MT8: Rivoluzione Digitale

 


Durante il periodo natalizio ho viaggiato per l’Europa continentale. Da buon Italiano ho portato con me una discreta somma di denaro contante. Il motivo è semplice: noi Italiani siamo previdenti e non vogliamo rima- nere vittima di un casuale imprevisto. Oltre ad essere attenti risparmiatori, calcoliamo i rischi come pochi altri. Un esempio è l'utilizzo della carta di credito che nel nostro paese si è diffusa una dozzina di anni fa, mentre negli Stati Uniti è un metodo di pagamento consolidato da almeno 30 anni. A noi non piace fare credito, a meno che non siamo costretti; siamo schietti e senza giri di parole (e di soldi): pane al pane vino al vino.

Portare con se del contante è una scelta saggia ma di questi tempi discutibile. Maneggiare del contante non è più ben visto. Le politiche fiscali internazionali stanno spingendo per la digitalizzazione del denaro, facendo si che il tracciamento delle tue operazioni sia in linea con l’andamento del tuo saldo bancario. Tutto perfetto per chi non ha scheletri nell’armadio, se non fosse che “i nostri dati siano al sicuro, non utilizzabili per altri scopi”. Vai a saperlo. Le esperienze degli ultimi anni (ad esempio Facebook aveva un accordo con lo Stato Americano per l’accesso e la raccolta dei dati personali, e altre situazioni poco trasparenti) non fanno presa- gire niente di buono. “Il dato”, inteso come informazione, oggi è il vero valore lì fuori. I nostri numeri compressi all’interno di uno scenario più grande danno un grosso vantaggio competitivo in termini di abitudini, spostamenti, partecipazione. 

Tracciare il nostro denaro è una forma di esercizio del potere. 

Ritornando al mio viaggio in giro per l’Europa, ho avuto modo di constatare, soprattutto nei luoghi di ristoro, la scritta “Card Only”. Gli esercenti sanno benissimo che nessuno è sprovvisto di una carta di credito o di debito e quindi hanno completamente abolito l’utilizzo del contante. In altri casi ho notato la possibilità di ottenere un “Save” (risparmio) nel caso utilizzassi la carta anziché del contante. Un chiaro modo per dirti “ehi amico, vogliamo i tuoi soldi, non le tue banconote”. 

I più ingenui potrebbero non capire tutto questo preambolo. L’ovvio è il progresso, quindi dov’è il problema? Non c’è alcun problema, solo un’altra limitazione alle libertà. Che sia meglio o peggio non starà a me dirlo, quel che è certo è che tra qualche anno saremo obbligati a pagare soltanto con carta la maggior parte dei servizi, svago e altre spese accessorie. L’esigenza di avere dei meccanismi di pagamenti efficienti in tutto il mondo non deve necessariamente cozzare con la volontà di direzionare il flusso verso i pagamenti digitali. 

La banconota ha ancora una sua forma di libertà. 

Analisi recenti indicano che all’inizio della pandemia i consumatori, specialmente quelli con basso reddito, hanno ridotto gli acquisti di beni e servizi e aumentato le scorte di attività finanziarie liquide; ciò ha alimentato la domanda di contante, che rappresenta l’attività finanziaria in assoluto più liquida e quindi, per la sua stessa natura, maggiormente adatta a soddisfare la preferenza per la liquidità espressa dai cittadini.


Ragioni principali del mutamento delle abitudini di pagamento negli ultimi anni (fonte BCE) 

Anche l’uso delle banconote nel periodo pre-covid conferma l’importanza del contante come riserva di valore, oltre che come mezzo di pagamento. Secondo stime recenti, prima della pandemia solo il 20% dell’importo complessivo delle banconote in euro viene utilizzato per effettuare pagamenti nell’area dell’euro. La quota di gran lunga prevalente, pari a circa 1.000 miliardi di euro, sarebbe infatti detenuta come riserva di valore e utilizzata solo sporadicamente per effettuare pagamenti o farebbe capo a soggetti residenti al di fuori dell’area dell’euro. La funzione di riserva di valore ha quindi presumibilmente contribuito a sostenere la domanda di banconote anche in una fase di forte aumento dei pagamenti digitali. 

