MT13: Cambio di regime per l'azionario globale



Il 2022 è stato l’inizio della fase orso sui mercati finanziari. Tiger Global, uno degli hedge fund più performanti al mondo dell'ultimo decennio, ha subito un drawdown del 34% nel solo primo trimestre del 2022. Quando i mercati azionari salgono soltanto, gira tutto alla grande per i gestori dei fondi. Ma si sa, i mercati finanziari vivono all’interno di un ciclo economico che torna sempre al punto di partenza e appena il mercato orso (ribassista) torna a bramire, iniziano a vacillare in rendimenti negativi. Durante i mercati toro (rialzista) sono tutti felici con le loro Lamborghini ben esposte, staccandosi ricchi dividendi. Così come su Instagram gli influencer mostrano la loro wonderful life, anche l’alta finanza vuole farci credere che è tutto un “rose e fiori”. Ce la raccontano caviale e champagne ma la verità è che la maggior parte è lì con le pezze al culo, oppure vive giorni da leone e tanti da c…. ci siamo capiti.

L’unico motivo di sopravvivenza sui mercati finanziari è la consistenza.

Non importa essere il migliore, ma fare del tuo meglio ogni giorno, creare qualcosa di solido e duraturo. Un foglio di carta è niente in confronto ad un libro di mille pagine, ma tanti singoli fogli fanno una libreria intera.

Ne sanno qualcosa i cripto evangelisti che nel 2022 hanno raccolto gli stracci. Secondo un sondaggio di una nota società di analisi americana, il 50% degli investitori professional ha perso denaro facendo trading con le cripto-valute. Che mi risulti non esiste un dato per i clienti retail, i cosidetti “non professional”. Sinceramente preferisco non conoscere questo dato, posso solo immaginare il bagno di sangue che c’è stato dietro, soprattutto dopo gli ultimi eventi legati alle stablecoin che forse tanto “stable” non erano.



Screenshot del mio account Twitter dove parlo delle stablecoin: dopo aver perso il 99%

del valore ne hanno perso un altro 99%. Non c’è limite al peggio.


Gli stablecoin sono crypto asset (in particolare sono token) che hanno due proprietà importanti: per prima cosa, in quanto token, e quindi asset digitali, i loro scambi sono registrati su una blockchain, esattamente come succede per gli scambi di Bitcoin. In secondo luogo, e questa è la loro principale particolarità, da cui prendono il nome, il loro valore è “ancorato” ad un asset o un bene reale, che può essere il dollaro, l’euro oppure l’oro. Un token vale un dollaro, ad esempio.


Non sono un esperto di cripto e blockchain in generale, ma immagino dall’alto della mia ignoranza, che solo pensare che possa esistere un algoritmo legato indissolubilmente al valore di 1 dollaro o 1 oncia d’oro mi fa rabbrividire di quanta stupidità esista in questo mondo di invasati (mi perdoneranno gli appassionati cripto-mani).

Basti pensare che il fondatore di MicroStrategy che ho menzionato alcune lettere fa, Michael Saylor, illuminato dell’alta finanza, abbia investito e continua ad investire tutto il capitale della sua azienda in Bitcoin. Premesso che sono assolutamente favorevole all’investimento serio e consapevole nel lungo periodo in BTC, è totalmente insensato che persone di questo genere che influenzano milioni di persone, manchino totalmente delle basi, ed in particolare una delle prime regole dell’investimento: la diversificazione.

Ma torniamo al racconto dei mercati e del perchè credo che siamo indirizzati ad un “cambio di regime per l’azionario globale”.

Dai venti di coda ai venti contrari

All'inizio della pandemia di coronavirus, il mercato azionario è crollato e gran parte dell'economia si è fermata. La Federal Reserve ha prontamente dato il via a tonnellate di stimoli d'emergenza, riuscendo a far ripartire l'economia dal baratro. Da allora la crescita economica è stata impressionante, grazie alla crescita dei posti di lavoro. Il PIL, i consumi personali e i prezzi delle case hanno raggiunto livelli record, mentre il tasso di disoccupazione è crollato. Tuttavia, l'offerta non è stata in grado di tenere il passo con il boom della domanda, una dinamica che ha alimentato le fiamme dell'inflazione, generando i cosidetti “colli di bottiglia”.

