sono stati ampiamente compresi dal mercato, ma l'eccesso di scorte e il rischio associato ai prezzi iniziano solo ora a riflettersi sui prezzi delle azioni. Da un recente sondaggio condotto da Morgan Stanley sui consumatori è emerso che oltre il 50% degli intervistati prevede di ridurre le spese nei prossimi sei mesi a causa dell'inflazione.

Inflazione e recessione: due rime stonate

La Fed deve ancora alzare i tassi in misura sufficiente a trasformare la crescita in recessione e il mercato azionario è ben lontano dall'essere sceso abbastanza da far crollare la spesa. I titoli azionari possono scendere ancora, ma la Fed sta inviando un segnale evitando di stressare i mercati e suggerendo di essere vicina alla conclusione. Ci si aspetta un ritmo di inasprimento meno aggressivo dopo l'estate. Per quanto riguarda la recessione, non si crea fino a quando la Fed non spinge i tassi a breve in territorio reale, e sono ben lontani dal farlo, scommettendo ancora sul fatto che l'inflazione sia transitoria.

Tutti si stanno preparando per una recessione in questo momento, perché il mercato azionario la sta prezzando. Cosa significa questo per i mercati?



Secondo Goldman Sachs, l'inflazione core statunitense ha probabilmente raggiunto il picco a marzo.

Il grafico mostra l'inflazione core (anno su anno) - le linee tratteggiate indicano le previsioni. (fonte GS)



L'economia è entrata già in recessione. La Fed è riuscita a ottenere un atterraggio morbido solo in 3 degli ultimi 14 cicli di rialzo e probabilmente questo è il più difficile da affrontare. Questo mi dice che le probabilità di un atterraggio morbido non sono dalla loro parte e quindi dobbiamo aspettarci un atterraggio duro.

I settori a beta più elevato vengono distrutti, mentre quelli più difensivi registrano performance superiori, ma sempre in rosso. Solo l'energia è positiva, ma c'è una storia da raccontare. Innanzitutto, c'è una guerra in Europa che colpisce i principali fornitori. In secondo luogo, le società petrolifere non hanno prodotto di più nemmeno prima della guerra perché il costo del capitale è aumentato per motivi ESG e quindi queste società stanno trattenendo il loro free cash flow. Infine, queste società presentano la crescita degli utili più elevata. Continuo a pensare che l'energia sia un settore da tenere d'occhio, perché è stato dato per morto per anni e non stiamo assistendo alla tipica reazione del settore, come invece potrebbe accadere (Petrolio a $160?). Questo è in realtà un aspetto negativo per il resto del mercato, in quanto rende molto più difficile l'intervento della Fed e la tiene in gioco. Tuttavia, offre agli investitori una possibilità.

ESG è l’acronimo di Environmental, Social and Governance e si riferisce a tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimento. Questo approccio deriva dal concetto di “Triple Bottom Line”, noto anche come “Persone, Pianeta e Profitti” (PPP), introdotto negli anni ’90 e secondo cui le aziende non dovrebbero concentrarsi solo sui “Profitti”, ma su ciascuna delle tre “P”, che sono altrettanto importanti per la sostenibilità di qualsiasi impresa commerciale. Questo concetto si è evoluto nei fattori ESG, che oggi sono il caposaldo dell’Investimento sostenibile e responsabile (Sustainable and Responsible Investing, SRI).


Se l'economia può rallentare ma resistere e non entrare in recessione, allora gli utili possono reggere e si ha l'opportunità di acquisto dell'anno. In caso contrario, c'è ancora un po' di ribasso negli asset rischiosi, dato che siamo ancora al 15% sopra il livello del 2019-2020 da cui è partito il rally monetario e fiscale di Covid.

Se dovessi riassumere il tutto in 5 punti, direi che: Stiamo per entrare in una recessione, causata dalla politica aggressiva della Fed, ma probabilmente non prima dell'inizio del 2023;

  1. Stiamo per entrare in una recessione, causata dalla politica aggressiva della Fed, ma probabilmente non prima dell'inizio del 2023;
  1. Il mercato sta valutando una recessione che avverrà prima;
  2. Ci sono segnali che indicano che il mercato è molto iper-venduto e l'azione dei prezzi di questa settimana è il risultato della scadenza delle opzioni;
  3. I mercati dell'orso sono caratterizzati da ribassi a cascata, ma anche in questi casi si possono verificare forti rialzi e forse siamo pronti per uno di questi;
  4. Altri mercati, come le cripto-valute, il credito o i mercati privati, ci dicono che non abbiamo ancora superato il momento peggiore, cioè i cosidetti titoli che contano, quelli pesanti, ancora non sono ancora scesi.

Per definire il fondo dei mercati, dobbiamo definire il fondo del ciclo economico: il prossimo trimestre sarà quello decisivo a mio parere.

Calendario economico della settimana

Settimana piena di appuntamenti macro. Partiamo subito dal dire che oggi i mercati americani sono chiusi per la giornata della memoria (Memorial Day). Martedì 31 Maggio è il giorno dell’Indice dei Prezzi al consumo in Europa, dato estremamente importante che la BCE sta controllando ogni mese per aggiustare la politica monetaria e far partire il tanto atteso aumento dei tassi. In giornata parlerà anche Lagarde che forse dovrà spiegare qualcosa in merito. Nel pomeriggio l’indice ISM negli Stati Uniti darà uno spaccato sugli acquisti della manifattura. Giovedì sarà il giorno di alcuni dati molto importanti sempre negli Stati Uniti (leggili nel calendario qui sotto) e la settimana si concluderà con i Non Farm Payrolls (Buste Paga del settore non agricolo), il tasso di disoccupazione e l’ISM non manifatturiero. La volatilità sarà sicuramente alta per tutta l’estate, prepariamoci ai prossimi mesi molto caldi.



Calendario della settimana dal 30 Maggio al 3 Giugno



In conclusione, Le aspettative che il cosidetto “relief rally” si svolga nelle prossime settimane è concreto: ciò riflette l'opinione che i principali indici azionari possano registrare un rialzo del 10-12% e trovarsi ancora in una chiara tendenza al ribasso, per cui il rapporto rischio/rendimento si è in qualche modo spostato. Le tattiche operative potrebbero portare un sollievo nel breve periodo e quindi generare delle opportunità di acquisto su asset sottovalutati o in spread; dall’altro canto per chi è già in posizione oppure chi vuole liquidare, potrebbe essere il momento dell’attesa. Come al solito i mercati anticipano qualsiasi tipo di decisione e così il Nasdaq ha messo a segno +7% in questa settimana, 6.5% l’S&P500 e 6% il Dow Jones. L’Europa ha perso aderenza (e spread) negli confronti degli USA e potremo essere i primi a soffrire un calo, come ci ha dimostrato la scorsa settimana l’indice domestico FTSEMIB. Staremo a vedere, al prossimo articolo!




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