La domanda di contante è inoltre alimentata dalle peculiari caratteristiche delle banconote. Essendo prive di costi, le banconote rappresentano talora l’unico modo per garantire l’inclusione finanziaria di ampi strati della popolazione: ad esempio, nell’area dell’euro vi sono 13,5 milioni di adulti privi di un conto bancario, che effettuano quasi esclusivamente pagamenti in contante. Le banconote consentono inoltre a quasi tutte le persone, comprese quelle in età avanzata o con disabilità visive o di altra natura, di verificare l’autenticità del denaro che stanno utilizzando. Il contante svolge un ruolo fondamentale anche nell’educazione finanziaria, in quanto i ragazzi di età inferiore a 15 anni usano banconote e monete per i loro piccoli acquisti quotidiani. 

L’evidenza empirica indica che la carenza di contante danneggerebbe sia i commercianti sia i consumatori, soprattutto quelli con basso reddito. Difficoltà emergerebbero in particolare per i segmenti della popolazione, quali gli anziani o le persone con un minore livello di istruzione, che preferiscono il contante ad altri mezzi di pagamento. Secondo analisi recenti, una scarsità di banconote genererebbe per la collettività costi di gran lunga superiori ai benefici che deriverebbero dal possibile contenimento delle attività illecite connesse l’utilizzo di contante. 

Il contante rappresenta inoltre lo strumento più indicato per garantire la privacy nei pagamenti, un elemento cui i consumatori attribuiscono una importanza fondamentale. Con l’espansione dell’economia digitale i cittadini nutrono infatti timori crescenti sulla raccolta e sull’utilizzo dei propri dati. Infine, le banconote in euro rappresentano il segno più tangibile, il simbolo dell’integrazione europea. 



La pressione dell’inflazione tedesca si intensifica: I prezzi di vendita nel commercio all'ingrosso sono aumentati del 22,6% su base annua. Questo è stato il tasso di variazione annuale più alto dal 1962. (fonte Bloomberg) 

Tutto lascia pensare però che andremo verso una digitalizzazione dei pagamenti ancora più estrema e meno opzionabile. Contestualizzato questo concetto nel quadro attuale potrebbe essere un bene, se consideriamo il contante come una passività. Con un inflazione reale sopra il 10% e quella industriale tedesca sul record assoluto dei 22.6%, è difficile se non stupido avere in mano del contante o soldi fermi sul conto corrente (cash, liquido in cassa). Una perdita del potere di acquisto del 10% è qualcosa di inaccettabile che va a sommarsi alla perdita di libertà della modalità di pagamento, allora cosa fare? 

Il contante del futuro 

La moneta unica europea, l’euro, nacque il 1° gennaio 1999. Nei tre anni successivi, tuttavia, rimase una valuta “virtuale”, utilizzata principalmente dalle banche e dai mercati finanziari. Per gran parte della popolazione diventò “reale”, visibile e tangibile, soltanto il 1° gennaio 2002. In questa data infatti furono immesse in circolazione le banconote e le monete in euro, che sono oggi una realtà quotidiana per oltre 300 milioni di cittadini europei. L’introduzione della nuova valuta in dodici paesi europei, al pari dell’istituzione della moneta stessa, ha rappresentato un evento storico, che ha richiesto anni di accurata programmazione e meticolosi preparativi. 

Dopo anni di boom finanziario che fecero salire la valutazione dell'euro/dollaro sopra 1,60 euro, stiamo tornando al punto di partenza per una serie di motivazioni cicliche e strutturali dell’Europea inteso come territorio, rispetto a quello storico e difensivo del dollaro (bene rifugio). E’ vero anche che dietro ad una valuta esistono, in termini di vantaggio, le logiche di import/export di materie prime e prodotti finiti: l’Europa a causa della conformazione del territorio importa il 90% delle materie prime necessarie alla popolazione ed esporta principalmente verso mercati quotati in dollari. Detenere Euro non è considerato dagli investitori la scelta migliore (risk-on) e tendenzialmente si apprezza soltanto nei mercati rialzisti di lungo periodo (vedi dal 2002 al 2008 pre-Lehman Brothers). 