La pandemia ha causato enormi interruzioni nella catena di approvvigionamento globale. Molte aziende hanno operato a capacità limitata e molte persone non hanno potuto lavorare. E le interruzioni sono continuate in seguito alle nuove ondate di infezioni provocate dalle nuove varianti di COVID-19. Tutto, dai materiali per l'edilizia abitativa (ne sappiamo qualcosa qui in Italia con il famigerato bonus 110%) ai chip per le automobili, ha scarseggiato. Anche i beni disponibili sono stati bloccati nei porti e in altri snodi di trasporto, dove la manodopera è stata scarsa. Inoltre, le catene di approvvigionamento sono state ulteriormente messe a dura prova dalla guerra tra Russia e Ucraina, che ha danneggiato in modo particolare le catene globali di approvvigionamento alimentare ed energetico. Tutto ciò si riflette in scorte esaurite, arretrati di ordini gonfiati, tempi di consegna dei fornitori allungati e posti di lavoro non coperti.

“Ok ci stai dicendo che l’inflazione è un cattivo ospite, ma perchè allora gli acquisti non accennano a rallentare?”

L'aumento dei prezzi pesa da mesi sul sentimento dei consumatori e delle imprese. Ma non ha impedito a nessuno di acquistare comunque. Perché i consumatori e le imprese possono permettersi di pagare. I consumatori hanno accumulato miliardi di risparmi in eccesso durante le prime fasi della pandemia e hanno anche ottenuto aumenti. Nel frattempo, l'economia sta creando centinaia di migliaia di posti di lavoro ogni mese, aumentando ulteriormente il potere di spesa dei consumatori. Inoltre, i consumatori hanno trascorso gran parte degli ultimi due anni rinchiusi nelle loro case, quindi sono molto desiderosi di uscire e fare qualcosa. Allo stesso modo, le imprese hanno accumulato molta liquidità. Hanno anche approfittato del contesto di bassi tassi di interesse per rifinanziare il loro debito a basso costo e ora i loro bilanci sono forti come non mai. Dato che molte imprese hanno registrato una domanda straordinaria e che molte di esse dispongono di liquidità extra, hanno ordinato tonnellate di attrezzature e hanno pagato per coprire milioni di posti di lavoro vacanti. Allo stesso tempo, hanno anche elargito aumenti per cercare di trattenere i dipendenti.



L’inflazione in Germania colpisce principalmente le imprese: +33.5% l’aumento dei prezzi alla produzione

contro il 7.4% scaricato sui consumatori (fonte Bloomberg)


Ed eccoci giunti al punto principale di cui ho già accennato nell’ultima lettera. Finché i dati economici sono tali da far sì che la domanda prema sull'offerta, questi sono in realtà negativi, in un certo senso, perché guidati dalla componente inflazionistica. Migliori sono i dati peggio è per l’economiaperchè non sono alimentati da consumi “solidi” a prezzi di mercato “equi” bensì dal gonfiamento dei prezzi. Ecco perchè mi sovviene il dubbio che i nostri cari amici banchieri centrali non siano stati così stupidi da dire continuamente che “non dobbiamo preoccuparci dell’inflazione perchè è un evento transitorio” bensì una scelta oculata di menti malate che cercano di scaricare politiche scellerate ultra-espansive sui cittadini. E il problema è sempre lo stesso: l’inflazione è la tassa dei poveri e non dovrebbero essere determinate categorie di popolazione a pagarne il prezzo. La legge del più forte non vige solo in natura, ahimè.

Dalla bolla dei tulipani a quella del legno (Wood)

Nell’ultima lettera ho dedicato una parte dell’esposizione ad un film capolavoro della finanza, “Wall Street, il denaro non dorme mai”. Vorrei tornarci solo per un attimo. Se avete visto questo film ricorderete sicuramente la scena in cui Gordon Gekko, nel suo appartamento, parla con il giovane Jacob Moore riguardo le bolle. Mentre paragonava la fragilità delle persone a quella delle bolle, ricordò la vicenda della prima bolla finanziaria della storia, la “febbre dei tulipani” del 1600.