 Il grafico del cambio Euro/Dollaro oggi quotato a 1,08

Acquistare oro fisico è stata la moda di un paio di anni fa, e fortunatamente finita soprattutto perchè sono state scoperte un’innumerevole quantità di truffe con annessa vendita di pezzi di metallo bagnati in un liquido giallo. Allora qual è la soluzione? Questo articolo è un inno al Bitcoin?

Assolutamente no! Tant’è che la Banca Centrale Europea sta pensando alla digitalizzazione dell’Euro, cosa assolutamente buona e giusta. 

L’euro digitale sarebbe come le banconote, ma in forma digitale: una moneta elettronica emessa dall’Eurosistema (la BCE e le banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro) accessibile a tutti, cittadini e imprese. Un euro digitale affiancherebbe il contante senza sostituirlo. L’Eurosistema continuerà ad assicurare a tutti i cittadini dell’area dell’euro accesso al contante. Un euro digitale amplierebbe la scelta su come pagare e renderebbe più facile farlo, contribuendo all’accessibilità e all’inclusione.

In un ambiente iper-inflazionato è necessario l'uso di una valuta digitale con una fornitura fissa. Le cripto-valute in particolare Bitcoin, sono sicuramente un buon investimento, soprattutto durante i cosidetti “dip” (affondi).

C’è da ricordare che l’85-90% dei traders e investitori di cripto-valute (così come quelli dei mercati finanziari) perde costantemente soldi. I motivi sono i soliti, riconducibili alla leva finanziaria, all’eccessiva volatilità conseguente all’esposizione a mercato e al fatto che il 99% delle cripto-valute falliscono costantemente il loro obiettivo di diventare valuta fiat o si rivelano delle truffe clamorose. 

Qualsiasi investitore che abbia un ottica di lungo periodo deve allocare una piccola parte di portafoglio in valute digitali. Alcuni anni fa ero molto scettico su questo e non sono mai stato un evangelista del mondo cripto. Non essendo esperto ho preferito far maturare il mercato e aspettare un consolidamento dell’infrastruttura (che ancora non ha del tutto): adesso valuto questo mercato con occhi diversi, dedicandoci la giusta attenzione. Quando non ci si arriva con l’intuito puoi arrivarci con lo studio: le valute digitali sono un mondo con un enorme potenziale. 

Probabile che in futuro non torneremo a transare per beni e servizi in poche forme di valuta fisica. Le transazioni digitali sono semplicemente troppo comode e saranno utilizzate senza soluzione di continuità. La struttura della blockchain darà enorme vantaggio all’industria digitale di proteggere il copyright, dare accesso ad eventi esclusivi e inclusivi, strutturare il protocollo di identità digitale in modo più snello rispetto allo SPID (chi ha avuto modo di utilizzarlo avrà notato la farraginosità del sistema), e altri utilizzi da quelli più ludici a quelli più essenziali. 

In ottica di investimento può essere utile andare a ricercare valore in quelle aziende innovatrici e che hanno un occhio di riguardo alla digitalizzazione. Enormi liquidità stanno entrando in questi mercati e gli investitori stanno concentrando i loro sforzi nello scovare gemme che potranno garantire un rendimento a 3/4 cifre: l’obiettivo è trovare la nuova Google del futuro. 

Il curioso caso della Banca del Giappone 

Giovedì scorso la Banca Centrale Europea ha dato luogo al meeting di Aprile dove la governatrice Lagarde ha calcato il tono da falco su alcuni temi molto interessanti per i mercati finanziari:

  • l’agenda di riduzione del programma di acquisto è stata confermata, così come la cessazione nel corso del terzo trimestre del 2022;
  • Un eventuale rialzo dei tassi avverrà “qualche tempo dopo” la fine degli acquisti;
  • Nel caso di ulteriori rischi di frammentazione derivanti dal Covid, il reinvestimento del portafoglio può essere effettuato in maniera flessibile.

Nella conferenza la Lagarde inoltre ha precisato che restano flessibili e rapidi nell’adeguare il programma di acquisti, ma non c’è alcuno strumento specifico allo studio. Dovesse servire, verrà approntato in tempi rapidi. L’Europa è in una situazione completamente diversa dagli USA e richiede quindi una posizione monetaria diversa, e che loro non si faranno influenzare dalla FED. In generale un outcome più dovish delle attese, anche se l’assenza del meccanismo per contenere le fiammate dei rendimenti ha impattato sui bonds Euro, molto sotto pressione in questo periodo. 