Il grafico della bolla dei tulipani lo ritroviamo in tantissimi titoli sui mercati finanziari (fonte Google)


In Olanda tra il 1636 e il 1637 il prezzo dei tulipani raggiunse livelli altissimi, si poteva comprare, come si dice nel film, una bellissima casa sul canale di Amsterdam in cambio di un semplice bulbo di tulipano. Poi il mercato crollò e la gente perse tutto, i tulipani valevano pochissimo e gli investitori ci rimisero intere fortune. Questa storia è una delle assurdità più grandi della storia umana. Ma riavvolgiamo il nastro dall’inizio.

I bulbi di tulipani sono stati importati dalla Turchia in Olanda a fine 1500, diventando in breve tempo una merce per persone ricche. Tuttavia, in poco tempo i tulipani iniziarono a circolare in modo molto più ampio, le persone iniziarono a cercarli in modo insistente e iniziarono a coltivarli in luoghi segreti. Vennero dipinti addirittura su tele che andarono a ruba, rendendo ricchi molti pittori dell’epoca. Nacquero delle vere proprie sale aste, dove tulipani erano esposti in lunghe file. Le negoziazioni si basavano sul peso di ogni bulbo ma successivamente si iniziò ad emettere contratti per il raccolto dell’anno successivo. In un solo giorno, uno stesso tulipano poteva cambiare proprietario decine di volte.

Questa frenesia prese piede in modo impressionante. Alcuni bulbi furono scambiati addirittura per un valore completamente irrazionale. Un bulbo, della varietà Viceroy, venne scambiato per 2 forme (una forma è 4.000 libbre) di grano, 4 forme di segale, 4 buoi grassi, 8 suini grassi, 12 pecore grasse, 2 hogsheads (botte di legno da 140 galloni) di vino, 4 tonnellate di birra, 2 tonnellate di burro, 1.000 libbre di formaggio, 1 letto, 1 vestito e 1 calice d’argento. Un altro bulbo della varietà Semper Augustus, ottenne un prezzo di 6.000 fiorini. Il salario medio annuo in Olanda era di 150 fiorini.

Ad inizio 1637 la situazione si capovolse. La gente iniziò a vendere e i prezzi in poche settimane crollarono. Un bulbo di tulipano finì per costare solo un fiorino. Uno dei motivi per il quale il mercato crollò fu che ad inizio 1637 si diffuse una pestilenza e molti compratori non andarono più alle aste. La crisi che si generò ebbe ripercussioni per molti decenni a venire. Il misto di incertezza, irrazionalità ed euforia nella prima bolla documentata della storia sembra ormai un ricordo lontano. In realtà nei secoli successivi abbiamo visto diverse volte questi fenomeni e un giorno vi parlerò della storia di Charles Ponzi.

Ma adesso memorizzate il grafico dei tulipani e arriviamo ai giorni nostri.

Nel 2014, dopo che l'idea di Cathie Wood di creare fondi negoziati in borsa a gestione attiva basati sull'innovazione dirompente è stata ritenuta troppo rischiosa da AllianceBernstein, dove era chief investment officer delle strategie tematiche globali, ha lasciato la società e ha fondato Ark Invest. La società prende il nome dall'Arca dell'Alleanza. Wood, cristiana devota, stava leggendo la Bibbia di un anno al momento della fondazione.



Cathie Wood in uno dei suoi numerosi interventi in TV è poi diventata un meme vivente,

il motivo potete immaginarlo


ARK Invest si concentra sugli investimenti in tecnologie dirompenti, tra cui l'intelligenza artificiale, il sequenziamento del DNA, l'editing genetico CRISPR, la robotica, i veicoli elettrici, l'accumulo di energia, il fintech, la stampa 3D e la tecnologia blockchain. Ha anche investito in criptovalute. La società investe in titoli che prevede raddoppieranno il loro valore nell'arco di cinque anni. Dal 2014 al 2021, l'ARK Innovation ETF ha registrato un rendimento medio annuo del 39%, oltre tre volte il rendimento dell'S&P 500. Poiché i suoi fondi non possono detenere liquidità, l'azienda investe anche in numerosi titoli Big Tech che definisce "titoli di innovazione simili alla liquidità".

ARK pubblica le analisi, le transazioni e i portafogli attuali e apre al pubblico le sue analisi di ricerca. Oltre agli analisti finanziari, ARK impiega scienziati e informatici, ritenendo che possano valutare meglio l'impatto delle tecnologie dirompenti. La maggior parte degli analisti della società sono millennial senza precedenti esperienze a Wall Street.

Nell'ottobre 2014, la società ha lanciato i suoi primi quattro fondi ETF attivi. A questi se ne sono aggiunti altri due nel 2019 e nel 2021. La società gestisce anche tre fondi indicizzati. Non sto qui ad elencarvi tutti i nomi.

Nel novembre 2020, Resolute Investment Managers ha annunciato che avrebbe esercitato l'opzione per l'acquisizione di una quota di maggioranza della società. Tuttavia, nel dicembre 2020, Cathie Wood ha riacquistato l'opzione, mantenendo il controllo della società, pur continuando a utilizzare i servizi di distribuzione di Resolute. Nel dicembre 2020, l'Innovation ETF è diventato il più grande ETF a gestione attiva, con 17 miliardi di dollari di attività in gestione e un rendimento del 170% nel 2020. L'11 gennaio 2021, la società è diventata uno dei primi 10 emittenti di fondi negoziati in borsa. Ma ecco che arriviamo alla svolta cripto: nel giugno 2021, la società ha presentato domanda per la creazione di un ETF sul bitcoin con il ticker ARKB, in attesa dell'approvazione della SEC, che non aveva ancora approvato alcun ETF basato su questo asset.


 

Esplosione di ARKK dal 2019 fino al top di Gennaio 2021 e l’inizio del declino che lo riporta

sotto la media storica, così come i tulipani (fonte Bloomberg)



All’inizio del 2021 alcuni critici come James Grant e Jason Zweig avevano avvertito gli investitori a caccia di rendimenti, che la crescita di ARKK e degli ETF tematici in genere non erano in grado di sostenere le loro performance nel lungo periodo. In un anno ha bruciato trilioni di dollari e di fatto smontato l’ennesima bolla finanziaria.

Dai millennial investors al cambio di regime dell’azionario

La massa psicologica degli operatori spesso dimentica il vero scopo della finanza. I mercati finanziari sono fondamentali in qualsiasi società libera, perché consentono la flessibilità nella produzione e nella distribuzione. Senza la possibilità di prendere in prestito denaro, speculare e fallire, è molto difficile, se non impossibile, sistematizzare l'innovazione, eliminare le imprese vecchie e inefficienti o soddisfare i gusti dei consumatori. Tuttavia, la finanza dovrebbe essere una piccola parte dell'economia, perché la speculazione non ha un valore intrinseco. Le banche dovrebbero essere al servizio della produzione, fornendo capitali a imprese che alla fine genereranno reddito.

Negli ultimi mesi i prezzi delle attività sono scesi in tutti i mercati. Lo si può vedere in azioni, obbligazioni, immobili, materie prime e cripto-valute. Di solito questo comporta il taglio dei costi, l'assunzione di investimenti esterni e la concentrazione sulla redditività. La piccola e media impresa è ben preparata a queste situazioni, perché la redditività è il nome del gioco, in tempi buoni o cattivi. Le startup tecnologiche hanno un approccio diverso, che di solito consente loro di perdere denaro per un periodo di tempo prima di trovare l'adattamento del prodotto al mercato e la redditività.

Le aziende tecnologiche sono quindi quelle che avranno difficoltà nei prossimi mesi se non riusciranno ad accedere a nuovi investimenti. La raccolta di nuovi capitali durante una fase di ribasso del mercato può essere estremamente dolorosa. C'è una forte diluizione e condizioni sfavorevoli. I venture capitalist fanno i prezzi e i fondatori li accettano.



L’indice Nasdaq, rappresentativo delle 100 aziende tech più capitalizzate.

Cosa vi ricorda questo grafico?


Chiunque abbia prestato attenzione alle azioni ha notato una flessione piuttosto violenta negli ultimi sei mesi. Dai massimi raggiunti alla fine dello scorso anno, il NASDAQ è sceso di oltre un quarto, con le big tech in testa. Non si tratta solo di azioni, ma di un calo generalizzato in diversi settori, dalla tecnologia agli NFT, ai giganti dello streaming come Netflix, mentre le materie prime come il petrolio o il gasolio, che scarseggiano, resistono o salgono.