Al contrario della BCE e della FED che mantengono un atteggiamento interventista, la BOJ (Banca Centrale del Giappone) sembra vivere una luna di miele interminabile. L’incremento di acquisti di asset sotto le forme più disparate ma che sostengono direttamente il mercato (acquisto ETF di titoli azionari) è una pillola per l’econo- mia che in questa fase non sta subendo in alcun modo l’onda inflazionistica ma che nel lungo periodo danneg- gerà sicuramente la popolazione che già soffre di crescita demografica zero e di conseguente diminuzione dell’impulso del credito. Tassi bassi a lungo temine e pompaggio di liquidità dentro il sistema: questo è il gioco che per il momento sembra funzionare. Quello della BOJ è sicuramente il più grande esperimento monetario della storia. 



Le politiche da colomba della BOJ, in contrasto con il trend generale da falco (diminuzione della liquidità) delle banche centrali mondiali. Il bilancio della BoJ ora è pari al 136% del PIL giapponese. (fonte Bloomberg) 

Nel frattempo lo Yen si è deprezzato del 10% rispetto alle altre valute dei mercati sviluppati nell'ultimo mese. La Banca del Giappone ha difeso incessantemente il limite di rendimento di 25 punti base sui titoli di stato nazionali a 10 anni, segnalando così che la sua posizione di politica monetaria non si muoverà molto (o per niente) verso il lato falco - in netto contrasto con tutti i suoi colleghi della Banca centrale. Mentre i differenziali dei tassi di interesse continuano ad aumentare (tassi più alti in EUR, USD ecc. contro quelli invariati del Giappone), lo Yen continua a deprezzarsi. 

Calendario economico della settimana 

La settimana che ci siamo lasciati alle spalle sono usciti i CPI Statunitensi (in italiano IPC, ovvero indice dei prezzi al consumo) i più alti degli ultimi 40 anni. In particolare gli aumenti hanno riguardato la Benzina: +48,0%, Auto usate: +35,3%, Utenze gas: +21,6%, Carni/Pesce/Uova: +13,7%, Nuove auto: +12,5%, Elettricità: +11,1%, Cibo a casa: +10%, Trasporti +8,5%, Ristoranti +7,7%, Abbigliamento +6,9%, Beni rifugio: +5,0%. Un andamento insostenibile per la classe media americana, soprattutto se ad aumentare sono i beni di prima necessità. 

Nella prossima settimana con i mercati Europei chiusi per il Lunedì di Pasquetta, il primo dato importante della settimana è il PIL cinese, per quanto i dati cinesi possano essere utili e attendibili (vi ricordo che la Cina dopo lo scoppio della pandemia dichiara zero morti in due anni). Passiamo poi direttamente al giovedì con l’IPC (indice dei prezzi al consumo, ossia il dato sull’inflazione al momento al 7.5%) in Europa molto importante per le scelte di politica monetaria per i prossimi mesi. In serata i discorsi dei presidenti delle Banche Centrali del Regno Unito degli Stati Uniti ed Europa. Si chiuderà la settimana con l’Indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero negli Stati Uniti. 


Il calendario economico della settimana: Banche Centrali molto attive sul lato comunicativo.

Vorrà dire qualcosa questo? 

Da notare gli innumerevoli discorsi che terranno i banchieri centrali con Lagarde che parlerà anche in chiusura di settimana, segnale che c’è qualcosa su cui vogliono mettere bocca e rassicurare i mercati finanziari. Vedremo se le parole basteranno per frenare questa spirale inflazionistica in cui siamo incappati: il vortice che ci condurrà alla recessione tecnica è delineato e abbiamo necessità di interventi chiari e concreti con stimoli seri e duraturi nell’economia. Le politiche assistenzialiste che ci hanno salvato durante la pandemia, adesso vanno trasformate in interventi strutturali per le sfide del futuro che ci attendono. Meno parole, più fatti.

Al prossimo articolo!

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