La cosa che rende gli operatori meno timorosi è il fatto che lo smontaggio di posizioni iniziato a fine 2021 è stata fatta sotto forma di una “demolizione controllata”. Questo dà speranza agli investitori abituati a comprare i ribassi (dip buyers) e che il gioco che va avanti da 20 anni possa continuare. Per assurdo, le migliori opportunità per i rialzi è quando crolli del 20-30% avvengono in un lasso di tempo molto stretto: l’efficienza del mercato, gli algoritmi di trading e la massa psicologica compra il ribasso per confermare lo schema consolidato del ritorno alla media. Ma questa volta potrebbe essere diverso. Quando i livelli tecnici vengono rispettati, consolidati e poi rotti, paradossalmente è il peggior segnale che potrebbero avere gli analisti tecnici. Il movimento è sano, accompagnato da volumi e coordinato. Non ci sono sbavature ed eccessi, soltanto rotazioni da asset ad altri e passaggio di mano del denaro.

Ricordate che in finanza nulla si distrugge, tutto si sposta.

L’indice tecnologico Nasdaq è quello che sta subendo e subirà le pene peggiori per la natura intrinseca del suo paniere che non distribuisce utili ma che crea aspettative di valore nel lungo periodo. Sia chiaro, nessuno e nemmeno io pensa che potremo fare a meno della tecnologia nel futuro e i tori torneranno a cavalcare questo mercato, ma un po’ di “ritorno sulla terra” farà solo che bene a tutto il settore. I millennial investors e tutti quelli inconsapevoli che hanno ricevuto denaro gratis durante la pandemia verranno spazzati via e saranno sostituiti da chi potrà allocare nuova liquidità in modo consapevole sui valori fondamentali di cash-flow delle aziende con bilanci seri. I cicli economici si ripetono dalla notte dei tempi e sarà così anche questa volta.



Il momentum sui titoli in crescita sta pericolosamente scivolando al ribasso, così come i tulipani, 

ARKK e Nasdaq (fonte Refinitiv)


A mio parere ci saranno molti rally da vendere. Un estate di dolore sul Nasdaq è possibile e con la chiusura della settimana scorsa siamo entrati ufficialmente in bear market. Tutto ci fa pensare che la bolla odierna è peggiore di quella del 2000 e che i titoli potrebbero almeno raddoppiare le perdite. Pensare di comprare i ribassi senza rischi come fino ad ora, è un gioco estremamente pericoloso. Mai come quest’anno è necessario avere un atteggiamento bidirezionale sui mercati finanziari: se siete cassettisti o investitori buy & hold (compra e dimentica), non è il vostro anno.

Calendario economico della settimana

Questa settimana sarà scarno di dati macro ma ci saranno spunti significativi, soprattutto da probabili speech che banchieri e personalità di spicco dell’alta finanza organizzeranno per spiegare le prossime mosse della BCE. Già in settimana il governatore della Banca D’Italia Visco e membro influente del board, ha parlato in termini certi dell’aumento dei tassi d’interesse anche in Europa.

La settimana si aprirà con l’indice IFO tedesco, fino ad alcuni anni fa davvero sentiment delle aziende. Martedì altri dati interessanti che vi consiglio di consultare nel calendario per poi arrivare al Mercoledì con il dato sul PIL tedesco e a mio parere il market mover della settimana, ovvero le minute (verbali) del FOMC della Federal Reserve che, se lette attentamente, potrebbero rivelare qualche spunto interessante in termini di retorica della Banca Centrale. Si chiude con Venerdì PIL degli Stati Uniti e altri dati di contorno che meritano un consulto.



Calendario Economico dal 23 al 27 Maggio 2022


Il cambio di regime per l’azionario globale è in atto. Le rotazioni di portafoglio iniziate a fine 2021 sono proseguite con la liquidazione totale degli asset, riallocando principalmente in materie prime e nell’obbligazionario. A mio parere ancora non abbiamo visto il fondo e potremo spingerci ad estate inoltrata prima di iniziare a valutare nuovamente scenari di risk-on. State liquidi e rimanete in difesa.


Al prossimo articolo!

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